Cronache di uno Studente Fuori Sede ESPERIMENTI LETTERARI

Cronache di uno Studente Fuori Sede – Capitolo 2: la nuova casa e la milf

Scritto da Rorschach

Cronache di uno studente fuorisede è, fra le altre cose, un esperimento narrativo. La scrittura non è lineare, le frasi sottolineate indicano i pensieri che mi son balenati in testa, quelle in grassetto sono relative alla mia parte razionale e quelle in corsivo alla mia parte emotiva. Il risultato potrebbe sembrare strano e un po’ schizofrenico. Beh, lo è.

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CAPITOLO 2 – La nuova casa e la milf

Dopo le mirabolanti avventure trascorse per cercare una degna sistemazione (raccontate nelle puntate passate) finalmente trovo quella che fa per me: non è troppo grande né troppo piccola. Il salone ha una grande credenza che copre tutta la parete, al centro è disposto un tavolo in legno per otto persone, sul lato opposto alla credenza c’è un’enorme porta-finestra che funge da parete e un vecchio divano anni novanta per quattro persone conclude l’arredamento. La cucina è stata appena ristrutturata, anche se il tavolo al centro dimezza lo spazio a disposizione.

I miei lettori si staranno ora chiedendo: “Perché fra tutte le sistemazioni meravigliose che ci hai descritto nelle scorse puntate hai scelto proprio questa?”
“Perché questa casa non è una merda e quando l’ho visitata non aveva psicopatici al suo interno” immagino sia la risposta.

Beh non aveva psicopatici perché non si era ancora trasferito nessuno.”
Come se uno che scrive triplicando i suoi pensieri in voci diverse e indipendenti sia una persona normale.”
Hey, a me quest’idea piace.”
E ci credo, gliel’hai suggerita tu.”

Sta di fatto che la zona è servitissima ed è in una zona sicura, che tradotto in Padovano è: “Lontano da Arcella e dalla stazione.”
Arrivo verso l’ora di pranzo con mio padre e iniziamo a scaricare la macchina dai bagagli. Afferro due valigie e inizio a salire le scale mentre sento provenire dall’appartamento acute grida e risate femminili.

Potrebbe essere una cosa orribile o meravigliosa.”

Entro nell’ingresso e vedo due ragazze che ridono in cucina: Paula e Caryl.
Paula e Caryl sono due ragazze inglesi in erasmus, venute qua per scrivere la loro tesi in biologia.

Paula è molto magra, alta circa 1.65m, capelli lisci castano chiaro lunghi fino alle spalle, occhi verdi chiari e lunghe sopracciglia. Quando sorride le labbra sollevano dolcemente gli zigomi socchiudendole appena gli occhi e mostrando bei denti bianchi. Sebbene sia magra i fianchi sinuosi mettono in evidenza le curve e il fisico tonico, la sua pelle è eburnea e persino alla vista sembra tremendamente morbida. Profuma di lavanda con leggeri tocchi di miele.
Caryl è un po’ più alta e robusta di Paula, ma ha comunque un fisico asciutto. Il viso è delicato e dolce. Due piccole fossette si affacciano timide sulle guance quando sorride, lentiggini rosa chiaro le abbracciano il naso e gli zigomi, capelli castano scuro le scendono sul collo e le sue labbra sono di un rosa intenso. Ha grandi occhi verdi con meravigliose striature color oro che affiorano sotto la luce del sole al tramonto. Profuma di gelsomino con un sottile aroma di fondo agli agrumi.

Ci stiamo innamorando?”
Decisamente.”
Di chi?”
Ha davvero importanza?”
Credo di no.”

La mia visione incantata persa nei loro sorrisi durante le presentazioni iniziali viene interrotta da uno stridulo acuto proveniente alle mie spalle:
“BeEeeeEnvenuUuUutOOooOohh!!”

È un’altra ragazza, corporatura decisamente robusta, occhi neri e piccoli, capelli corvini raccolti a cipolla sulla testa con un elastico, indossa un pigiama bianco e rosa e si avvicina ancheggiando più o meno vistosamente e/o involontariamente. Avete presente quei culi abbastanza grossi da oscillare su e giù da soli, ma abbastanza piccoli da entrare in una poltrona di autobus? Ecco, aggiungete giusto due fette di prosciutto al lato ed è fatta.
Si avvicina e mi abbraccia dandomi il benvenuto, posso osservarla meglio. Ha le labbra sottili e i capelli leggermente sudati, ha una bruna carnagione mediterranea e le basette le danno un’aria molto virile. Odora leggermente di sudore e frittura.

Questo miracolo della femminilità si chiama Daniela.
Daniela è una ragazza del sud Italia, lavora come infermiera a Padova e sarà il mio incubo per i successivi quattro mesi.

Svuoto la macchina con mio padre e finisco di mettere tutto a posto: cambio la disposizione del letto, metto le lenzuola, svuoto i cartoni e le valigie dai vestiti e occupo i miei spazi in cucina con barattoli e altra roba comprata mezzora prima al supermercato.
Tutto questo trasloco porta via un casino di tempo e senza accorgercene si fanno le 8 di sera.
Mio padre prenota una pizzeria a qualche isolato di distanza e iniziamo ad incamminarci per strada affamati.

Arriviamo dopo qualche minuto e ci sediamo al nostro tavolo alle 8 e mezza. La serata va avanti tranquilla senza svolte di alcun tipo, quando, non appena mi arriva la pizza, accade.
Un branco di bellissime persone con la vagina entra nel locale ridendo, scambiandosi abbracci, saluti e battute. Saranno una ventina, età stimata 35-40 anni. Allungo l’orecchio e provo ad ascoltare.

Mi sembra di aver capito che è una specie di rimpatriata.”
Del liceo, università?
No so, c’è troppo casino.”

Questa mandria di milf si addentra nel locale e, camminando, passano accanto al nostro tavolo investendomi con una densa ondata di balsamo, profumi e feromoni femminili. Entrano in una saletta riservata e si siedono al loro tavolo.

Merda, la visuale non è buona, riusciamo a vederne solo una seduta vicino all’angolo e la spalla di un’altra.”
Oww… Peccato.”
Beh almeno possiamo vederne una. Com’è?”

Il mio sguardo si posa su di lei mentre infilo la prima fetta di pizza in bocca. Indossa un lungo vestitino di lana che le scende sui fianchi e la avvolge aderente sul fondoschiena, scendendo ancora un po’ sulle gambe. Tutte le sue forme sono foderate da questo morbido tubicino aderente. Ha capelli biondi stirati, lunghi fino alle orecchie, labbra rosse e carnose e un po’ di fondotinta per coprire le poche rughe che ha. Mentre si siede il vestitino si solleva sulle cosce mostrando le autoreggenti.

Metà fetta di pizza mi resta in bocca e la salsa bollente mi cola sul mento mentre resto a fissarla pietrificato.

Un po’ per la curiosità nel guardarsi intorno un po’ nel sentire me che inizio vistosamente a schiumare e grugnire, sta di fatto che si volta e mi guarda. Resta lì a fissarmi stupita mentre io ho ancora lo sguardo su di lei, lo alzo solo dopo qualche secondo, incrociando i suoi occhi.

I miei occhi dicono tutto.

Non vale neanche la pena di far finta di star guardando altro. Ci ha beccati troppo in flagrante. Troppo.”
SÌ! TI STAVAMO GUARDANDO LE TETTE!! E quindi?!? Eh? EH?!?

Il suo viso mi risponde in modo inaspettato: accenna un provocante mezzo sorriso abbassando leggermente le palpebre sugli occhi, incrocia le braccia e le porta sotto il seno, sollevandolo.

…*gulp*…
Oh Dio…”
WANNA MOOOAR!!”

Rimango lì a fissarla mentre continuo a mangiare senza staccarle gli occhi di dosso.

Ma quanto siamo maschio-medio in questo momento?”
Sta zitto, credo di aver intravisto il profilo di un capezzolino.”
Devi annullarci così tanto per un semplice capezzolino!?! Con tutti quelli che esistono e che abbiamo visto?”
Taci. Qua è diverso: c’è il vedo/non-vedo, il vestitino aderente di lana, il suo sorriso provocante e il fatto che ha appena accavallato le gambe…”

“…Per non parlare che sembra appena uscita da un film della Brazzers. E non mi sembra proprio un dettaglino.”

Finiamo di mangiare la pizza mentre provo a biascicare dialoghi a mezze parole con mio padre. Chiediamo il conto e, a malincuore, mi alzo per uscire dal locale. Mentre mi infilo la giacca le do un ultimo sguardo. La bionda è lì, mi fissa sorridendo e gira il volto verso di me posando un gomito sul tavolo e appoggiando lo zigomo contro il palmo della mano. Schiude leggermente le labbra in un piccolo cerchio e inizia ad accarezzare l’interno della guancia con la lingua, premendola dall’interno.

 

 

 

 

 

 

 

 

C-che facciamo?”

Mio padre mi chiama dalla porta del locale: “Anon? Beh? Che aspetti, andiamo?”
Distendo le labbra in una smorfia impassibile mentre provo a rispondere alla domanda che mi ero fatto.

200_s

 

Andiamo e saltiamole addosso, davanti a tutti.”
Andiamo a casa e tagliamoci il cazzo. Sono stanco di soffrire così.

Torno a casa ancora totalmente confuso sull’accaduto.
Dovrei essere felice? Dovrei essere triste? Non so.
Nel dubbio vado a fumare sul balcone e mi metto a letto.

Inizia così la mia avventura Padovana.

E il buongiorno si vede dal mattino.

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Clicca qui per il capitolo 3: inizia la saga di Daniela

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[Articolo originariamente postato su Cheesusfried.com QUA]

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Rorschach

Studente di ingegneria, lettore di fumetti, bassista occasionale, amministratore e scrittore sconclusionato.
Non credo nelle descrizioni da blogger e quello che leggo su internet, non dovreste farlo neanche voi. Forse. Chissà. Meh. Fanculo.