“Cronache di uno studente fuorisede” è, fra le altre cose, un esperimento narrativo. La scrittura non è lineare, le frasi sottolineate indicano i pensieri che mi son balenati in testa, quelle in grassetto sono relative alla mia parte razionale e quelle in corsivo alla mia parte emotiva. Il risultato potrebbe sembrare strano e un po’ schizofrenico. Beh, lo è.
Riassunto delle puntate precedenti: ho visitato l’accampamento Rom, la casa dell’amante della natura, l’appartamento moderno (per gli altri) e la casa dei medici, che poi si è rivelata quella dei dildo. Trovate la prima parte QUI e la seconda parte QUI.
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Casa #5: l’appartamento in zona Forcellini
Arrivo in zona con 5 minuti d’anticipo, controllo ancora che l’indirizzo sia giusto ed aspetto sotto il portone.
“Anche se siamo in anticipo potremmo provare a citofon-”
“NO.”
Attendo i cinque minuti, ne faccio passare altri due e poi citofono.
“Sì, chi è?”
“Ciao, sono Anon, sono venuto a vedere la stanza!”
“Ah sì, sì, sali. Quinto piano.”
“QUINTO?”
“Dai, ci sarà un ascensore.”
Entro e nell’ingresso del condominio c’è solo una enorme rampa di scale, delle ragnatele agli angoli, una luce al neon intermittente e, ovviamente, nessun ascensore.
Inizio a salire gradino dopo gradino fino ad arrivare all’ultimo piano sudato come un mollusco.
Ad aspettarmi ci sono quattro studenti. Due ragazze e due ragazzi.
Una di loro è alta un metro e sessanta circa, capelli ricci lunghi castani, occhiali con montatura spessa, camicetta a quadretti azzurri e bianchi e un enorme bel foruncolo bianco in mezzo alla scollatura, pronto per essere schiacciato ed esplodere.
“NON GUARDARLO.”
“Sai che lo faremo.”
L’altra ragazza è alta. Molto. Un cavallo dal viso ovale, sorriso largo e un quantitativo di bracciali al polso che farebbe invidia ad un marocchino sulla spiaggia.
“Dici che proverà a vendercene qualcuno facendo finta di regalarcelo all’inizio?”
Uno dei due ragazzi è praticamente un comodino: è il più basso di tutti con spalle larghe, testa relativamente piccola, petto e braccia iperpompate e gambe sottilissime.
“Everyday is upper body day!”
L’altro ragazzo è alto all’incirca quanto me, polo verde e jeans un po’ strappati. Sembra un tipo normale.
Mi fanno vedere la casa: l’appartamento è enorme con un grandissimo open space che accoglie due divani, una vecchia tv a tubo catodico, un tavolo per sei persone e una cucina non troppo vecchia messa in un angolo. La casa è caldissima: siamo a marzo e si muore di sudore. Il soffitto lascia intravedere non poche infiltrazioni e l’intonaco è lì lì per iniziare a staccarsi.
Mi accompagnano a farmi vedere la camera: aprono la porta e davanti a me si erge un campo rom perfetto.
Un ragazzo in canottiera e mutande sta giocando alla PSP disteso su un sacco a pelo messo a terra, solleva appena lo sguardo per vedere chi è e lo riabbassa subito ignorando la nostra esistenza. Il letto è pieno di bibite da fast food, prodotti per la palestra e un acquario acceso è messo su un comodino a prendere polvere.
Il pavimento è ricoperto di macchie di olio, scatole di hamburger e una confezione mezza aperta di wurstel. Il soffitto e le pareti sono totalmente ricoperte da aloni di umidità e l’angolo vicino alla finestra ha un enorme macchia di muffa verde e gialla. È davvero enorme. Sembra un ecosistema a parte. L’odore di sudore, umidità e spore è fortissimo.
Gli unici che sembrano viver bene in quella camera sono i pesci.
“Anche la muffa mi sembra rigogliosa.”
“Ragazzi quindi insomma… Sarebbe questa?”
Mi risponde Sarah Jessica Parker: “Sì, lui è spagnolo, se ne andrà tra qualche settimana, dopodiché la camera sarà libera.”
“E si porta via anche la muffa?”
Interviene Normaderm: “Beh, ma non è stata colpa sua, è la camera che è proprio la più calda dell’appartamento.”
PoloVerde si morde un labbro, abbassa lo sguardo e scuote leggermente la testa.
“Buono a sapersi… Ma sapete perché dorme in un sacco a pelo messo a terra?”
Si fa avanti Comodino: “È un tipo un po’ strano, un viaggiatore. E dice che il letto è troppo scomodo.”
PoloVerde trattiene una mezza bestemmia fra i denti.
“Se CapitanUnto dice che è scomodo vuol dire che è DAVVERO scomodo.”
“Ragazzi siete stati gentilissimi a farmi vedere tutto, potrei parlare un secondo con PoloVerde in privato?”
Si guardano fra loro interdetti e pure PoloVerde pare confuso. Alla fine accettano e resto da solo con il tizio meno idiota di tutti.
“Allora. Vorrei giusto avere delle conferme di quel che ho capito.”
“Okay, dimmi tutto.”
“L’appartamento è al quinto piano, l’ultimo di un condominio senza ascensore.”
“Esatto.”
“L’esposizione della casa la rende calda e non ci sono dei condizionatori: d’estate immagino che sia un inferno. E se aprite le finestre venite divorati dalle zanzare.”
“…Beh verame-”
“Hey. Sì o no?”
“Sì.”
“In cucina ho visto cataste di fuscelli d’acqua da sei bottiglie l’uno. L’acqua del rubinetto fa schifo?”
“…”
“Lo prendo per un “sì”. E per concludere la camera è praticamente un miracolo termodinamico: un pezzetto di giungla del Borneo è qua a Padova.”
Sospira chiudendo le palpebre e abbassando le spalle. Ha capito dove voglio arrivare.
“Rispondimi sinceramente. Tu verresti qua o cercheresti altrove?”
Riapre gli occhi e mi tende la mano: “In bocca al lupo.”
Gli stringo la mano e ritorniamo all’ingresso dove gli altri aspettano curiosi.
PoloVerde mi apre la porta e io saluto gli altri ringraziandoli della gentilezza. Mentre scendo le scale sento Sarah Jessica Parker che chiede: “Beh allora? Che succede?”
Un urlo scuote tutto il condominio: “SUCCEDE CHE ‘STA CASA È NAMMER-” interrotto sul più bello dalla chiusura della porta.
“Peccato, loro non sembravano male.”
“Abbiamo ancora un’ultima casa da vedere.”
Casa #6: Civil War
Arrivo all’ultima villetta con qualche minuto di ritardo: ho dovuto prendere un autobus per arrivarci e percorrere un centinaio di metri a piedi. Arrivo al citofono e, per l’ultima volta della giornata, suono.
Una voce femminile esplode dal ricevitore.
“-ANCULO!! SE TI DICO DI LAVARE I PIATTI LO DEVI FARE!… Sì?”
“…Saaaalve, sarei Anon, dovrei vedere la stanza… Avevamo un appuntamento per oggi.”
“ECCO HAI VISTO CHE È ARRIVATO? PORCA PUTTANA METTI A POSTO!! Sì, sì, prego Anon… Accomodati.”
“Senti anche tu un brivido gelido che risale la schiena?”
“Sì. Questa sarà divertente.”
Entro nel cortile, ci sono almeno cinque porte che si affacciano su di esso, decido di seguire le grida e vado verso tre gradini in cotto che danno su un pianerottolo dove c’è una porta leggermente socchiusa. La spingo leggermente con le dita e mi sporgo dentro con la testa.
“C’è.. C’è nessuno?”
“E QUANTE CAZZO DI VOLTE TI HO DETTO DI NON USARE IL MIO DENTIFRICIO?”
“VAFFANCULO TU MI FOTTI IL SAPONE PER LA BIANCHERIA!!”
“NON SONO IO! QUELLO È MARCO!”
“HEY CHE CAZZO VOLETE ORA DA ME? IO NON FREGO IL SAPONE A NESSUNO… Al massimo la schiuma da barba di Paolo…”
“ALLORA SEI TU CHE MI FOTTI LA SCHIUMA?!?”
“Chi è che doveva lavare a terra oggi?!?”
“Dai Pà non rompere i coglioni che non hai un cazzo di barba. E poi quanto cazzo sei coglione? Siamo solo due ragazzi, grazie al cazzo che sono io a usarla, imbecille ritardato.”
“DIO ***** IO HO FATTO LE PULIZIE LA SETTIMANA SCORSA E CONTINUO A RACCOGLIERE LE CICCHE CHE BUTTATE SOTTO IL TAVOLO, MANNAGGIA ALLA ******* PU*****!!!”
“NON. TI. DEVI. PERMETTERE. DI. USARE. LA! MIA! SCHIUMA!!!”
“Senti toccava a me fare le pulizie, ma stavo studiando e non ho avuto tempo.”
“Ma cosa cazzo gridi? È solo un po’ di schiuma! Piuttosto se sei tu che cicca a terra, beh, hai rotto i coglioni. Se ti becco ti prendo a pizze ‘n faccia.”
“STUDIANDO UN CAZZO! TI SEI CHIUSA IN BAGNO PER SEI ORE!”
“Ah sì, ora devi prendere a pizze in faccia me? Provaci e ti gonfio in un modo che tu mamma non te riconoscerà manco cor passaporto.”
“Qua stanno per ammazzarsi tutti.”
“Sento che è già casa mia.”
“Meglio alzare la voce.”
“HEY RAGAZZI!!”
Li interrompo proprio mentre le due ragazze si mandano a quel paese e quel che dovrebbe essere Marco sta afferrando quel che dovrebbe essere Paolo per le spalle pronto a sbatterlo al muro.
Tutti si girano simultaneamente e mi guardano.
Sorridono subito, provano a ricomporsi e si avvicinano verso di me con sguardi di finta serenità.
La battaglia sembra essere conclusa, ma la guerra va avanti silenziosa.
Mentre una ragazza si avvicina spegne la sigaretta sulla mano dell’altra che bestemmia in silenzio e la guarda con tutto il lato oscuro della forza. Paolo si stacca da Marco e mentre avanza con fare scherzoso tira un pugno “amichevole” ai reni dell’altro: “Stavamo solo scherzando, qua è sempre così! Entra pure!”
Marco gira la testa mentre si massaggia la schiena e contrae la mascella fino a farla tremare socchiudendo gli occhi come una vipera.
“Tutto questo è bellissimo.”
“Può darsi. Ma considera che siamo qua, fra le altre cose, anche per studiare. In un posto del genere sarebbe impossibile.”
“La stiamo già escludendo?”
“Decisamente.”
“E quindi che facciamo ora?”
“Lascia fare a me, divertiamoci.”
I coinquilini si presentano: i due ragazzi, come confermato dalla rissa che stava per scatenarsi, si chiamano Marco e Paolo mentre le due ragazze Luisa e Angela. Non c’è secondo che passa che i quattro non si scambino occhiate velenose a vicenda.
Mi fanno vedere la camera: né troppo grande né troppo piccola, una scrivania decente, due sedie, un armadio e pavimento in legno.
“Peccato che la casa sia abitata dai cavalieri dell’Apocalisse, non sarebbe stata male.”
Mi portano in cucina e vedo cataste di piatti da lavare incrostati nel lavandino, una grande credenza a più ripiani ospita una serie di prodotti alimentari vari e sul tavolo tre posacenere sono pieni fino all’orlo.
Ad un certo punto Marco, Paolo e Luisa si mettono a litigare. Così, dal nulla.
Angela si volta dandogli un’occhiataccia e si spostano in salone, lontano da noi.
Parlo con Angela, mi servono delle informazioni.
In casa ci sono dei turni e, secondo quel che dice lei, questa settimana Luisa deve buttare la spazzatura, Marco deve fare i piatti, lei deve lavare a terra e Paolo ha la settimana libera. In cucina ognuno di loro ha un determinato ripiano per metterci le robe e il mio, eventualmente, sarà quello in basso. Mi dice che ci sono un po’ di contrasti perché Paolo butta le cicche di sigaretta a terra, ma lui sostiene che sia Luisa, d’altra parte Marco continua a rubare i prodotti di un po’ di tutti e Luisa scansa sempre i suoi turni in casa. Angela invece, secondo l’innocente parere incondizionato di Angela, è una santa.
Ho tutto quel che mi serve. Ora ho bisogno solo di una buona occasione.
“ANGELA CAZZO PUOI VENIRE QUA?!?!? CHE È ‘STA STORIA DELL’INTONACO DEL CORRIDOIO, EH?”
Angela si gira verso di me e fa: “Scusa un attimo devo andare. Tu continua pure a vedere in giro.”
Perfetto.
La tipa va via mentre comincia a bestemmiare e io resto da solo in cucina.
Piano numero 1: aggraviamo la situazione di Marco.
Prendo un po’ di prodotti alla rinfusa dagli scaffali degli altri: degli spaghetti dal ripiano di Luisa, dei pomodori da quello di Paolo e un barattolo di funghi sott’olio da quello di Angela e li metto fra le robe di Marco nascondendoli fra i suoi.
Piano numero 2: aggraviamo la situazione di Luisa.
Tocca a lei buttare la spazzatura, no? Apro lo scaffale sotto il lavandino: bingo.
Afferro un coltello nello scolapasta, sollevo il grande sacco nero e faccio un taglio lungo 5 centimetri circa sul fondo. Ho sempre odiato chi scansa il proprio turno delle pulizie.
Piano numero 3: aggraviamo la situazione di Paolo.
Prendo una decina di cicche di sigarette lì vicino e inizio e gettarle alla rinfusa sotto il tavolo, proprio sotto la sedia dov’era seduto lui, prima che Marco lo appendesse al muro per le spalle.
Dopo qualche secondo mi raggiunge Luisa.
“Scusa, gli altri stanno discutendo un po’. Ti faccio vedere il bagno.”
“Sì non ti preoccupare, le discussioni sono cose che capitano, capisco.”
Mi accompagna al bagno e apre la porta.
“Credevo che ce ne fossero due di bagni.”
“Al momento no” fa un cenno con il capo verso la porta in fondo al corridoio: “si sono rotti gli scarichi nell’altro e per ora ne abbiamo solo uno.”
“Ecco perché tutto il nervosismo…”
Mattonelle in marmo beige, una vasca da bagno con la tendina, un gabinetto, un bidet, un lavandino e una lavatrice in funzione. Il bagno non è proprio una reggia, ma va bene comunque. Mi guardo intorno per farmi un’idea della situazione e sento un grido che proviene dal corridoio:
“LUISA, SI PUÒ SAPERE DOVE CAZZO HAI MESSO LE MIE MUTANDE? ERANO SULLO STENDINO!!”
Luisa abbozza un sorriso abbassando la mascella: “Scusa un attimo, torno subito” sibila velenosa mentre, con uno *snikt* sfodera sei artigli di adamantio dai pugni contratti.
“Potrei giurare di aver visto i canini allungarsi.”
La seguo con lo sguardo mentre cammina nel corridoio ed entra nella camera di Marco. Lo si capisce perché ogni porta ha l’adesivo della Nutella con i nomi di chi ci dorme dentro.
“Idea originalissima tra l’altro.”
Entro nel bagno e continuo con il mio piano malefico.
Piano numero 4: aggraviamo la situazione di Angela.
Qualcuno ruba il dentifricio di Paolo, mi avvicino allo scaffale sul lavandino e vedo che ogni prodotto ha scritto su il nome del proprietario. Cerco fra i tutti i dentifrici presenti: “Paolo” eccoti qua. Svito il tappo e me ne metto una quantità abbondante sulla mano, poi esco nel corridoio e spargo il dentifricio sullo stipite e la maniglia della porta di Angela. Dalla camera di Marco continuano a venir grida folli.
Credo possa bastare. Mi avvicino alla porta di Marco e busso.
Le voci si interrompono e la porta si apre facendomi vedere un Paolo rosso in volto con una vena pulsante sulla tempia.
“Mi spiace interrompervi, ma dovrei andare.”
“Oh. Sì, okay. La porta è di là. Ciao.”
Richiude violentemente la porta e mi lascia lì mentre dentro, fra grida, bestemmie, imprecazioni e colpi sul tavolo, si scatena il Ragnarök.
Ritorno all’ingresso, apro la porta, esco e la richiudo alla mie spalle mentre mi avvio verso la strada.
“Abbiamo gettato le basi per la battaglia definitiva.”
“Dovremmo sentirci in colpa?”
“Un pochettino. Comunque la situazione era disperata già dall’inizio.”
“È come vedere quattro superpotenze pronte a distruggersi nel giro di qualche giorno.”
“Se loro sono le superpotenze noi chi saremmo?”
“Il Nuovo Ordine Mondiale immagino.”
“La teoria del complotto è una cagata paurosa.”
“Lo so, peccato.”
E così la giornata è finita e il lettore, preso dall’euforia delle mie mirabolanti avventure si starà chiedendo ora:
“Quale sarà stato l’appartamento scelto dal mio spumeggiante beniamino?”
Beh, nessuno di quelli citati finora.
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CLICCA QUI PER IL CAPITOLO II: La nuova casa e la Milf
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[Articolo originariamente postato su Cheesusfried.com QUA]