Un impiegato alla tv. Cambio canale. Magari è statale. Magari è fiscale. Raccoglie soldi. Per lo Stato.
Maledetto statale. Mi hai tolto l’anima viola, sei scappato con la tua 500. Mi hai lasciato più leggero. Senza spiegarmi perché, ti sei voltato, ridendo dandomi le spalle. Senza pensieri. Questa è la parola d’ordine. E come biasimare. Dopo una giornata di lavoro passata ad urlare ai clienti, riordinare scartoffie, compilare moduli, o chino sui libri, è sacrosanto godersi la calma.
Il sole tramonta, il mondo rallenta, la gente si accascia sui morbidi divani. L’unico sforzo consentito è il pollice, grazie a dio opponibile, che vola sopra baionette nere e sposta visioni dal cervello alla scatola di fronte agli occhi. Scopo: distrarre. Alleviare tensioni e dolori.
Staccare la spina.
Vade retro giornale. Lungi da me, sforzo psichico. Pretendo il vuoto del pensiero, l’oblio cerebrale, l’assenza di opinione. Ho portato a termine il mio dovere. Ho risolto il vuoto della mia tasca. Sfidando incompetenti, ignoranti e statali. Il tutto alla luce del sole. Chiedo quindi solennemente alla luna di escludermi dagli occhi del mondo, cancellarmi dalla faccia non illuminata di questa Terra, finchè il sole non farà capolino dietro l’orizzonte.
L’importante è stare senza pensieri. La dovuta ricompensa dopo una giornata intensa. Voglio vedere soubrette alzare la coscia. Brunette passeggiare da qua a là del palco, vibranti. Cattivi che provano a sparare ai buoni e buoni che uccidono i cattivi. Scintille, scosse e magari delle risse. Morbidi baci e tremanti fremiti di passione dopo litigi e controversie e controversie e litigi. E caro fratello, mi dispiace se la moglie ti ho rubato. Ah, adoro guardare i problemi degli altri. Quelli che non esistono. Figurati. Tanto io sono apposto. Il mio oggi l’ho fatto. La mia fatica l’ho sudata, e se n’è andata. A domani non penso, perché stasera sto senza pensieri.
Mi chiama Lorena “Andiamo al cinema stasera?”. Che cosa guardiamo? “Un nuovo film italiano. Niente di impegnativo, una storia un po’ così, di un insegnante che fa il supplente, ecc ecc”. No grazie, non voglio pensare.
Mi chiama Gustavo “Andiamo a teatro?”. Che cosa replicano? “Una famiglia porella, fatica a sbarcare, lui fa l’idraulico, lei la sarta improvvisa”. No grazie, sto senza pensieri, per questa sera.
Suonano alla porta, entra Roberta “Hai visto il tg?”. Che cosa hanno dato? “Un corteo davanti la fabbrica, li hanno sfollati, a bastonate sulla spina dorsale”. No grazie, sono vuoto e felice, per stasera.
Ora la pace. Vado a dormire. Domani un’altra giornata difficile. Devo strillare ancora, difendere la mia posizione. Sono solo in questo lavoro, devo arrangiarmi a rimpinguare il mio tesoro. Gli assalitori sono tanti, devo stare attento a non farmi fregare. Ti saluto luna, chiudo i balconi. Spengo la luce, mi stendo sul letto.
Guardo il vuoto, aspetto il mio sonno.
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