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Sessione invernale a rischio – Lo sciopero dei docenti continua

Scritto da UdM

Sessione invernale a rischio

Lo sciopero dei docenti continua

 

Senza tregua

La sessione autunnale ha portato promozioni, bocciature, pianti e gioie, ma, quest’anno, come ben sappiamo, ha portato anche moltissima frustrazione da parte degli studenti. L’annuncio era stato fatto mesi prima, ma era passato in sordina: 5400 fra professori e ricercatori hanno aderito all’appello lanciato dal Movimento per la dignità della docenza universitaria e, tra il 28 agosto e il 31 ottobre 2017 centinaia di appelli universitari sono saltati. I disagi per gli studenti sono stati tantissimi: c’è chi non ha potuto ottenere i crediti sufficienti per una borsa di studio, chi ha visto il proprio Erasmus saltare, chi ha dovuto rimandare una laurea (con il conseguente andare fuori corso e pagare l’ulteriore tassa sulla prima rata), chi non ha potuto sostenere l’orale di un esame preparato durante l’estate, vanificando i risultati degli scritti sostenuti durante l’anno accademico precedente. Come se non bastasse molti docenti hanno rivelato la loro adesione allo sciopero solo in sede d’esame, ignorando le esigenze di chi, fuorisede, ha dovuto pagare un affitto per esser lì, o di chi lavora e studia tutta l’anno (estate compresa) e vuole solo finire la propria carriera nel modo migliore e più veloce possibile. La comunicazione con gli studenti è stata sempre più scarsa e questo non ha fatto altro che aumentare il malcontento fra gli universitari del Belpaese.

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Centinaia di storie pregne di tristezza, delusione, rabbia e frustrazione sono state pubblicate sulla nostra pagina Facebook. Eppure non è finita qua. Perché dopo mesi di veleno, di ansia, di fegato che produce bile ad ondate arriva la notizia shock: sessione invernale a rischio. Di nuovo.

A scendere in campo oltre 10000 fra ordinari, associati e ricercatori di 79 università: più del doppio delle partecipazioni rispetto quelle registrate per la sessione autunnale e dichiarate sul manifesto pubblicato dall’ex docente del Politecnico di Torino, Carlo Ferraro (ora in pensione), ideatore della protesta.

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Che succede adesso?

La Crui (conferenza dei rettori delle università italiane) si è mossa ed intende regolamentare lo sciopero con la riunione del 5 Ottobre. Notizia, questa, che non è andata giù ai docenti i quali si son visti bypassati dai rettori, visti come loro colleghi, e di certo non intendono rimanere con le mani in mano. Le loro argomentazioni? È tutto secondo la legge e lo sciopero non deve essere regolamentato, ma deve rimanere sotto il controllo dei docenti aderenti: ecco perché il movimento ora chiede non solo l’annullamento della Crui del 5 Ottobre, ma minaccia anche la sospensione degli esami anche a gennaio 2018.

E gli studenti?

Gli universitari, in questa lotta, non hanno punti di riferimento. Siamo soli.

Manca un sindacato forte, libero da influenze politiche e che sia in grado di dare delle direttive su scala nazionale. C’è chi invita a non pagare le tasse universitarie, così da paralizzare le università, ma molti rimangono scettici. Un segnale di questo tipo avrebbe un significato enorme se fatto in massa, ma è una cosa di cui non si è sicuri a priori e che mette a rischio le tasse (con successive more) e la carriera accademica di molti studenti.

I professori di Torino, più lungimiranti di alcuni colleghi, hanno capito che vale la pena recuperare un rapporto e un dialogo con gli studenti e han deciso di manifestare facendo lezione in piazza. Tuttavia una domanda sorge spontanea: i docenti intendono davvero recuperare un rapporto con i ragazzi o vogliono solo provocarli fino ad arrivare ad una loro ribellione?

Perché questo pare evidente: si vuole minacciare la sessione invernale sperando in una nostra reazione, in qualche rivolta e manifestazione studentesca. Se gli studenti dovessero “far casino in piazza” allora non si potrebbe ignorare la loro presenza e a quel punto lo stato non potrebbe di conseguenza più trascurare le richieste del Movimento. Quel che pare non essere chiaro è che, nel caso di una ribellione studentesca, questa non sarebbe PER i professori, ma CONTRO, visto che è alimentata da rabbia e frustrazione verso il loro menefreghismo rispetto le nostre esigenze.

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D’altra parte lo stesso sciopero dei docenti non ha una linea unica e ben definita, è per questo che molti professori si comportano senza controllo, senza presentarsi a lezione, agli appelli, o ignorando le mail degli universitari in cerca di delucidazioni riguardo il loro comportamento. È quindi proprio per questo che la Crui DEVE essere fatta così da regolamentare una giungla di appelli saltati e di studenti senza punti di riferimento e garantendo, ad esempio, almeno un appello per ogni materia per ogni sessione.

Si attende dunque il 5 Ottobre. Incrociamo le dita.

 

Leggi anche : “Sciopero dei docenti universitari -L’intervista

 

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FONTI:

http://www.repubblica.it/scuola/2017/09/21/news/universita_lo_sciopero_dei_docenti_supera_quota_10_000_lezioni_in_piazza_blocchi_anche_a_gennaio_-176111044/

http://it.blastingnews.com/lavoro/2017/09/universita-lo-sciopero-dei-docenti-continua-a-rischio-la-sessione-invernale-002019601.html

http://www.fanpage.it/stipendi-troppo-bassi-10mila-professori-universitari-in-sciopero-a-gennaio-niente-esami/

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