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Sciopero dei docenti universitari – L’intervista

Scritto da UdM

Sciopero dei docenti universitari

L’intervista

 

Università

Lo sciopero dei docenti contro il blocco stipendi era stato annunciato da mesi e ha fatto saltare decine di sessioni esami per tutti gli universitari italiani. La protesta sin dai primi giorni di Luglio aveva raccolto oltre 5400 adesioni ed è sostenuta dal Movimento per la dignità della docenza universitaria.

Gli enti aderenti non sono pochi: professori e ricercatori di 79 atenei ed Enti di ricerca italiani han minacciato di astenersi dalle sessioni tra il 28 agosto e il 31 ottobre 2017. Minaccia, questa, confermata con molteplici disagi per gli studenti universitari impegnati nello studio post pausa estiva e molteplici testimonianze sono state riportate sulla nostra pagina. Sulla grande piazza aperta di internet il calderone di rabbia ribolle alimentato dagli animi infiammati di moltissimi universitari, parte lesa di questa protesta. Alcuni di questi lo comprendono e lo giustificano, altri, pur comprendendolo, lo condannano e molti né lo comprendono né lo accettano.

Pareri di opinionisti, giornalisti, critici e influencer si accavallano su diversi forum, con post su facebook, frecciatine su Twitter e caciara nei talk show, ma, a volte, dovremmo ricordarci di chiedere direttamente il parere a coloro che sono interessati da tutto questo e che sono favorevoli o contrari per tale protesta: i professori universitari.

Abbiamo rivolto diverse domande al Prof. Luca Tedesco di Uniroma3 e al Prof. Davide Martinenghi, i cui messaggio rispettivamente contro e pro sciopero hanno acquisito molta notorietà sulla pagina UdM. Tuttavia il professor Martinenghi, non avendo altro da aggiungere alla sua dichiarazione e non essendo a conoscenza delle motivazioni dietro le decisioni del Movimento per dignità della docenza universitaria ha preferito non rispondere. Le domande sono state quindi rivolte direttamente via mail ai membri del Movimento (Sede di Pisa) e a Carlo Ferraro, PoliTo, coordinatore del Movimento.

Nonostante le numerose mail e il tempo d’attesa superiore ad 1 settimana non siamo riusciri ad avere alcuna risposta. Le domande saranno ugualmente riportate e rivolte simbolicamente al professor Carlo Ferraro e lo spazio seguente sarà lasciato in bianco in attesa di una qualche forma di risposta.

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Buongiorno professori, vi ringrazio per la collaborazione e la disponibilità. Mi piacerebbe iniziare da una domanda standard che possa fornire una panoramica attenta e completa a chi ci legge.

Professor Ferraro, ci può spiegare puntualmente quali sono le motivazioni dello sciopero e perché si è arrivati a questo punto?

R(Ferraro):

Professor Tedesco, può spiegare perché, nonostante le argomentazioni fornite, lei (e altri come lei) han deciso di non scioperare?

Tedesco: Lo sciopero, è opportuno ricordarlo, non è formalmente contro gli studenti ma contro chi ha creato una situazione di disparità tra pubblici impiegati. Non posso, però, ignorare le conseguenze dell’adesione allo sciopero, vale a dire il danno che recherebbe agli studenti. Per quanto contenuto possa essere, quel danno violerebbe a mio avviso l’impegno morale che a essi mi lega; cioè quello di, per quanto possibile, tenerli al riparo dalle dinamiche che intercorrono tra il sottoscritto e il datore di lavoro. Essendo tale impegno non formale, ma soggettivamente sentito, non pretendo ovviamente che sia fatto proprio anche dai colleghi.

Quando si parla di scioperi, insegnanti e di professori non posso fare a meno di ricordare la Chicago Teachers Union, sindacato di insegnanti che, sin dal momento della sua fondazione, ha appoggiato diverse battaglie sociali di notevole importanza. Nei primi del ‘900 tale movimento ha appoggiato il suffragio universale e la parità dei sessi per i salari e i diritti lavorativi. Durante tutta la seconda metà del ventesimo secolo hanno ottenuto diritti e incrementi di salari a colpi di scioperi e molti di noi ricordano anche il grande sciopero del 2012 (capace di infiammare l’opinione pubblica) e la crisi sfiorata nel 2016: è bastata la sola minaccia di un lungo sciopero da parte degli insegnanti per scendere a compromessi sul rinnovo dei contratti.

Se osservo la situazione italiana, alla luce di quanto osservato nel 2012 e nel 2016 per la CTU, non posso fare a meno di pormi alcune domande:

Professo Tedesco, nonostante le ragioni morali che l’hanno spinta a non aderire allo sciopero non crede che questa sua scelta sia controproducente? Che vittoria sociale pensate di ottenere se anche per tematiche così importanti i professori e i ricercatori si trovano divisi? Il vostro potere contrattuale perde di valore nei confronti dello Stato e le motivazioni dello sciopero stesso si indeboliscono perché paiono non condivise da parte degli stessi docenti.

Tedesco: Se non condivido una proposta, nel metodo e/o nel merito, autonomia di giudizio e coraggio intellettuale mi impegnano a dirlo pubblicamente. Questo può certamente avere un costo “sociale”, determinare una diminuzione del “potere contrattuale”, essere “controproducente”. Ognuno giudichi ciò che è più importante per lui, in perfetta solitudine. In questo giudizio, non c’è spirito di corpo che tenga…

Professor Ferraro, le ragioni che l’han spinta a scioperare sono evidenti, ma che disagio reale per lo stato sperate di ottenere con questa mossa? Non avrebbe avuto più senso fare uno sciopero delle lezioni ad inizio anno accademico? Impedire a molti universitari di proseguire in regola con gli studi, di raggiungere CFU necessari a richiedere una borsa di studio e costringere molti a far slittare la data di laurea di 3-6 mesi (con conseguente pagamento aggiuntivo della prima rata) non è una mossa che crea un reale disagio per lo Stato, ma solo per gli studenti. Tra l’altro, se questo sciopero fosse stato fatto strategicamente coincidere con l’inizio delle lezioni avreste probabilmente ottenuto anche l’appoggio degli studenti, la protesta avrebbe acquisito un grande valore aggiuntivo, invece la cosa pare essere gestita sommariamente. Alla luce di questo può spiegarci come, fra tutte le soluzioni, si è arrivati a questa infelice decisione?

R(Ferraro):

Nell’eventualità (neanche troppo remota) in cui questo sciopero non riesca a raggiungere gli obiettivi prefissati quale saranno le prossime mosse del Movimento per la dignità della docenza universitaria e dei docenti italiani? Dobbiamo temere per la sessione invernale?

Tedesco: Nel passato si è reagito con le lezioni notturne. Perché non pensare a un semestre di lezioni tenute di notte? Creeremmo certamente disagi agli studenti (e d’altronde, mi si dice, se non si crea disagio e quindi pressione nei confronti della controparte, che sciopero è?) ma potremmo spiegare agli studenti che non “disertiamo”, che il loro disagio è anche il nostro; che tenere una lezione in notturna non è certo meno faticoso che seguirla. Non solo, tenere le lezioni di notte, immagino, comporterebbe comunque la presenza di personale amministrativo, sebbene a ranghi ridotti (si obietterà: ma questo incrementerebbe i costi; beh, se l’idea non è comunque da buttare, andiamoli a verificare questi costi…). Bene, in questo modo allargheremmo la schiera dei “disagiati” e quindi aumenterebbe la capacità di pressione. Di più; nessuno, neanche la persona più in malafede potrebbe accusarci di corporativismo, di mancanza di senso dello Stato, di sciatteria morale.L’immagine di docenti impegnati a insegnare, di notte, per un intero semestre, non si potrebbe prestare ad alcuna strumentalizzazione. Saremmo, moralmente, invincibili.

R(Ferraro):

Quando osservo scioperi dei professori e degli insegnanti all’estero vedo, con occhi curiosi, come questi siano accompagnati da grande indignazione di una buona fetta dei cittadini. Costringere un professore allo sciopero, anche per una cultura superficiale e pressapochista come quella popolare Americana, è per molti indice di mala gestione della cosa pubblica. Ciò spinge moltissimi ad unirsi attivamente alle motivazioni dei docenti difendendo le loro argomentazioni.

In questo caso mi sembra di essere in leggera controtendenza. Su internet si leggono tanti, fin troppi, commenti di rabbia nei confronti dei docenti e la fetta di persone che appoggiano questo sciopero è una percentuale inferiore rispetto, ad esempio, al “Movimento dei forconi”. Cos’è mancato a suo parere in questa protesta per dare valore e credibilità ai vostri diritti agli occhi del pubblico?

Tedesco: Premesso che al di là dei diretti interessati, la cittadella universitaria provoca perlopiù e sbadigli, una proposta come quella che ho appena avanzato potrebbe forse sollevare un po’ di curiosità…

R(Ferraro):

 

Nel caso in cui il professor Ferraro o qualche altro esponente del Movimento per la dignità della docenza universitaria sia interessato a rispondere alle domande potrà farlo scrivendo all’indirizzo mail: UdMofficial@virgilio.it

 

[Articolo scritto per la categoria di divulgazione scientifica Universitari Uniti per la Scienza.]

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