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Avventure da UdM – “Noi il 18 non lo diamo”

Scritto da UdM

Avventure da UdM

“Noi il 18 non lo diamo”

 

Vi vorrei raccontare una storia divertente e triste al contempo e vi giuro che i fatti sono realmente accaduti. Voglio rimanere anonimo.

Sedetevi, accendete una sigaretta, è lunga.

Gennaio.

La mia prima sessione d’esami universitari.

Programmo le mie giornate e l’ordine con cui dare gli esami. Dopo il primo appello di una delle materie più temute del triennio, andato veramente male (al quale non ho partecipato), decido di posticipare tale materia “X” ad Aprile. Mi sono cacato sotto, ci può stare.

La mia è un’interclasse: Filosofia e Psicologia. La materia “X” era di Psicologia ed io, preferisco Filosofia. Dopo aver superato con lode il primo esame di Filosofia e mentre ne stavo preparando un altro, decido, improvvisamente, di provare a presentarmi, senza aver studiato, al secondo appello della materia “X”. Scritto + orale. Scritto al computer, il quale poteva essere sostenuto anche a casa con i libri sotto. 30 domande a crocette in 30 minuti, bastava semplicemente fare 18, non avrebbe neanche fatto media con l’orale, una semplice soglia di sbarramento, per scremare.

Cazzo lo puoi fare a casa, in 10, con i libri sotto, è facile così“, starete pensando.

Eppure al primo appello più della metà dei miei colleghi non è riuscito a superarlo. Quindi: o sono tutti stupidi, o quel fottuto ci ha, per l’appunto, fottuti.

Arriva il giorno fatidico. Insieme alla mia coinquilina apriamo il portatile, è giunta l’ora.

Io ero molto tranquillo e, chiaramente, non avevo aperto libro. Volevo solo provarlo, vedere come fosse impostato così da studiare sodo per Aprile. La pagina web si carica ed io nel frattempo cercavo di mettere a fuoco le lezioni che avevo frequentato assiduamente. Si apre la pagina, e subito il timer inizia il conto alla rovescia.

Tante risate.

Non sapevamo quasi nulla. Ho cercato di attuare la classica strategia “non possono essere tutte C“, “dai almeno una D“.

La faccio corta: invio le mie risposte e si apre una pagina con scritto:

Esame superato: 18.25

Panico.

Bestemmia.

Eh, mo’ che faccio?” L’orale sarebbe stato 3 giorni dopo. Non avevo aperto libro, non potevo presentarmi, avrei fatto una figura di merda, ma soprattutto, se ci fossi andato, il giorno successivo avrei avuto un altro esame, quello per il quale stavo studiando originariamente.

C’ho riflettuto 15 minuti. Per i primi 14 minuti ho pensato di non andare all’orale. Poi nell’ultimo minuto mi sono detto: “Che spreco, per una volta che hai avuto culo… Ci vado!

Passano 3 giorni intensissimi, mi rinchiudo in casa, assorto tra appunti presi a lezione e riassunti dei manuali pagati 10€.

Ore 9.00, giorno “Y” (cambio variabile). Mi presento.

Eravamo tanti questa volta. C’erano 3 assistenti che interrogavano ed avevano la lista dei nomi, pian piano chiamavano. Il professore non chiamava, chi voleva andava e si confessava, come un prete. Aspetto 1 ora, non sapevo cosa ripassare, forse tutto. Sapevo che avrebbero chiesto un argomento a piacere per rompere il ghiaccio. Ce l’avevo e anche potente. Sapevo che non avrebbero chiesto 1 dei 3 libri. Neanche i riassunti di quel libro avevo letto. Impaziente decido di dare una svolta alla situazione. Il giorno dopo avrei avuto un altro esame per il quale avevo studiato sodo e volevo tornare a casa a ripassare, non potevo rischiare di fallire anche quello. Mi guardo intorno, scegliendo accuratamente l’esaminatore da cui andare. Il professore, assolutamente no.

Scelgo l’unico assistente uomo, sembrava tranquillo, si toccava le palle. Vado da lui e chiedo gentilmente se potesse interrogarmi subito poiché avevo l’unico treno per casa tra 1 ora e non volevo rischiare di perderlo. Gli altri ragazzi in attesa sembrarono quasi felici che gli fossi passato davanti.

Esame: La domanda a piacere non me l’ha fatta. L’unico libro che mi ha chiesto è quello che non avevo aperto. Disperato (l’assistente) mi fa un’ultima domanda… la sapevo, cazzo. Ho argomentato e ne è rimasto soddisfatto.

18, accetta?” Contentissimo vado dal prof, che stava interrogando, a farmi firmare il voto sul libretto.

Come mai lei ha preso un voto così basso?

Eh, non sono stato ferrato su alcuni argomenti

Ma lei è del primo anno?

Sì.

È la prima volta che prova il mio esame?

Sì.

Allora un voto così basso non glielo posso accettare, questa è una materia importante, deve studiare!

Si alza e ad alta voce dice “Chi ha dato questo 18?

L’assistente alza la mano timidamente. “Noi 18 non lo diamo, torni la prossima volta!

L’atmosfera in quell’aula era diventata improvvisamente tragica. Sguardi attoniti di tutti, il mio sguardo perso. Mi giro e me ne vado allibito per il comportamento assunto dal prof e per la figura di merda che mi aveva infilato su per il culo. Mentre camminavo verso casa ho pensato “Me lo merito, non devo fare lo stronzone, devo studiare.
Non appena ho aperto la porta di casa, mi sono sfogato urlando, imprecando e fumandomi con rabbia e tristezza una sigaretta. Mi scrivono i miei amici di univerisità che ne frattempo avevano saputo cosa fosse successo, cercando di rincuorarmi.

No, non ci sto!” Spengo la sigaretta, prendo il cappotto e a passo svelto mi dirigo in segreteria. Racconto dell’accaduto e la segretaria, allibita anche lei, mi dice che il prof non poteva bocciarmi, i voti vanno da 18 a 30 ed io avevo preso 18. Al limite poteva interrogarmi anche lui e verificare che meritassi quel 18, ma così non è stato.

Dovevo andare a parlare con lui.

Panico? Neanche tanto, ero troppo carico. Volevo farmi valere!

Ero moralmente nel torto, avevo studiato poco e male, ma in quel momento l’unica cosa che mi passava per la testa era la figuraccia fatta di fronte a 100 altri studenti. Faccio pranzo in un bar e dopo 1 ora, ad esami oramai conclusi, mi dirigo verso la facoltà. Mi siedo davanti la porta dell’ufficio del Prof, il quale stava parlando con una ragazza nel suo ufficio per una tesi. È stata la mezzora d’attesa più lunga della mia vita. L’adrenalina scendeva minuto dopo minuto insieme al sudore, freddo. Il terrore saliva.

La ragazza esce, io entro.

Buongiorno!

Lei oggi era al mio esame giusto?

Sì, vorrei verbalizzare il mio 18, vorrei andare in Erasmus e questi 12 crediti sono importanti per me, anche con un 18.

Aaah è lei. Guardi questa è una situazione davvero spiacevole, il mio collega la doveva bocciare, noi non diamo mai 18, non so come abbia fatto a darglielo, ma non va bene!

Ho capito che questa è una materia molto importante, ma i voti vanno da 18 a 30 e non tutti possiamo rendere il massimo da lei atteso.

Sì, ha ragione, ma io un 18 proprio non lo accetto, poi ha anche un 30 e lode, perché rovinare la media?

Prof, le ripeto, per me è importante per l’erasmus.

Mmh… mi faccia pensare come possiamo fare… va bene dai. Glielo convalido, ma ora è disposto a rispondere a delle domande?

Ok, non so cosa cazzo mi sia passato per la testa in quel momento, ma la mia risposta è stata questa, a cazzo duro: “No! Non sono disposto a rispondere a delle domande. Se ora lei mi interrogasse, metterebbe in dubbio la valutazione fornita dal suo collega, il quale ha valutato altri ragazzi, e lei ha firmato tutti quei voti. Se mi interrogasse dovrebbe mettere in dubbio tutte le valutazioni del suo collega.”

Silenzio…

Sì, ha ragione… ma…

Insisto: “Ma… cosa succede se ora non mi interroga?

Succede che in sede di esame ho detto al mio collega che lei non meritava 18, lui ha annuito, e l’abbiamo bocciata.

Il coltello dalla parte del manico, giustamente, ce l’aveva lui.

Va bene. Mi interroghi!

Interrogazione: Argomento a piacere.

Domanda su argomento a piacere.

Due domande specifiche sulle sue lezioni.

Rispondo correttamente a tutto, anche se con un po’ di difficoltà su una domanda.

 

Mmh va bene dai, per me lei è da…

 

Silenzio…

 

“20!”

 

The end.

 

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UdM è una pagina nata su Facebook  con lo scopo di raccogliere foto, testimonianze, problemi, avventure, denunce sociali e racconti degli studenti del Belpaese. Questa storia è stata inviata in modo anonimo via messaggio privato. Ci trovate QUA.

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L’Universitario di Merda nasce in modo fortemente autoironico nel 2014 con l’obbiettivo di diventare sia Bibbia universitaria sia una raccolta quotidiana di testimonianze reali, specchio di una parte di società che naviga tra l’invisibile e il volutamente ignorato dalla maggior parte dei mass media: gli universitari del Belpaese.

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