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Frequenze – Maschere

Scritto da Noise

Frequenze – Maschere

 

Una fame esagerata, ho sempre avuto una fame esagerata. Mi sembrano secoli che non mangio.
Ho una fame talmente esagerata che mi mangerei persino un piede o una mano. Che fa? Tanto ne ho due per ognuno. Se sapessi come fare metterei un dito dopo l’altro
e, dito a dito, mi mangerei tutta la mano.

Sembra così enorme qua dentro. Enorme come la mia fame e vuoto, come il mio stomaco. Non vorrei ripetermi, ma una volta me lo dissero: se tu fossi veramente un uomo potresti sederti a tavola alla stregua di tutti quanti.

Ma io non sono niente, non sono nessuno e la colpa è tutta tua. Mangiare o non mangiare, questo è il problema.
Se tu fossi un bel piatto ti riempirei di prosciutto, salame, formaggio, pasta, uova. Ti riempirei di talmente tante cose che uscirebbero fuori e io finalmente mi sazierei.

Una volta non ero così, io mica recitavo. È da quando ho cominciato a recitare che è cominciata questa fame. La fame è un elemento necessario per recitare, se non hai fame la maschera non ti entra bene.
Una volta, quando ero ancora una persona
normale, mi svegliai sentendo una moto che sgasava. Era l’innamorato di una ragazza che abitava sopra di me. Lo sgasamento era il segnale per lei di affacciarsi alla finestra.

Amore amato che mi ami tanto, mi hai portato le uova per la colazione.

Uova? Per la colazione?
Non potei fare a meno di sentire il sapore di un bell’ovetto fresco sul fondo della gola.

Amore amatissimo, le uova te le ho portate. Ho riscosso i denari dello spettacolo di ieri. Capito?

Faceva l’attore e si poteva concedere il lusso di far mangiare le uova alla fidanzata.
Io ti avrei riempito di prosciutto, salame, formaggio, pasta, uova e invece ci posso mettere solo la mia voce che, nel momento in cui ti chiudo, è già scomparsa.

Io mi uccido, io adesso mi uccido. Che altro posso fare?

A me le uova non me le hanno mai fatte mangiare, se le sono tenute sempre loro, ma loro chi? Chi comanda, chi decide. Hanno trasformato il teatro in una terra senza uova, formaggio o prosciutto. Io mi sono dovuto convincere che solo se avessi avuto davvero fame avrei recitato al meglio il ruolo del diavolo. Mi sono dovuto convincere perché non avevo alternative.

Credevo che recitare aiutasse a riempire la pancia e invece, nel primo momento in cui misi piede sul palcoscenico, mi feci affascinare, divenne passione ed è rimasta così.

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Noise

Sono Noise, il rumore. Sono il battito del cuore e l'affanno del respiro. Sono il ticchettio che ti tiene sveglio la notte. Sono il ronzio che ti perseguita assieme all'afa estiva. Sono il disturbo di frequenza mentre cerchi la tua stazione radio preferita. Sono i tuoi passi che battono sull'asfalto quando vuoi stare da solo. Il rumore ha un colore e una voce, la mia.
Lasciatevi andare alla brezza del mare, perché il rumore delle onde è forte.
Ho una casa o meglio un club e puoi trovarmi là: noisclab@gmail.com

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