Depressione a vent’anni
La crisi del quarto di secolo
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Cosa vuoi fare da grande?
Non lo sappiamo, quasi nessuno lo sa. Noi ventenni, in quest’epoca piena di comodità, opportunità e occasioni, stiamo vivendo una crisi e neanche ce ne rendiamo conto. Crediamo sia tristezza momentanea, un po’ di apatia, un po’ di incertezze per il futuro, “niente di grave, passerà” ci diciamo, eppure non è così. La sensazione di essere adulti, ma con un animo pieno di incertezze, dubbi e voglia di rimandare le proprie responsabilità ha un nome ben specifico: la Pubertà 2.0, come la chiama il Dr. Arnett, docente di Psicologia presso la Clark University, Worcester, Massachusetts (precedentemente docente anche presso l’University of Virginia e di l’University of Chicago).
Ma cos’è la Pubertà 2.0?
Hai 25 anni, hai finito tutti gli esami, le mete che ti eri prefissato da ragazzino sono state raggiunte, magari hai ripiegato su qualcos’altro, ma cosa importa? Hai studiato, hai faticato, ti sei laureato e sei discretamente felice di questo successo, eppure questo si conclude con una domanda: “e adesso…?”
Adesso c’è da cercare un posto di lavoro, affrontare la solitudine in una nuova città, fare colloqui, venir rifiutato più e più volte e già lo sai: lavorare per la tua passione o fare ciò per cui hai studiato sarà impossibile, o quasi.
È questa la Pubertà 2.0: apatia, senso di soffocamento, ansia da prestazione e, nei casi più gravi, depressione.
Crescere fa paura e questa paura è diventata a tutti gli effetti la nuova patologia di questo fortunato XXI secolo. Una patologia che, come evidenziano i ricercatori della British Psychological Society, trasferisce tutti i sintomi della crisi dei 40-50 anni ai giovani. La possibilità di avere tutto e subito e di sentir di avere migliaia di possibilità causano, contrariamente a ciò che si può pensare, un’ondata di insicurezza.
«Adesso si è molto più liberi di fare dei cambiamenti all’inizio dell’età adulta rispetto a quanto succedeva in passato – ha spiegato Oliver Robinson alla conferenza annuale del 2011 della British Psychological Society – perché c’è una maggior fluidità nel mondo del lavoro, nel matrimonio o nelle alternative allo stesso. E questa fluidità fa sì che i grandi cambiamenti della vita siano più accettabili. Nel passato, se il cambiamento doveva esserci, questo avveniva nel periodo della mezza età. Oggi, invece, si va in crisi molto prima e le cause sono da individuare nella ricerca frenetica di un lavoro, nella necessità di fare soldi e avere successo in fretta e nell’ansia di voler soddisfare le aspettative dei genitori».
È questa “fretta di arrivare”, unita alle alte aspettative della famiglia e della società, a mandare i giovani in tilt non solo a livello lavorativo o universitario, ma anche umano.
Rapporti d’amicizia vuoti e superficiali si trasformano in apatia.
Ansia da prestazione professionale, sentimento tipico di una crisi della mezza età, si trasforma in pressione per un esame, ansia nel sostenere un orale, paura di fallire e di deludere i propri cari.
Il senso di soffocamento per un matrimonio fallimentare o una professione frustrante diventano, invece, soffocamento per un corso di laurea che non sentiamo nostro, paura nel fare una scelta che cambierà la nostra vita e blocco nell’andare avanti.
Nessuna voglia di prendere in mano il proprio futuro, insomma, la voglia di distrarsi per allontanare le responsabilità, crollare per un voto, tanta paura e poca curiosità per i prossimi 10 anni, una seconda pubertà, con la quale, in modo diretto o meno, abbiamo tutti a che fare.
Come spiega uno studio di Ran Zilca (ex docente dell’università di Harvard) con la società Happify, i giovani fra i 18 e i 34 anni vivono un periodo con una costante crescita di pensieri negativi riguardanti la propria vita, dato che va a braccetto con l’idea di una vita sconclusionata e senza obbiettivi (mind wandering), al contrario i pensieri positivi riguardo sé stessi e il sentirsi soddisfatti raggiungono, nell’arco 18-60+ anni, il loro minimo proprio in corrispondenza dell’intervallo 18-34, per poi crescere una volta superati i 35.
La crisi del quarto di secolo colpisce moltissimi giovani in tutto il mondo, ma se è vero che le sue cause possono essere ricercate nella società moderna, allora forse è anche vero che si può cercare un modo per risolvere i propri problemi cominciando a cambiare il proprio modo di vedere le cose.
Suggerimento #1 – Nessuna scelta è per sempre
Sii paziente con te stesso, abbi la forza di ascoltarti e di prendere in considerazione chi sei prima di prendere qualunque decisione. Non fossilizzarti su “ciò che devo”, ma uniscilo con “ciò che vorrei fare da grande”, unendolo alle tue capacità e ai tuoi sogni. E se anche dopo aver fatto la tua scelta dovessi esserti reso conto che non è quella giusta, bene, hai superato l’incertezza e sai cos’è meglio per te. Hai vent’anni, nessuna scelta è per sempre.
Suggerimento #2 – Sii perseverante
Sbagliare è umano, essere bocciati ad un esame succede, così come fallire con una persona, ma hai ancora tempo ed energie davanti a te. Tira fuori gli artigli e lotta per ciò che ritieni caro. Fallo per te, non per gli altri.
Suggerimento #3 – Ricerca te stesso
Ti senti in trappola, senza motivazioni e hai una paura costante di fallire. Perché? Analizza i tuoi problemi uno per volta, guardali in faccia e affrontali. Scoprirai che la tua frustrazione è, il più delle volte, immotivata.
Suggerimento #4 – Non sottovalutare ciò che stai vivendo.
Molti sintomi di questa nuova patologia sono pericolosi e fra questi c’è la depressione. Se il parlare con qualche amico, il riflettere su te stesso e analizzare i tuoi problemi non ti aiuta, non sentirti stupido e chiama uno specialista. Uno psicologo ti può aiutare a superare questo periodo e, eventualmente, suggerirti qualche altra opzione. Non c’è nulla di cui vergognarsi.
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Fonti:
http://jeffreyarnett.com/articles/ARNETT_Emerging_Adulthood_theory.pdf
http://lifehacker.com/how-to-overcome-your-quarter-life-crisis-1782670670
http://www.corriere.it/salute/11_maggio_05/crisi-quarto-vita-marchetti_1b6831e2-7700-11e0-a006-4d571262b3cd.shtml
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