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Ciclo dei dimenticati – S’aghatot

Ciclo dei dimenticati – S’aghatot

Autore: Annatar

 

Chiedemmo la conoscenza.

La ottenemmo.

Il nostro mondo era ricolmo di sapere: conoscenze che spaziavano dalla matematica alla biologia aliena, dalle antiche filosofie alle elevate meccaniche cosmiche.
Sapevamo creare la vita, preservare la giovinezza, viaggiare istantaneamente per lo spazio sconfinato: sapevamo molto, forse troppo, eppure desideravamo di più.
Affamati di nuove conoscenze ci inoltrammo in campi oscuri, terreni su cui mente vivente non dovrebbe mai posare occhio. Fu questo ad attirare la Sua attenzione; capì che eravamo pronti.

Così Egli giunse.

Sotto le vesti di un alto uomo dai lineamenti rettiliformi, egli giunse in mezzo a noi.

Indossava un decorato abito nero, caratterizzato da diversi ornamenti, che ricordava le vesti che avevamo visto indosso ai primitivi sacerdoti Atlantidei.
Non sapevamo a che stirpe o pianeta appartenesse, non ce lo volle rivelare, ma le sue conoscenze e arti superavano di gran lunga le nostre. Perciò, avidi, chiedemmo e pretendemmo, ammaliati, i suoi insegnamenti. Parlò di dimensioni fisiche a noi ignote, raccontò oscuri e reconditi fenomeni cosmici, ci fornì nozioni su scienze inesplorate e culture extraterrestri.

In cambio chiese le nostre anime e noi, stolti, fummo felici di consegnarle, convinti di barattare l’incertezza per la conoscenza.

Ed il nostro pianeta incominciò a morire sotto il peso di una conoscenza troppo grande per essere sostenuta. Le notti erano divenute fredde, le lune se n’erano andate già da anni. Non aveva più senso fare affidamento sul trascorrere dei giorni e delle stagioni; ma quando ce ne accorgemmo era troppo tardi. Mai soddisfatti del sapere che Lui ci donava, infatti, chiedevamo sempre di più ed Egli sembrava ben felice di elargire, con tanta leggerezza, segreti così onerosi.

Un giorno, infine, quando il nostro mondo ormai traboccava di conoscenza, ci condusse, in una notte senza stelle, per aridi deserti di macerie e detriti. E lì, in compagnia delle tenebre del cosmo, illuminati solamente dalla fioca luce di aurore blasfeme, Egli si mise a parlare delle entità che governavano il Mondo. All’immensa folla, radunata sotto il Muro della Notte, presso la Valle delle Ombre, narrò di Akatoph e di Syeep’kha, dell’infantile e arrogante Signore del Cosmo Ar’Phazoor e di molte altre divinità sacre ed empie che abitavano l’universo.

Poi, dopo l’incredulità di molti e le urla degli scettici, gli chiedemmo di rivelarci la Sua identità e Lui, che prima l’aveva tenuta nascosta con tanta ostentazione, ce la rivelò.

Quando i nostri occhi videro la Sua vera forma, la forma di un Dio Antico, la nostra mente non resistette e i nostri cervelli mortali si liquefecero. Le urla di terrore e raccapriccio risuonarono distorte nel vuoto dello spazio quando le nostre anime vennero strappate dai nostri corpi e viaggiarono per dimensioni inimmaginabili verso la Sua corte.

Là, più lontano delle galassie alla deriva, ben oltre i limiti scibili del cosmo, dove lo spazio e il tempo stessi ebbero origine e tuttavia non possiedono nessun valore, vedemmo il “nostro distruttore”, l’ameno Signore del Sapere, il blasfemo ofide dai sette occhi coronato da altrettanti neri tentacoli il cui nome è S’aghatoth.

Chiedemmo la conoscenza.

Lui ci rubò la nostra insieme alle nostre anime.

Ora siamo condannati a soffrire alla sua corte fino al termine dei Cicli.

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Autore: Annatar

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