Capitolo VI – Mousse
Roll Roll nella notte roll a casa d’Aleksandra girava la ruota nella notte certo e quando sennò nella notte buia e tarda lei dormiva come se niente fosse come se ci vivesse da una vita è questo dunque l’amore merda ma chi dorme con questo casino sudicio topo del cazzo mi viene pure da piangere per il caldo e non aprire la finestra che ci sono gli ubriachi che lanciano le bottiglie dentro che casino ricordi avessero beccato quel cazzo di sorcio ma no lo tieni chiuso nell’armadio e sembra di dormire accanto ad un vecchio frigorifero no ad una stufa a pellet merda che caldo
Visto che non ho più un soldo da sbattere nell’altro per colpa delle bollette telefoniche troppo alte (a quanto pare una chiamata al Paradiso Animale conta come una chiamata in paese estero) ho cominciato a dare lezioni di italiano a studenti stranieri: ho conosciuto così Aleksandra, una ragazza polacca di poco più di vent’anni che ha insistito sin da subito per vedermi fuori dai nostri incontri per migliorare la dizione e capire meglio “la mentalità dell’italiano medio”. Sono passato sopra a questa affermazione vagamente razzista alle mie orecchie e, nella mia titubanza e nel mio scetticismo, ho sempre cercato di evitare l’incontro, che tuttavia si è verificato.
Da cosa nasce cosa, purtroppo, anche se si fa di tutto per evitarlo e soprattutto se si è troppo deboli: mi sono ritrovato incatenato. Alla fine mi lamento, sì, ma non lo faccio con cattiveria, voglio dire, Aleksandra è molto simpatica, carina e tutto, però è ancora una bambina, una di quelle che preferisce il sentire al pensare e dipinge cose perché le sente dentro.
“Cioè, bella l’arte, la sento proprio dentro, cioè i colori, la depre, i bohèmien e andiamo a Parigi! Non ci sono mai stata, che bella la tour Impressionnisme cinemà, oui.”
“Sì, ma guarda che per viaggiare ci vogliono i soldini ed io non ne ho. Ora, se con la scusa della relazione non mi paghi le lezioni mi va bene…Mi ospiti a casa, però non mi trasferisco perché no. Dai non fare quella faccia, cazzo ci conosciamo da poche settimane, e dai tirati su da quel letto non fare così”
Cosa senti cosa senti cosa senti.
Biss mi manca, mi manca tanto. Ora che la bella slava si è comprata un criceto e gli ha dato il mio nome con la scusa di farmelo conoscere, mi fa passare da lei tutte le notti e scatta una grande quantità di foto: io con lui in mano, io con lui sulla testa, io con lui che mi cammina sulla faccia, io accanto a lui in gabbia… anche se quello che si sente in gabbia sono io. Non riesco ad uscirne perché non voglio fare del male a nessuno, a nessun essere umano intendo: quel sorcio ogni notte ad ore diverse si sveglia e comincia a correre nella sua ruota di plastica sollevando un rumore infernale.
“Siete così diversi, dovresti essere più attivo ed energetico come lui sai?”, lasciami dormire la notte, però, voglio dire, non sono un maledetto roditore, maledizione.
Roll roll quella ruota, quella volta, a casa di Aleksandra, è stata l’ultima goccia: mi sono alzato nel cuore della notte, ho aperto la gabbia e me lo sono mangiato, pantegana bastarda. Non ci stava tutto in bocca, ho dovuto dividerlo in due, aveva pure un sapore terribile. Buono a nulla.
Ovviamente è finita tra lacrime e sangue, niente di mio tra questi liquidi, tuttavia. Ora vado in palestra, mi sento molto meglio, il caldo non è più un problema.
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