ESPERIMENTI LETTERARI Mimesi Poesie

Mimesi – La mia pera

Scritto da The Good Fella

La rubrica Mimesi nasce essenzialmente per tre scopi:

  1. Attraverso la risoluzione di piccoli enigmi poetici, offrire all’eventuale lettore un sincero   momento di gioco e cimento intellettuale;
  1. Trasformare il lettore, da spettatore, in agente attivo e propositivo, stimolandone o accendendone l’interesse per la poesia;
  1. Erodere il consolidato rapporto gerarchico autore-lettore e soddisfare la mia insanabile vanità;
  1. Spiazzarvi.

Ogni due settimane vi proporremo una poesia diversa. Tali poesie saranno il risultato di una trasformazione operata su un testo di partenza scelto dai nostri autori. Nel testo di arrivo che leggerete, la forma rimarrà la stessa; gli schemi metrico, rimico e ritmico, cioè, saranno i medesimi del testo originale. Per quanto riguarda il contenuto, invece, esso varierà a nostra discrezione, attingendo dagli argomenti più disparati.

Si tratta, in parole povere, di una sostituzione di poesie più o meno conosciute con altre di nostra invenzione. Vostro compito sarà, se vorrete (ce lo auguriamo caldamente), indovinare titolo e autore della poesia originale, basandovi sugli elementi fissi sopracitati e sull’immagine di copertina che vi forniremo, anch’essa da considerare come indizio per la risoluzione del quesito. Il livello di difficoltà aumenterà gradualmente (per quanto ce lo concedano le nostre capacità); dalle poesie presenti nelle antologie scolastiche ad autori minori che rispecchino i nostri gusti personali.

Il guanto è lanciato, a voi raccoglierlo.

Buon divertimento.

 

La mia pera

 

Al forno, o fresca dai campi;

col vino marinata in stelle,

(anice in stelle). In stampi

unti di burro per le frittelle.

Densa, colata in sciroppi

su scaglie di cioccolata nera.

In tutti i modi! Tanti! Troppi!

Mi piace la pera!

 

La buccia fa bene alla pelle

e il succo ti rende più attivo.

Ne mordo le forme di mammelle

anche adesso mentre scrivo.

Un morso e riscopro il culto

dei corpi nudi in primavera,

di quando succhiavo virgulto

la tumida pera.

 

Caravaggio nella sua cesta

ti celò come un tesoro.

Tra fichi e mele sporgono

il ciuffo e la tua cima d’oro.

Da gialla t’accendi di rosa

sul tuo Oriente, là dove Hera

su trecce di ragazze posa

un fiore di pera.

 

Mai, mangiarla come contorno!

O sbucciarla a pancia già piena!

E che rabbia mi fa, che scorno,

chi crede non si mangi a cena.

Lettore, bada bene, se ridi

te ne tocca una fruttiera.

Ma… solo se di patri lidi,

Mia amata pera!

 

Frush… Frush… E volteggiano, Stormi!

Cinguettano, Stormi! Baccagliano,

Stormi! Si librano, Stormi!

Là, ora dai tuoi rami sussurra

un giallo becco e l’ala frulla

nell’aria agile e leggiera,

per scavar dalla terra brulla

un seme di pera.

 

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The Good Fella

“E ciò che è scritto bene, e ciò che scritto male... c'è davvero bisogno di chiederlo a Lisia o a qualunque altro oratore o poeta abbia scritto, o scriverà, di politica o d'altro, in metro o in prosa? E ciò che è bene, Fedro, e ciò che non è bene – dobbiamo chiedere ad altri di dirci queste cose?”

Sono tra quelli che, forse per non aver mai avuto una motocicletta, hanno cercato per anni questo pensiero senza accorgersi di averlo dentro da sempre.

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