Alfabeto ESPERIMENTI LETTERARI

Alfabeto Parte III – R come Risate

Scritto da Noise

Se quella che sta per cominciare fosse semplicemente una storia, sarebbe semplice spiegare di cosa si tratta. Ma questo è un viaggio da una costa all’altra attraverso le 21 lettere dell’alfabeto. Un viaggio diviso in tre parti, ogni parte “conta” sette lettere.

In fin dei conti è uno schema, un adattamento a uno stile di vita: la paura di non riuscire più a mettere un piede dopo l’altro.

Alfabeto

Parte III – Ritorno

R come Risate

Nel dormiveglia abbracciai ancora più forte Ginevra, però sentii Santiago correre per la casa e farsi sempre più vicino. Spalancò la porta urlando.

È tornato!”

Io gli feci segno col dito di fare silenzio e col labiale gli feci capire che Ginevra stava ancora dormendo.

È tornato.” Ripeté a bassa voce.

Chi?” Gli chiesi.

Il circo.”

Che circo?” Chiese Ginevra ancora con gli occhi chiusi.

Quello che mi ha portato qua.”

Bruto puoi farmi capire?”

Quando Santiago fuggì dal convento, trovò asilo presso un circo.”

Sì, sì, ho capito, mi ricordo.” Disse Ginevra tagliando corto con un gesto della mano.

Perfetto.” Le dissi in un sorriso.

Appena mettemmo piede nel tendone Santiago, fu subito riconosciuto. L’uomo che era ai biglietti gli diede uno scappellotto dietro la testa, poi si girò verso di me e mi strinse la mano. Per evitare di rallentare la fila con le formalità, Santiago mi tirò per la camicia.

Rimasi a bocca aperta quando mi accorsi che nessuno di loro restava con le mani in mano prima, durante e dopo lo spettacolo, per esempio, chi stava in biglietteria, indossava una parrucca spelata, un naso rosso e diventava un clown.

Le donne avevano le calze bucate, gli uomini le cravatte sbiadite, ma quando erano lì, nel centro del palco, sotto gli occhi spalancati di adulti e bambini tutti quei difetti scomparivano. Avevo con me un cronista personale, Santiago mi diceva per filo e per segno tutto quello che stava per accadere, per esempio, mentre il trapezista era in attesa dell’attrezzo, mi sussurrò: “Adesso cade, stai tranquillo, sa come cadere. La prima volta cade sempre, serve a far capire alla gente che non è così semplice come lo mostra lui.”

Io gli sorrisi, annuii e guardai ciò che Santiago aveva predetto.

Con i clown, invece, ci tenne a spiegarmi la gerarchia dei clown: “Quello vestito di bianco, logicamente, si chiama il Clown Bianco. L’altro si chiama Augusto. Il Bianco è quello che comanda e l’Augusto glielo fa credere. L’Augusto fa un sacco di dispetti al Bianco e più il Bianco si arrabbia, più lo spettacolo è divertente. Vedi adesso il Bianco è da solo e nessuno ride.”

Lo spettacolo durò poco più di un’ora, i numeri non furono eccezionali, ma giusti col rispetto al prezzo del biglietto. Si capiva che era più la passione che i soldi a farli andare avanti.

Dopo lo spettacolo Santiago ci tenne a farmi conoscere uno per uno membri del circo, raccontandomi per ognuno di loro un aneddoto.

Quello è Marco, è stonatissimo, ma vuole sempre cantare” o “Lui è Cristiano è deve mangiare più di chiunque altro, altrimenti non ha le forze per saltare” e ognuno di loro gli sorrideva nostalgicamente. Io mi fermai a parlare solo con il clown.

Vorrei ringraziarla perché stasera mi ha fatto capire una cosa davvero importante.” Gli dissi mentre gli porgevo la mano.

Cosa?” Mi chiese lui molto incuriosito.

Ho capito che un clown senza spalla fa molta fatica, ma che un clown senza pubblico non ha motivo di essere in quanto tale, inoltre ho capito che solo un clown riesce a vivere in quel costante equilibrio fra pazzia e ingenuità che gli permette dire tutto ciò che vuole, o quasi.”

Il circo sarebbe rimasto una settimana intera e Santiago volle restare con loro. Quando tornai a casa, ero evidentemente scosso e Ginevra non poté fare a meno di rassicurarmi.

Santiago è maturo, sa quello che fa.”

Io spero che almeno ci venga a salutare.”

La settimana passò in fretta, pur di non pensare mi dedicai completamente ai mostri. Infatti, quando Santiago tornò al castello, mi trovò piegato nella segatura e nella limatura di ferro.

Sei venuto a prendere le tue cose?” Aveva gli stessi vestiti di quando eravamo andati a vedere lo spettacolo assieme e una strana aura opaca in viso.

Per farci cosa?”

Ritorni col circo, no?”

No, no resto sull’isola. Questa settimana è stato un salto indietro, la mia vita ora è qui. Avevo detto che sarei rimasto sull’isola solo se avessi trovato un papà e una mamma.” Santiago mi guardò dritto negli occhi, non riuscivo a capire se scherzasse o meno. Lui mi tolse ogni dubbio correndo verso di me per abbracciarmi forte.

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Clicca qua per il prossimo capitolo: S come Sangue.

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Noise

Sono Noise, il rumore. Sono il battito del cuore e l'affanno del respiro. Sono il ticchettio che ti tiene sveglio la notte. Sono il ronzio che ti perseguita assieme all'afa estiva. Sono il disturbo di frequenza mentre cerchi la tua stazione radio preferita. Sono i tuoi passi che battono sull'asfalto quando vuoi stare da solo. Il rumore ha un colore e una voce, la mia.
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