Felicità.
Sì, stiamo parlando di massimi sistemi, di filosofia etica se vuoi. Se non sei interessato lascia perdere. Ma tu sei interessato, vero? In fondo, essere felice è l’obiettivo che ognuno rincorre, dalla nascita alla morte. Posso scommetterci quello che vuoi: anche tu vuoi essere felice. E la tua vita altro non è che una continua ricerca per soddisfare questo desiderio. Giusto?
In genere era un tipo molto paziente, nessuno l’aveva mai visto agitato. Ma in una situazione del genere, pensare con lucidità era un’impresa difficile anche per un tipo come lui. Kyle si guardò intorno: deserto. La distesa di rocce e terreno disidratato sembrava non avere fine. Il sole era alto nel cielo terso, e lui già sentiva bruciare la schiena scoperta.
Davanti a lui c’erano le poche cose che era riuscito a trarre in salvo dall’astronave in fiamme: la trasmittente a onde radio, una razione di cibo insapore, un coltello e una borraccia. Infilò tutto nello zaino e lo mise in spalla. Ne era consapevole: esposto alle radiazioni di quella stella aliena aveva i giorni contati. Se non trovava velocemente altra acqua, almeno. La sua esigua riserva sarebbe durata pochissimo. E la ferita alla gamba, fasciata con la maglia, non lo avrebbe certo aiutato.
Eppure, non stiamo parlando di cose astratte. L’umanità è sempre stata legata a un concetto di felicità trascendente, un qualcosa da ricercare in una dimensione metafisica o da ricevere da un’entità superiore. Ma siamo nell’era della scienza, ormai tutto è cambiato. Dopamina, ossitocina, tutte quelle cose lì, insomma, non ci interessa entrare nel dettaglio. Il succo è che la felicità esiste, esiste fisicamente. La puoi toccare, come qualsiasi altro mucchio di atomi. Non è un cambiamento da poco, non credi?
L’ombra proiettata davanti a lui era obliqua e allungata. Erano passate quattro ore? Sei, forse? Con un orologio costantemente allacciato al polso, si tende a dare per scontato il controllo sul tempo che scorre. Un lungo nastro d’asfalto tagliava a metà il paesaggio desertico. Kyle decise di cambiare direzione, per seguire la strada. Non sapeva se sperasse o meno di incontrare qualcuno, ma avere un punto di riferimento da seguire era meglio che niente.
Per colpa di un idiota. Le persone continuamente si lamentano della loro impotenza:«Un individuo da solo non può cambiare le cose!». Chissà quante volte l’aveva sentito dire. Cazzata: è facilissimo. Vuoi concludere per sempre la vita di cinque astronauti? Vuoi mandare in fumo una missione diplomatica di importanza intergalattica? Vuoi costringere un povero cristo senza un briciolo di melanina a camminare nel deserto seminando sangue da una ferita potenzialmente infetta?
Non ci vuole nulla, basta una manutenzione superficiale del motore plasmatico dell’astronave. Puff, tutti in caduta libera sulla crosta terrestre. Fortuna che erano relativamente vicini alla superficie, altrimenti i dispositivi di emergenza sarebbero serviti a ben poco.
Continuò a camminare per ore, mentre il pomeriggio lentamente diveniva crepuscolo. Il taglio ormai non sanguinava più, e il dolore acuto era diventato una pulsazione costante e insopportabile, ma lui andava avanti, ignorandola. Per kilometri, la strada era sgombra. Deserto a destra, deserto a sinistra. E nella sua testa iniziò a farsi strada un’ipotesi agghiacciante.
Non c’era nessuno.
Dunque, tu stai trascorrendo la tua esistenza affannandoti per attivare una reazione, per far sì che il tuo organismo immetta una determinata sostanza in circolazione. No? Lavori, studi, mangi, dormi, coltivi passioni, conosci persone, fai amicizie, pensi. Tutto per cosa? Pensaci, visualizzalo. Sono una manciata di biomolecole. Niente di metafisico. Niente di eccezionale.
Niente sangue. In realtà qualche chiazza qua e là c’era, ma in quantità sproporzionatamente misere rispetto alla mole di cadaveri che si trovava di fronte. Aveva iniziato a vederne qualcuno duecento metri prima: corpi riversi a terra, gonfi come se qualcuno li avesse riempiti d’aria con una pompa, ed emananti un fetore irrespirabile. Intorno a ognuno, erano sparse delle palline verdi. Forse erano un nuovo tipo di proiettile per armi a tripla propulsione.
Poi vide la montagna. Prima di vederla, in realtà, Kyle dovette tapparsi il naso, e sforzarsi di proseguire con gli occhi che lacrimavano, reprimendo i conati di vomito. Al centro c’era un grosso camion, o meglio, quello che ne rimaneva, rovesciato su un lato. Il verde chiaro del mezzo spuntava sporadicamente sotto la moltitudine di corpi. Alcuni gonfi e ripugnanti, altri in stato più avanzato di decomposizione. E il ronzio delle mosche, l’unico rumore presente nei dintorni, era assordante.
Una guerra civile? Eppure nove cadaveri su dieci non presentavano tracce di sangue, non sembravano morti assassinati. Una nuova arma chimica, forse? Improbabile che una nuova tecnologia si fosse diffusa così rapidamente senza che sulla Galassia Beta si sapesse nulla…
Kyle scese dalla strada, e prese a zoppicare più speditamente verso la sagoma di una città che intravedeva all’orizzonte.
…
Data interstellare 23/05/2368
Mi chiamo Kyle Hammers, nato il 15/02/2336 (data interstellare) a Esopolis, su MB 31a, nella Galassia Beta. Sono stato inviato sulla Terra, nella Galassia Alpha, a causa di un’interruzione delle trasmissioni, che va avanti da circa due mesi. Scrivo questo diario in modo che chiunque lo trovi possa capire cosa è successo, e perché la missione è andata in fumo.
L’equipaggio era composto da: Vincent Sayigh, primo pilota, Reek Kapoor, secondo pilota, Rolando Rakatomalala e Elijah Grella di scorta, Hui Moore, meccanico, e me medesimo, inviato diplomatico.
Il viaggio è stato tranquillo durante le prime due settimane, ma, al momento di entrare in orbita, è saltato fuori un qualche problema. Io in realtà non ho nemmeno capito che cosa stesse accadendo: Moore correva di qua e di là gridando di un guasto al motore, mentre Sayigh tentava l’atterraggio di emergenza. Io e Grella abbiamo provato a chiamare soccorsi, ma senza ricevere risposta.
Tutti gli altri hanno tentato alla fine di buttarsi con il paracadute, e sono finiti polverizzati dall’esplosione del motore. Io ero nella cabina a cercare il mio, che avevo dimenticato di riporre dopo un’esercitazione, e, ironia della sorte, me la sono cavata con una ferita alla gamba. Ancora non so come abbia fatto a scamparla.
Non ho incontrato nessuno nel venire qui, e non c’è nessuno nella città in cui attualmente mi trovo. Non so nemmeno di preciso in quale parte della Terra mi trovi, dato che l’atterraggio è stato prematuro. Dal clima, si direbbe che questa sia, più o meno, la zona intorno all’equatore, ma senza i miei strumenti non posso determinare la longitudine. Comunque, oggi devo recuperare le forze, e domani andrò in ricognizione. Anche se c’è stata una qualche ribellione qui, è impossibile che un’intera città sia priva di superstiti.
Comunque, ho appena finito le provviste, e i sistemi di distribuzione sono tutti disattivati.
Data interstellare 24/05/2368
Oggi ho esplorato una buona parte della città, anche se la gamba ferita intralcia non poco i movimenti: nessun superstite, solo cadaveri. Molti edifici sono aperti, ma tutte le celle frigorifere sono spente da tempo, e praticamente tutto il cibo è andato a male. I sistemi di distribuzione sono spenti ovunque poi, dovrei prenderlo direttamente dalla fonte come un barbaro.
Sto cercando di capire come mai siano tutti morti all’improvviso, perché l’ipotesi di una ribellione mi sembra poco probabile. Molti dei cadaveri non presentano ferite evidenti, e spesso si trovano vicino delle pillole verde lime. Ne ho una in mano in questo momento: c’è scritto sopra “M.Y.F.H.”. Forse è un veleno, ma rimane il fatto che un suicidio di massa istantaneo è inspiegabile. Forse è un qualche tipo di arma chimica.
Ah, ho praticamente finito l’acqua.
Data interstellare 25/05/2368
Niente acqua, niente cibo.
Solo cadaveri, cadaveri, pillole verdi, intere celle frigorifere marcite. Ho trovato della roba più o meno assimilabile alla frutta di MB 31a, ma l’odore non è molto invitante. La terrò in caso di emergenza.
Ho rinunciato a uscire da qui, se non la sera. Fa decisamente troppo caldo nel resto della giornata, e non posso permettermi di sudare più del minimo necessario.
Ho cambiato la benda, e ho scoperto che c’è della strana roba gialla sulla ferita… deve aver fatto infezione. Date le mie scarse conoscenze in medicina, l’assenza d’acqua e di antibiotici, non so come si risolverà la cosa. O forse voglio fingere di non saperlo.
Perché con l’avvento dei sistemi di distribuzione hanno demolito gli acquedotti nella seconda metà del ventiduesimo secolo? E, soprattutto, perché a scuola ho studiato queste cose, invece di imparare un minimo di pronto soccorso?
Data interstellare 26/05/2368
Un sopravvissuto! Un uomo vero, in carne ed ossa!
Ci credete? Io un po’ sì, ma forse sono solo allucinazioni. In ogni caso, non avevo la forza di corrergli dietro, e non avrebbe potuto sentirmi: era troppo lontano. Aveva tutta la schiena sporca di sangue, però almeno camminava.
Comunque, la fame inizia ad essere davvero troppa. Ho tentato di mangiare quella roba che somigliava a frutta, ma si è rivelata una pessima decisione. Ho vomitato tutto.
Ci pensate che un tempo la gente uccideva gli animali in natura e li mangiava? Mi rendo conto che potrebbe essere utile avere uno stomaco del genere in questa situazione.
Almeno ho trovato un paio di stampelle nel mio nuovo appartamento, e ora zoppico molto meglio. Ah ah ah, che bello, eh? Fino a un mese fa le gambe le usavo a malapena per andare dallo studio al bagno, ora sono costretto a usare le braccia per muovermi.
Comunque, stanotte resto qui, non torno nel vecchio appartamento. E domani cambio di nuovo zona della città, così magari incontro un altro sopravvissuto.
…
Aveva percorso l’ultimo kilometro correndo come un forsennato. Non sentiva la stanchezza, il dolore alle gambe, non aveva nemmeno bisogno di muoverle. Andavano da sole. Sapeva solo che non voleva fare tardi. Non poteva deluderlo.
Arrivato davanti alla sua tenda, tutta la stanchezza lo travolse all’improvviso, e lui si accasciò al suolo. Era troppo vecchio per sostenere sforzi di quel tipo, ma a maggior ragione non voleva essere frustato di nuovo. Non voleva deludere il Pastore. E, soprattutto, non voleva deludere il suo Signore.
Sua moglie lo vide, e gli diede una mano a rimettersi a sedere, senza dire una parola. Mentre riprendeva fiato, Abraham la vide allontanarsi verso la tenda più grande al centro del campo. Non si era nemmeno accorto che gli aveva preso il sacchetto con le cose che aveva trovato in città. Pensò all’ultima volta che l’aveva baciata. Quanto tempo fa era stato? Prima che il Partito Popolare mettesse in atto la sua politica iperliberale. Prima che la gente iniziasse ad essere dipendente. Perché la gente era consapevole di quello che faceva, non rispondeva a una richiesta psicologica, non era spinta da qualche propaganda innovativa. Le persone sapevano che la MYFH cambiava tutto.
Ma loro non erano caduti dell’oblio. Il Signore della Passione li aveva salvati. Loro erano sopravvissuti alla Piaga.
Loro erano i salvati.
…
Data interstellare 27/05/2368
“MYFH: Makes You Feel Happy!”
C’è un edificio enorme, al limite della città, tutto verde come le pillole con scritto sopra questa roba. È un medicinale, a quanto pare, o forse una droga. Evidentemente legale.
Non scrivo altro, non ho le forze. Oggi non ho incontrato nessuno.
Data interstellare 28/05/2368
Trasmittente in silenzio. Niente cibo. Niente acqua. Forse pioverà.
29/05/2368
Scriviamo le cose con ordine allora ordine silenzio in aula
avevo molta fame non c’è più cibo non c’è più niente però ho bevuto da una pozzanghera in strada
poi c’erano tante pillole verdi ne ho mangiata una
non avevo fame e neanche sete stavo proprio bene
ora ne prendo un’altra
30 5
sono felice
?/06/2368
Grazie, grazie a Dio. Sono ritornato in me.
Non saprei dire quanto tempo fa (due giorni, forse anche di più) ho preso una di quelle pillole. L’effetto è stato istantaneo, ed è durato per diverse ore. Ero in uno stato di semicoscienza, una cosa che non avevo mai sperimentato prima. È difficile da descrivere, per nulla simile all’ubriachezza o all’uso di qualche farmaco. Mi sentivo veramente bene. La fame, la sete e la ferita alla gamba erano completamente scomparse. E il benessere che sentivo non era fisico, era qualcosa di più. Ero sdraiato in mezzo alla strada, con dei cadaveri intorno, eppure sentivo un senso profondo di soddisfazione, di realizzazione, come se tutto fosse al proprio posto. E non avevo nessun pensiero negativo: non mi preoccupavo per la mia gamba, per il cibo, per il fatto che sono da solo su un pianeta alieno deserto.
Ho ingoiato le pillole una dietro l’altra, e ho scritto un paio di righe nei momenti di semilucidità. Poi, quando le ho finite, sono tornato in me e sono venuto qui, dentro l’appartamento.
Ora non posso più farne a meno, però non mi sento dipendente. Sono consapevole del fatto che quella medicina verde è tutto quello che voglio, anche se dovessi tornare su MB 31a in questo istante.
Ho deciso: ho ancora il mio coltello affilato, e giù in strada ci sono parecchie pillole, se ho la forza di andare a cercarle. Ne porterò qualcuna su, dopodiché mi amputerò la gamba. Ormai non serve più a nulla, e comincio ad avere davvero bisogno di qualcosa da mangiare.
Data sconosciuta
ho finito le pillole non riesco a muovermi
splash splash scroscia la cascata fiume che nasce dalla sorgente signorina un altro giro grazie offre lui
ho sete datemi da bere
…
Davvero ne vale la pena?
Forse sì, ma non potrai negare che sia un percorso davvero faticoso, quello per la felicità. E se trovassimo una scorciatoia? No, aspetta, so già a cosa stai pensando. La droga porta un senso di benessere effimero, che lascia sempre insoddisfatti e bla, bla, bla, grazie tante. Sto parlando di qualcosa di più. Qualcosa che elimina ogni sensazione negativa – incluso quel senso di insoddisfazione derivante da una felicità che definiresti artificiale. Stiamo parlando di qualcosa che non esiste, sì. Per ora.
Immagina che esista: potresti iniettarti in vena amicizia, amore, certezza, autorealizzazione, appagamento totale. Potresti soddisfare ogni desiderio così, con un semplice gesto. Ora, fermati un attimo e ripensa a quello che ti ho appena detto, ma stavolta fallo senza pregiudizi. La nostra cultura si basa sull’equazione “soddisfazione=sacrificio”, ma è proprio questo che voglio confutare.
Potresti soddisfare ogni desiderio così, con un semplice gesto.
A che scopo dopo continuare a vivere?
«Papà, chi è quello?»
«Tranquillo Abel, è solo un esterno. Noi stiamo tutti bene.»
Hannah ed Ezekiel stavano trasportando un cadavere all’interno di uno spiazzo di terra battuta, circondato da tende. Abel, seduto all’entrata del campo, tutto intento a strappare fili d’erba, era accorso appena aveva visto che i suoi genitori entravano portando un cadavere con loro. Già anche altri, tenendosi a distanza, osservavano la scena: non capitava spesso che un cadavere venisse portato all’interno del campo, era più probabile che entrassero dei vivi.
Tutti i morti erano contaminati.
«Ezekiel, che succede qui? É contaminato?»
«No, Pastore. L’abbiamo trovato in città, mentre facevamo rifornimenti. Sembra morto da poco, e non ha segni della Piaga.»
«Fammi vedere.»
Un uomo anziano si avvicinò al corpo. Lo esaminò, ma tenendosi a distanza, rigirandolo con un bastone lavorato, arricciato all’estremità superiore. Il cadavere aveva una gamba mozzata.
«Non sembra uno di questa zona.»
«L’abbiamo notato anche noi, Pastore. Ha la pelle molto chiara, e anche gli occhi sono… strani.»
Altri stavano arrivando, e formavano un capannello intorno al Pastore ed Ezekiel. Uomini, donne, tanti bambini, tutti sporchi, disordinati, i visi stanchi. Molti di questi avevano macchie di sangue rappreso, sulle mani e sugli abiti.
«Sei certo che non ci fossero pillole intorno a lui?»
«Abbiamo controllato minuziosamente tutta la stanza, Pastore. Crediamo che avesse scelto di morire puro, e non cedere alla tentazione. Avrebbe potuto raccoglierne molte nei paraggi.»
Il Pastore annuì gravemente, dopodiché fece alcuni gesti, mentre la piccola folla stava a guardare, in religioso silenzio.
«Molto bene» disse, poi alzò la voce, rivolgendosi alla piccola folla che si era formata «non sappiamo il nome di questo forestiero, ma certamente era un uomo giusto. Ha restituito la sua vita al Signore della Passione, e ha resistito alla Piaga del Piacere da solo, senza aiuto alcuno.»
Si guardò intorno, facendo una pausa. La gente lo ascoltava, attenta, facendo silenziosi gesti di approvazione.
«Sicuramente viene da molto lontano, dunque non fa nemmeno parte di quella società malata che ha diffuso la Piaga. È uno di noi, uno dei salvati. Di coloro che rifiutarono di sporcare le loro mani con quel veleno che ha distrutto i malvagi. Che non parteciparono al barbarico assalto ai camion e alle fabbriche, che furono risparmiati dalla divina punizione che distrusse la civiltà umana degenerata.
«Per questo, oggi al tramonto verrà celebrato il suo funerale. Per prepararvi adeguatamente alla funzione, il Signore, nostro Dio e Padre, ha indicato un numero di venticinque flagellazioni. Fino ad allora, tornate tutti ai vostri compiti, e alla vostra penitenza.»
A quelle parole, alcuni bambini scoppiarono a piangere. Ma i loro lamenti furono velocemente soffocati.
Il Pastore tornò sorridendo nella sua tenda, quella grande, al centro del campo. Prese dalla tasca una scatoletta di metallo, e ne trasse fuori una pillola verde. La spezzò, e ne mise una minuscola frazione in un bicchiere. Poi aprì la borraccia e si versò dell’acqua.
Con un sorriso soddisfatto, osservò Ezekiel flagellare suo figlio venticinque volte.
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