Non Obiettivo
A svegliarmi è stato sempre quel senso di nostalgia.
Sarà qualche settimana che questo nodo alla gola non mi lascia dormire più di tre ore scarse.
Ho detto nostalgia? In realtà non ne sono troppo sicuro, ne ha il sapore, ma è di fatto il ricordo di qualcosa che non ho mai vissuto, almeno da quando ho piena coscienza delle mie facoltà.
Forse ho semplicemente passato la fase della vita in cui ci si stupisce della bellezza, in cui si è emotivamente trasportati da questa, al momento è come se la riconoscessi, ma non potessi raggiungerla, una sorta di sagoma i cui particolari non sono degno di comprendere.
A volte mi manca piangere per un film.
O per una persona.
O per qualsiasi cosa.
Ho la profonda certezza di essere la causa prima di questa profonda apatia, ma a dire il vero ogni volta che mi sveglia l’angoscia trovo lui a fissarmi.
Lui, o forse io, non ne sono certo… sta lì seduto, a terra, non dice una parola, non si muove, mi fissa soltanto, con quello sguardo così simile al mio, ma più stanco, annebbiato dal disincanto.
Nei suoi occhi non c’è assolutamente nulla, sono il riflesso di una vita consumata dall’apatia e la mia esistenza è il riflesso di tutto questo, che ad ogni mio risveglio mi perfora.
Non saprei dire per quanto tempo lui sia effettivamente presente, quegli occhi li sento anche senza fissarlo direttamente, ad ogni minimo accenno di emotività ne vengo colpito, e mi sembra ogni volta più forte, ormai ogni esperienza lontanamente vitale mi è impossibile, travolta dal peso del suo muto giudizio.
Sono la lapide di quello che non sono mai stato capace di essere.
Sono il ricordo di immagini che non ho mai visto.
Sono il rimorso di un’esistenza mai vissuta.
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L’immagine usata copertina è un frame da A Spell To Ward Off The Darkness (Ben Rivers/Ben Russel, 2013).
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