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Il miglior credente

Il miglior credente

 

Il fottuto diluvio universale.
Macchina a terra.
Cellulare spento.
La notte che porta via con se la civilizzazione.
Piove veramente tanto.
Forse troppo.

Le acque salirono così in alto che le vette dei cassonetti furono ricoperte per più di venti centimetri. Non c’è alcun posto così in alto da porre bambini e cani fuori dalla portata del giudizio di Dio. La mano di Dio rivelerà tutti i suoi nemici.

Sott’acqua trattengo il fiato. Cerco di capire. Ma vedo solo rifiuti sollevarsi da terra mescolandosi con la polvere e la fanghiglia. Nuotando sono a pochi centimetri da delle gradinate, non capisco di quale edificio. Mi aggrappo a quello che sembra essere il basamento di una colonna.

Quando l’inondazione aumentò, la chiesa fu il luogo di salvezza e le acque che distrussero ogni cosa sollevarono da terra l’inadeguatezza umana.
Quello che per i miscredenti è morte, per i credenti è vita. Forse.

 

Una chiesa.

L’orrore nei miei occhi alla visione di ciò che mi circonda. Il fiume che si sta creando per strada sta piano piano sommergendo cassonetti e automobili. Rifiuti galleggiano qua e là e ogni tanto qualche fulmine in lontananza spezza il rumore ritmato dell’acqua che scende dal cielo.

Mi alzo e mi giro verso il portico della chiesa. Sento che qualcosa mi sta aspettando.

 La mano del peccato si abbattette sul pomello della porta con estrema fatica misurando la propria forza con il suddetto oggetto in questione.

Entro e di fronte ho una chiesa vuota con tutti gli accessori che una chiesa vuota deve avere: altare con fiori morti, uno di quei crocifissi enormi che pende solitamente sopra il prete come una spada pronta a mozzargli la testa, le panche vuote che nascondono nei pertugi gomme da masticare seccate e diventate stucco, un confessionale vuoto che ha sentito ogni sorta di mistico peccato, qualche candela accesa ed un tizio incappucciato che, solitario, prega in prima fila.

Mi avvicino nel silenzio canonico della situazione.

Gli metto la mano sulla spalla.

Si gira.

Tira giù il cappuccio. Corna, coda, zoccoli. È un diavolo.

-Beeeeeh. Chi sei?-

-Io, cerco di non crepare nel mezzo di una tempesta universale. Tu che ci fai in una chiesa?-

-Sono in cerca di peccatori-

 

Mi siedo affianco e assieme osserviamo Il crocifisso sempre più sofferente.

-Come si fa a diventare diavoli?-

La capra china leggermente il capo a terra.

-Non ho memoria della mia vita prima di scoprire di essere il maligno. Il primo ricordo che ho risale ad alcuni anni fa. Tre morti. Da un litro l’uno di rosso. 25 sigarette e il catarro della fine dei tempi che mi ostruiva la gola.
Mi faceva male il petto soltanto a respirare. Detti scorta a tutto. Ed ero là. Tre ore ed ero ancora là.
A quell’incrocio del cazzo in mezzo alla campagna.
Notte fonda.
Campi di pannocchie, campi di pannocchie ovunque.
Niente.
Solo.
E poi finalmente arrivò qualcuno. Una macchina. Lontana. Lontana. Lontana. Meno lontana.
Quasi vicina. Si fermò a 10 metri da me.
Scese un tizio. Motore acceso.
Venne verso di me.
Si fermò terrorizzato.
Si inginocchiò e poi piagnucolando mi chiese: “Devo darti l’anima in cambio del mio desiderio vero?”
Subito non capisco. Aspetto due secondi, bestemmio l’inferno e poi la mia fatidica domanda: “Cosa?!”
Lui stranito mi guarda e fa: “Non sei tu il diavolo?”
Forse ero sul serio il diavolo. Forse non dovevo aspettare nessuno.
Mi toccai, la testa. E scoprì l’amara verità: avevo due corna.-

Mentre finiva la frase vidi che gli scese una lacrima.

-Mi sembri un povero diavolo.-

-Non farti ingannare, me la sono meritata, ho fatto tante stronzate in vita mia e per consolarmi continuo a farne di più grosse.-

Il caprino protrasse il suo zoccolo raccogliendo la lacrima per poi leccarla.

-A diventare come te non ci vuole nulla, basta perdersi un po’-

-Ma alla fine sono solo un costume da carnevale, una maschera da indossare alle feste, un simbolo antico. Oramai in confronto a certe persone o realtà terrificanti non valgo nulla. Sono solo una macchietta per qualche apparizione pseudofilosofica in qualche racconto del cazzo e senza alcun punto finale.–

 

-Non sai come ti capisco.-

Mi alzo.

-Sai che sta succedendo là fuori?-

-Ricordi come sei arrivato qua?-

Cazzo, non dovevo aspettare una persona?

-Credo che stessi aspettando qualcuno o qualcosa, ma non ricordo esattamente-

-Sono molto stanco sai?-

-Dormito poco?-

-Ultimamente, con tutti i cinesi che procreano come conigli, poche guerre o malattie, la compravendita di anime per uno solo è difficile-

-C’è qualcosa che non torna-

-Prima o poi ci arriverai tranquillo.-

Il più grande fedele di dio, è la mano del peccato.
Proprio come senza giuda, oggi nessuno sarebbe cristiano.

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About the author

Emiliano Brazzoli

Potrei iniziare una lunga e tediosa introduzione che nessuno tanto leggerebbe, quindi voglio essere schietto: questo è solo un altro scrittore (per di più alle prime armi). Tratterò storie con il tema principale del surreale e/o del no sense: sono un tipo realista. In un mondo dove la gente ha come massima aspirazione far figli ogni cosa sembra normale.

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