Film RECENSIONI

As The Gods Will: una visione amara

As the gods will, ultimo lavoro di Takashi Miike, si presenta come una trasposizione cinematografica dell’omonimo manga scritto da Muneyuki Kaneshiro e illustrato da Akeji Fujimura.

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Partendo da un ambiente scolastico, tipicamente shonen, il film si evolve attraverso un gioco violento e perverso che mette alla prova i personaggi, ma soprattutto dà adito a varie trovate registiche e narrative sapientemente utilizzate dal regista per varcare il limite dell’eccessivo e costruire un immaginario decisamente caratteristico e irresistibile, per quanto non originale.

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Il risultato è indubbiamente d’effetto, lo spettatore viene subito coinvolto nel ritmo serrato del film e non può che venirne rapito, ma il senso ultimo di un’opera del genere sfugge e nascono varie considerazioni a riguardo. L’impianto contenutistico, infatti, non viene adeguatamente eclissato dal meccanismo dell’intrattenimento, ma subisce una sorte ben peggiore, finendo relegato nel semplicistico e furbesco: il protagonista è oppresso dalla monotonia della vita, e le bizzarre vicende che è costretto ad attraversare dovrebbero rappresentare l’impeto alla distruzione dell’immobilità del tempo presente e alla noia adolescenziale, ma questo non emerge con adeguata potenza, se non in qualche saltuaria battuta, e i riferimenti ad aspetti spirituali e religiosi vengono privati di ogni tipo di profondità e banalizzati, risultando fuori luogo e inutili.

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Varie risposte si potrebbero dare a questa tendenza banalizzante che emerge del film, ma tra le più evidenti pare opportuno scegliere quella che vede tematiche proprie di uno spirito di denuncia nei confronti della realtà sociale e della mentalità giapponesi (che sembravano tornate forti, ad esempio in Confessions, di Nakashima Tetsuya, 2010), ormai inserite perfettamente nell’industria culturale e dunque inevitabilmente private di ogni spirito liberatorio ed efficacia.

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Del film di Miike, dunque, oltre all’efficacia narrativa e alla perizia tecnica rimane ben poco, se non amare considerazioni sulla deriva di un cinema che sembrava ancora fortemente rivoluzionario.

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OsservatoreInquieto

Sono nato abbastanza controvoglia in un epoca in cui era troppo tardi per avere poi qualcosa da rimpiangere e in cui era troppo presto per sprofondare bellamente nelle delizie della mediocrità, sono poi cresciuto attraversando fasi per cui mi hanno insegnato inutilmente che dovrei avere un qualche tipo di nostalgia, ma ora sono qui. Ora che probabilmente tutto e già stato detto e fatto, ora ho voglia di provare a mettermi in gioco. Sono essenzialmente cinico, incoerente e pusillanime fino alla nausea, ma sono convinto che la musica sia tutto, e che il cinema qualcosa di più, e se è qualcosa che si può spiegare vorrei provarci assieme a chi ha voglia di ascoltarmi... per il resto niente, il bello di internet è che sembri meno misero di come sei davvero.

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