As the gods will, ultimo lavoro di Takashi Miike, si presenta come una trasposizione cinematografica dell’omonimo manga scritto da Muneyuki Kaneshiro e illustrato da Akeji Fujimura.
Partendo da un ambiente scolastico, tipicamente shonen, il film si evolve attraverso un gioco violento e perverso che mette alla prova i personaggi, ma soprattutto dà adito a varie trovate registiche e narrative sapientemente utilizzate dal regista per varcare il limite dell’eccessivo e costruire un immaginario decisamente caratteristico e irresistibile, per quanto non originale.
Il risultato è indubbiamente d’effetto, lo spettatore viene subito coinvolto nel ritmo serrato del film e non può che venirne rapito, ma il senso ultimo di un’opera del genere sfugge e nascono varie considerazioni a riguardo. L’impianto contenutistico, infatti, non viene adeguatamente eclissato dal meccanismo dell’intrattenimento, ma subisce una sorte ben peggiore, finendo relegato nel semplicistico e furbesco: il protagonista è oppresso dalla monotonia della vita, e le bizzarre vicende che è costretto ad attraversare dovrebbero rappresentare l’impeto alla distruzione dell’immobilità del tempo presente e alla noia adolescenziale, ma questo non emerge con adeguata potenza, se non in qualche saltuaria battuta, e i riferimenti ad aspetti spirituali e religiosi vengono privati di ogni tipo di profondità e banalizzati, risultando fuori luogo e inutili.
Varie risposte si potrebbero dare a questa tendenza banalizzante che emerge del film, ma tra le più evidenti pare opportuno scegliere quella che vede tematiche proprie di uno spirito di denuncia nei confronti della realtà sociale e della mentalità giapponesi (che sembravano tornate forti, ad esempio in Confessions, di Nakashima Tetsuya, 2010), ormai inserite perfettamente nell’industria culturale e dunque inevitabilmente private di ogni spirito liberatorio ed efficacia.
Del film di Miike, dunque, oltre all’efficacia narrativa e alla perizia tecnica rimane ben poco, se non amare considerazioni sulla deriva di un cinema che sembrava ancora fortemente rivoluzionario.
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