AH!
Occhi sbarrati, seduto sul letto.
Ansimando.
Gocce di freddo.
Umidità della pelle a sfregare le lenzuola.
Ansia.
Il cuore sbatte.
Il braccio sinistro… lo agita in aria.
Muove le gambe.
Si alza.
Cammina verso il bagno, accende la luce. Guarda lo specchio. La gola si muove, la bocca è socchiusa. Sfrega il viso, passa l’acqua fredda sugl’occhi. Lo agita la notte, lo scuote la solitudine. Tira giù le mutande, si siede sul cesso, divarica le gambe. Lo prende in mano. Rilassa le spalle, tende le gambe, stringe le dita dei piedi. Rovescia gli occhi, viene. Ansima. Si pulisce la destra sul bidet. Poggia i gomiti sulle ginocchia, prende la testa tra le mani, si accarezza i capelli. Svuotato, si alza, lui e le mutande, tira lo sciacquone. Riguarda lo specchio.
Scende le scale, va in cucina e apre il frigo. Prende l’acqua. Un sorso. Due.
Va alla porta, gira la chiave nella toppa, apre. Fa un passo all’esterno, sotto il porticato delle villette a schiera. Guarda le case di fronte, gira la testa. A destra saluta Tom, a sinistra fa un cenno a Carl. Davanti a lui, Jeremy, Lewis e John. Loro, le mutande e la bottiglia d’acqua.
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