Cronache di uno Studente Fuori Sede ESPERIMENTI LETTERARI

Cronache di uno Studente Fuori Sede – Capitolo 3: La saga di Daniela. Parte II: Il ciclo

Scritto da Rorschach

Cronache di uno studente fuorisede è, fra le altre cose, un esperimento narrativo. La scrittura non è lineare, le frasi sottolineate indicano i pensieri che mi son balenati in testa, quelle in grassetto sono relative alla mia parte razionale e quelle in corsivo alla mia parte emotiva. Il risultato potrebbe sembrare strano e un po’ schizofrenico. Beh, lo è.
Continua la saga di Daniela, la coinquilina che tutti (non) vorrebbero. Leggi qui la parte I.

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Parte II – Il ciclo

Le giornate proseguono tranquille. Le lezioni sono iniziate da poco e ogni pomeriggio torno a casa per ricopiare gli appunti.
Speravo che fare amicizia durante le lezioni sarebbe stato più semplice, ma il manipolo di sociopatici che mi circonda mi ha portato ad avere un livello di interazione sociale pari a zero.

Stamattina ero in facoltà. Provo a iniziare un dialogo con un ragazzo, capelli a spazzola castani e carnagione chiara. Prendo la bicicletta legata alla ringhiera e dopo un veloce scambio di battute gli faccio: “Beh allora ci vediamo lunedì. Buon weekend.”
Lui è lì, a due metri da me, che cammina dandomi le spalle. Appena mi sente si ferma.
Si volta con parsimoniosa lentezza.
Mi guarda da sopra gli occhiali da vista e mi fissa per due secondi.

Si rigira e se ne va senza dirmi nulla.

Ci sono rimasto così male che non sono neanche riuscito a dire un bel: “Beh vaffanculo anche a te allora.”

Sono quindi a casa, passo l’aspirapolvere su un pavimento che è già pulito e mi metto in camera per studiare un po’.
La casa è serena, le ragazze erasmus studiano, si scambiano qualche battuta nella loro camera e la pace regna vittoriosa.

Non dura per molto.

Dopo qualche minuto lo sbattere furioso di scarpe sulle scale mi desta da un tensore e mi volto verso la porta d’ingresso. Come nei film fantasy dove una barricata viene presa d’assalto da orde di goblin e i rifugiati tremano al rumore degli urti delle ondate di mostri che si schiantano sulla porta di legno così stiamo noi, tremanti e seduti mentre il troll a due teste sbatte contro la porta d’ingresso. Io e le ragazze inglesi ci scambiamo uno sguardo scocciato.
La serratura nella porta si gira due volte, la maniglia di ottone si abbassa e uno stridulo: “BuonaseEeEeeEraaAaaAaaahh!!!” irrompe nella nostra pace come farebbe un ciccione sudato ricoperto di burro durante un balletto di danza classica.

“Ciao Daniela, come va?”
“Oh beh tutto apposto!” risponde affannata, “Scusa ma devo fiondarmi in bagno che ho le mutande piene di sangue!! Mi sono venute!!!”

Io… Io non ce la posso fare.”

“B-beh, mi fa piacere. O-o-okay. Suppongo.”

Mi risiedo sulla sedia mentre le inglesi si chiudono in camera sbattendo la porta.

Dopo qualche minuto e due scarichi del gabinetto sento un ditino che bussa sullo stipite.
Giro la testa in un unico, lento e rigido movimento.

 

 

“Dimmi Daniela.”
“Sai cosa?”
Provo a indovinare: “Hanno inventato una pillola per lo sbiancamento anale?”
“No! Mi è venuto il ciclo!!”
“…Grazie dell’informazione. Ma, sai, l’avevo capito.”
“Non pensare che sia strana, te lo dico solo perchè se vedi degli assorbenti in bagno non ti spaventi.”
“Lo so che ti sembrerà strano, ma nel cuore di ogni uomo c’è la consapevolezza che voi donne avete il ciclo. Sebbene sentiate comunque la necessità di gridarlo al mondo.”
“No, ma era solo per-”
“Tranquilla, ho capito.”
“Okay… Ah! Piuttosto, hai passato l’aspirapolvere oggi?”
Sospiro: “Si, ho appena finito…”
“Ah davvero…? Strano…”

Eccola che ricomincia.”
Taci puttana di merda, taci per una buona cazzo di volta.”

“Beh ecco, perchè mi sembra un po’ polveroso in giro…”

Io la uccido.”
Stiamo calmi, nelle case da studenti fuori sede funziona così, siamo noi i novellini. Pazienza per ora.”

Ingoio vistosamente un grumo di bile velenosa e la guardo abbassando le ciglia sugli occhi: “D’accordo. Dopo darò un’altra passata flash.”
“Ah-ah! Okay! Miraccomando!” dice mentre ridacchia felice della sua vittoria andandosene.

Ritorno sul mio studio.

Allora dov’eravamo… La diffusività molecolare introdotta da Fick dipende dall…”

Riesco a concentrarmi solo per qualche altro minuto. Finchè il freddo ghigno non si fa sentire ancora dalla porta.

“Anon?!?!?”
“D-d-dimmi Daniela.”
“Non ricordo di avertelo detto, ma sai… Credo che mi siano venute.”

 

È uno scherzo.”
DEVE esserlo.”

 

“…Si. Ho capito.”
“Ecco per me è molto difficile essere regolare e-”
“Daniela. Grazie infinite. Sono davvero felice che tu e tuo padre siate scampati al pericolo di avere un piccolo yeti deforme schiumante. Lo capisco, davvero. Ma ora devo studiare un po’.”
“Non credo di aver capito ben-”
“No niente, è una citazione. Conosci Battlestar Galactica?”
“No…”
“Peccato, viene da lì. Quando Frodo deve sconfiggere Darth Maul con il suo Vingardium Leviosa sulle mura di Solitude. Una figata.”
“…Non credo ancora di aver capito.”
“Non è importante. Ora scusa, ma devo studiare.”
“Oh… Okay!! A dopo! Sei proprio simpatico!!”
“Mh.”

Beh almeno ci divertiamo un po’…”
Si ma sticazzi eh.”

Daniela torna in cucina e si mette a cantare male Ramazzotti.
Inizia a cucinare muovendo mille pentole in contemporanea e sbattendo i tegami sul tavolo. Io ritorno al mio elegante mondo numerico credendo che la mia interazione giornaliera con Daniela sia finalmente conclusa.

Invece no.

Daniela torna da me altre quattro volte. QUATTRO. VOLTE. Ognuna delle quali con scuse diverse. Ogni volta per dirmi la stessa cosa.

“Se trovi degli assorbenti sporchi, beh sono i miei.”
“Scusami se in bagno trovi un po’ di puzza. Ma mi è venuto il ciclo.”
“Mannaggia, domani starò male. Ho le mestruazioni. Devo comprare gli ‘spugnotti belli assorbenti’.”
“Te l’ho già detto che ho il ciclo?”

Alla quinta volta esplodo.

“Anon? Ecco volevo dirti che se dovessi trovare del sangue nel ces-”
“DANIELA! HO CAPITO PORCA PUTTANA!!
HO. CAPITO.
HAI AVUTO IL TUO CICLO DEL CAZZO E SEI FELICE.”

 

 

Ssshhhh.”
Inspira.”
Espira.”

“Davvero. Io apprezzo il fatto che tu abbia confidenza con me, ma non è necessario essere. Così. Ripetitiva.”
Parlo con voce ferma scandendo le ultime parole.
“So che per i prossimi giorni scolerai sangue da lì.
Ho capito.
Ci sono.
Ho afferrato il concetto.
Mi è tutto chiaro, limpido e cristallino. Okay?”

“…S-Si, non credevo ti desse fastidio, sei una persona abbastanza sboccata e disinibita quind-”
“Certo, perfetto. Pace fatta ora, ci siamo capiti.”
Stampo il sorriso più sincero che riesco sul mio volto. Sembra convincerla.
“Davvero, nessun problema. È solo che ho avuto una giornata dura in facoltà” le mento spudoratamente. “Non ce l’ho con te o altro. È solo nervosismo, tranquilla.”
“Ah okay. Va bene. Sono contenta che non ci sia nessun problema!! Beh allora torno di là, devo finire di cucinare.”
“D’accordo, no problema.”

Si allontana in cucina mentre sento la vena sulla tempia sgonfiarsi e riprendo lentamente il controllo delle mie emozioni.
Prendo la penna in mano. La osservo.

È di plastica, non troppo rigida, ma forse lo è a sufficienza.”
Potremmo togliere la mina e piantargliela in gola, facendole una tracheotomia.
Almeno non la ammazziamo. È solo per spaventarla.”
Oh si certo, spaventiamola con una tracheotomia! Che ideona! Ragazzi avete la merda nel cervello.
Questi discorsi capitano tranquillamente fra studenti fuori sede.”
E che cosa cazzo ne sai tu, scusa?”
“Assolutamente nulla, per questo dico che nel dubbio è meglio comportarci come i perfetti coinquilini e adottare la politica del lasciar vivere sereni.

I miei pensieri vengono interrotti da un: “AnoooOoOOooNnn?!?!?”

Oddio. È lei. Ancora!”

“D-dimmi Daniela!”
“Domani ho il turno di mattina in ospedale e devo svegliarmi presto, quindi andrò a letto fra poco.”
“Quindi?”
“Quindi se devi passare l’aspirapolvere devi farlo ora.”
“Ma ti ho detto che l’ho gia passata…”
“Si ma non l’hai fatto bene!”

 

 

Mi alzo, mastico un pezzetto di fegato e lo sputo sul pavimento.

 

Epilogo:

Due giorni dopo sarei andato in bagno per far pipì e abbassandomi per prendere della carta igienica mi sarebbe caduto lo sguardo su qualcosa di rosa vicino l’immondizia.

L’avrei aperta.

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E avrei notato che è piena fino al fondo.
Facciamo che l’odore, però, non ve lo descrivo.

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Clicca qui per la parte III

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[Articolo originariamente postato su Cheesusfried.com QUA]

 

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Rorschach

Studente di ingegneria, lettore di fumetti, bassista occasionale, amministratore e scrittore sconclusionato.
Non credo nelle descrizioni da blogger e quello che leggo su internet, non dovreste farlo neanche voi. Forse. Chissà. Meh. Fanculo.