Quante volte abbiamo letto le loro strisce? Quante volte abbiamo riso grazie alle loro buffe situazioni?
Quante volte ci siamo appassionati con gioia alle avventure di Snoopy, Charlie Brown, Lucy, Patty, Linus e compagnia?
Tante, tante volte.
Beh, non avevamo capito nulla. Proprio niente.
Partiamo dall’inizio.
Charles M. Schulz nasce in Minnesota, cittadina di St. Paul, nel 1922. Sin da subito il fumetto segna la sua vita. Lo zio gli affibbia il soprannome Sparky, ispirandosi ad un Cavallo di nome Sparkplug, protagonista di strisce molto popolari in quegli anni. Il giovane Charles sarà incoraggiato nella lettura dei fumetti anche dal padre, Carl, che, pur essendo persona poco istruita, non gli farà mancare mai quotidiani e giornali.
Lo stesso Schulz rivelerà:
“Le prime cose che imparai a leggere furono proprio i fumetti. Appena ne usciva uno correvo a comprarlo. La domenica, poi, in famiglia circolavano ben quattro giornali, o meglio quattro coloratissimi supplementi a fumetti che io e mio padre divoravamo con grande cura”.
La strada per la prima striscia è ancora lunga, Schulz seguirà negli anni un corso per corrispondenza alla Federal School, si arruolerà come mitragliere nella seconda guerra mondiale (combattendo in Francia, Germania ed Austria), una volta tornato si diplomerà ed insegnerà alla Art Instruction Schools.
Contemporaneamente la sua mente progetta il primo bozzolo di quel che saranno poi i “Peanuts”. Si chiama Li’l Folks ed è la prima idea fumettistica di Schulz che, in queste tavole, si firmerà come “Sparky”.
Il progetto parte bene. Schulz vende 17 tavole al popolarissimo Sunday Evening Post e riesce a raggiungere la pubblicazione nazionale grazie all’interesse mostrato dall’United Feature Syndicate che, però, gli impone due cambiamenti: il formato sarà la classica “striscia”, non più la tavola intera, e il nome deve cambiare.
Muore così Li’l Folks, bozza acerba dei personaggi e delle ambientazioni che verranno, per dar spazio ai Peanuts, prima pubblicazione: 2 Ottobre 1950.
Da allora, con oltre 20.000 pubblicazioni su 2.700 giornali in 75 paesi diversi, è storia.
Che cosa rende così interessanti i nostri protagonisti? Qual è quella cosa che ha spinto una striscia da quotidiano ad essere amata in tutto il mondo?
Lo capiamo subito: questi nostri amici hanno avventure e storie da bambini, ma le vivono in modo serio, con una consapevolezza che è tutt’altro che infantile. Quante volte li abbiamo visti seduti per strada a riflettere? Quante volte li abbiamo visti appoggiati con i gomiti su quel muretto, scambiandosi osservazioni mature e ironiche? Quante volte una partita di baseball, una passeggiata, un campeggio, perfino l’attesa dell’arrivo del Grande Cocomero, si sono trasformate in spunti di riflessione?
Quale bambino risponderebbe mai in questo modo? Eppure, non è questa, forse, la risposta che ognuno darebbe a se stesso?
Tutto, in ogni striscia, si focalizza sullo scambio di battute: ogni ambientazione è infatti fuori dal tempo e Schulz fa questo in due modi:
- L’immagine sullo sfondo è statica, immobile, i nostri protagonisti non si muovono di lì, come immersi in una bolla di sapone frutto di una calma surreale che avvolge il pensiero che sta per arrivare.
- L’immagine si muove, velocemente, molto più rapidamente delle risposte dei nostri protagonisti. Lo vediamo nella vignetta a fianco. Charlie Brown e Linus passeggiano e il paesaggio è diverso in tutte le quattro vignette. Cosa significa? Le risposte non sono buttate lì, sono pensate, studiate, meditate. Il tempo, che dovrebbe esser gestito come in uno scambio di battute diretto, si rivela mutevole, veloce e dinamico dando il tempo ai protagonisti di riflettere e rispondere.
Due tempi diversi, immobilità è dinamicità, ma con una base di fondo che non cambia mai: piccole verità. Immediate o meditate che siano.
E’questo che ci viene sempre rivelato. E’ questo che ci colpisce tanto dei Peanuts. E come facciamo a sapere che è la verità?
- Perché ci fa riflettere, perché dopo una risata o un sorriso non resta in noi che una profonda amarezza.
- Perché i protagonisti sono bambini! Sappiamo che i bambini non mentono. Come potrebbero? Questa scelta narrativa (conscia o inconscia?) di Schulz è potentissima. Non è un caso che fra la satira più tagliente e riflessiva ci sia quella di Mafalda.
Non puoi mentire ad 8 anni!!
E i protagonisti? Sincerissimi, certo, ma con comportamenti diversissimi fra loro: Lucy e la sua arroganza, Charlie Brown con il suo disagio, Linus e le sue innumerevoli insicurezze e Piperita Patty con il suo irriverente anticonformismo. Così diversi fra loro, così simili a noi. Le loro reazioni sono le sfaccettature del nostro animo. Ogni vignetta diventa un’amara poesia in cui Schulz è il poeta e i versi i nostri piccoli protagonisti. Tutto termina con un sorriso amaro, una reazione che lascia spazio alla consapevolezza che quelle risposte sono le stesse che non abbiamo mai voluto darci.
Ma tutto questo non basta. Non possiamo capire i Peanuts, non possiamo capirli a fondo, se non andiamo a focalizzarci sull’autore.
Schulz soffriva di depressione e ansietà, si lamentava spesso di come riuscisse ad avere pieno controllo sulla vita dei personaggi e non sulla sua. Esorcizzava le sue paure, i suoi pensieri, le sue tristezze e frustrazioni sulla carta.
E questo è il punto. Noi non stiamo leggendo storie spensierate di allegri bambini, non stiamo esplorando un mondo felice e disincantato. Ci stiamo addentrando nelle amarezze di un uomo triste. Stiamo esplorando il suo dolore.
Assaporiamo un fumetto di cruda realtà e non lo sappiamo. Noi ridiamo sulle paure e le situazioni dei piccoli Charlie Brown, Linus, Piperita Patty e non notiamo che in quelle pagine non c’è neanche l’ombra di una risata. I nostri protagonisti sono lì, con irreale serietà, malinconia e amarezza.
E noi ridiamo.
Ridiamo sulla loro sofferenza.
Non abbiamo mai capito un cazzo.
Perché puoi provare a cantare sotto un temporale, puoi provare a cercare la felicità quando tutto va male, ma quando la sofferenza ti riempie non hai energie per tirarti su.
Non puoi tirarti su.
E’ tutto così doloroso nei Peanuts che non ci sembra neanche di leggere un fumetto.
Eppure non si può essere sempre adulti, non puoi sempre essere riflessivo e amareggiato. Ci vuole un’anima fanciullesca che ci tiri su il morale. Ed ecco Snoopy.
E’ interessante vedere come, nei Peanuts, il pensiero adulto si manifesti nei bambini e i pensieri dei bambini si manifestano in Snoopy. Ogni suo personaggio, dall’ Asso della prima guerra mondiale a Joe Falchetto è la pura trasposizione del gioco infantile. La magica finzione che caratterizza ogni gioco dei più piccoli. Chi di noi non ha mai finto che il pavimento fosse lava? Chi di noi non si è mai immedesimato in un ninja, un esploratore, un campione sportivo o altro? Tutto vissuto con incredibile serietà e professionalità!
“Si mamma, non mi faccio male! Tanto è per finta!”
Ed ecco perché Snoopy entra in modo così potente nel nostro immaginario. Lui è il ricordo di ciò che eravamo, siamo noi che giochiamo alla guerra o agli esploratori. In ogni atteggiamento di questo cagnolino vediamo l’ingenuità che ci contraddistingueva, quella che abbiamo perso diventando grandi, riflessivi, pensierosi, proprio come Charlie Brown e i suoi amici!
Questo incredibile gioco introspettivo nei Peanuts è meraviglioso.
Lucy non è cattiva nella sua opinione, non ne gioisce. E chi siamo noi in questa situazione? Il povero Charlie Brown o la cinica Lucy? Magari entrambi? La risposta ci farà male.
Forza allora, sfogliamo vecchie raccolte e immergiamoci di nuovo in questo mondo, rivalutiamolo, amiamolo con uno sguardo più maturo.
I dubbi di questi bambini sono le nostre paure, le loro domande sono le stesse che evitiamo di farci e le loro fantasie sono i nostri sogni. Togliamoci gli occhiali del “sto-per-leggere-un-fumetto-simpatico” che abbiamo sempre indossato e addentriamoci in questo mondo incredibile. Senza aver paura, esorcizziamo la realtà con questi bambini, facciamoli soffrire al posto nostro e solo alla fine potremo sorridere, ma con una consapevolezza diversa.
Grazie Schulz.