L’estate degli UdM
Un’estate amara
Estate
Una parola che suscita in praticamente chiunque una voglia irrefrenabile di andare in spiaggia, esibire ora un paio di muscoli sproporzionati ora un paio di tette, selfie con drink scarlatti, verdi e arancioni, serate in spiaggia a tarda notte con gli amici, altri selfie, nottate in discoteca all’aperto e falò. Che palle.
Esatto, perché quando poco fa avevo scritto “praticamente chiunque” lo avevo fatto per un motivo.
Lasciate che vi spieghi: per un universitario che finisce di dare l’ultimo esame della sessione estiva il 7 Agosto, che non passa il suddetto esame e che ha consapevolezza del successivo appello a meno di 3 settimane dopo… tutte le mode e i relax estivi sono visti in modo leggermente diverso (con un pizzico di invidia).
Cominciamo dal principio: l’arrivo dell’estate.
Per molti universitari basta che arrivi un qualunque raggio di sole per iniziare a denudarsi e mettere in mostra il proprio corpo, poco importa se magari è Marzo e ci sono a malapena 14 gradi e mezzo. Da lì in poi è un’escalation dove la distribuzione del trash, di tette strizzate in top aderenti e addominali scolpiti nel legno assume l’andamento di una gaussiana con valore massimo verso fine luglio e valori nulli intorno alla fine di settembre. Che per le tette e gli addominali ci va anche bene, per il trash un po’ meno.
Per un povero laureando alle prese con una sessione impegnativa e con l’incubo di uno sciopero dei professori durante tutto il mese di Settembre la situazione è vissuta in modo diverso.
Riassumiamo alcuni passaggi:
- Maggio: le lezioni devono ancora finire;
- Giugno: le lezioni devono ancora finire, ma se sei fortunato forse dalla seconda settimana sei libero. Libero di fare che? Di iniziare a studiare;
- Luglio: Sveglia alle 7 e inizio de “La magica routine” che gli allenamenti di Rocky possono accompagnare solo;
- 7 e 10: Colazione nutriente a base di caffè, con un pizzico di caffè e una leggera aggiunta di caffè;
- 7 e 20: Doccia per rimuovere la patina di sudore condensato durante la notte;
- Ore 7 e 40: Afferrare i bordi del lavandino e guardarsi allo specchio scuotendo la testa venendo invasi dai pensieri, tra cui: “Guarda quelle occhiaie. Ma dove vuoi andare? Spesa. Uscire. Ho ancora dei grissini, basteranno. Maledette zanzare. Voglio una lasagna. Sembro più vecchio di mio nonno. Puzzo di ansia. Giuro che oggi compro il Vape. Guarda lì che brufolo. Toh, un altro capello bianco…”
- Ore 8.00: Studio;
- Ore 13.00: Pranzo flash a base di grissini e tonno in scatola;
- Ore 13 e 15: Studio;
- Ore 20.00: Cena con quello che riesci a trovare nel frigo o a rubare ai coinquilini;
- Ore 20 e 15: Studio;
- Ore 23: Chiusura dei libri e pianto isterico-compulsivo;
- Ore 23 e 05: Produzione nel fegato di massicce dosi di veleno osservando le foto degli amici che si divertono su Facebook e Instagram;
- Ore 24.00: Ti metti a letto, chiudi gli occhi e senti quel maledetto ronzare… “Cazzo, ho dimenticato il Vape.”
- Agosto: a meno che tu non abbia ancora qualche esame durante la prima settimana di Agosto (oh si, è successo) esci di casa e ti approcci al mondo esterno.
Un raro scatto di alcuni universitari che finalmente escono di casa il giorno dopo l’ultimo esame estivo: “Hey guarda, il sole!”
La sessione è finita!
La sessione pare esser finita e finalmente è arrivato anche il tuo momento. Dopo mesi ad invidiare i tuoi amici e le loro foto con sabbia bianca e mare cristallino, puoi finalmente fare anche tu una capatina in spiaggia mostrando a tutti la tua bella pancia bianca e le smagliature sul culo.
Il problema è che entri in un ecosistema non tuo. Da un lato ci sono bagnini, latin-lover e baristi carismatici e dall’altro ragazze dal fisico mozzafiato. E tu sei lì, nel mezzo, con un frisbee del 2010, infradito rotte e un telo mare firmato Rat-Man.
Se questa scena fosse rappresentata con un dipinto il quadro si intitolerebbe: “L’universitario che doveva rimanere a casa.”
Disagio su tela.
Capolavoro d’arte moderna.
Tuttavia riesci a scacciare la sociopatia (di cui sei composto per l’80%) e a far chiacchiere con qualcuno. D’altra parte non hai scelta. O comunichi con un qualsivoglia essere vivente dotato di coscienza o ti trasformerai lentamente in Nazgul.
E a nessuno piacciono i Nazgul.
I modelli-tipo che incontri sono all’incirca questi:
- Ragazzo che fa il simpatico all’inizio, ma poi ti rendi conto che è per prenderti per il culo più tardi acquisendo, così, punti di popolarità sulla scala sociale locale. Sei il suo investimento umano;
- Ragazza-schianto che ti guarda con sufficienza, sorride a malapena alle tue battute e che ti dice, dopo due ore e mezza “Scusa, ma ti vedo più come amico”. Il fatto che per te questa scusa non ha senso, visto che hai sempre voluto farti anche tutte le tue amiche, non aiuterà;
- Ragazzo muscoloso che contrae braccia, addominali e gambe con spasmi da bodybuilder persino per raccogliere l’asciugamano dalla sabbia. “M’è caduto l’asciugamano!! Huuuurrghh! Guarda come lo raccolgo meglio di uno che non fa palestraaahuuuurgghhhh!!!!”
- Ragazza modello “colto” che va in spiaggia per farsi vedere mentre legge Tolstoj, il Fatto Quotidiano o Dylan Dog. Tutti e tre messi sullo stesso piano culturale;
- Ragazzo del tipo “Dobbiamo assolutissimamente giocare a beach volley tutti insiemeeeh!” e che corre per la spiaggia provando a racimolare gente. Una volta che riesce a trovare dodici persone avverte tutti: “Miraccomando eh! Ah-ah! Non mandate la palla in mare che poi sia attacca la sabbia. Ah-ah!!”
Sarà il primo a mandare la palla in mare.
“Ah-ah!” - Ragazza del tipo “Dobbiamo assolutissimamente andare a vedere i ragazzi che giocano a beach volley”. Si siede lì con le amiche sotto un sole di 40 gradi per poi notare: “Essì, ma fa caldo, eh! Chi l’avrebbe mai detto!” Da quel momento in poi non farà altro che lamentarsi.
Due secondi dopo arriverà matematicamente una pallonata ai suoi piedi che le farà una doccia di sabbia e che scatenerà la sua ira. Si alzerà, si incazzerà con il poveraccio che l’ha causata e spargerà la voce a tutto l’emisfero boreale femminile che è il peggiore dei deficienti, con annessa condanna sociale per il nobile e aulico scopo della riproduzione estiva.
Ps: La pallonata l’avevi lanciata tu.
Comunque la situazione non va così male, sei riuscito a trovare qualcuno di simpatico che ti ha incluso nella sua comitiva estiva, combinazione di parole che non sentivi da quando avevi 8 anni, e, BAM, in meno di una decina di secondi hai conosciuto altre dodici persone.
Bene. Che si fa ora? Ma che domande… Ci si da appuntamento per quella sera e si va in discoteca, ovvio.
La discoteca
Finalmente giungiamo al momento che tutti aspettavamo: la discoteca.
Capita qualche volta di andarci e i comportamenti che si osservano farebbero venir voglia di iscriversi ad un corso intensivo di antropologia. L’alcool è consumato in modo incredibile, culi sudati ondeggiano sinuosi, drink vengono versati e selfie scattate di continuo. La canzoni si ripetono da anni, così come le feste a tema e le persone: si è così tanto disperati e vogliosi di staccare la spina dopo mesi di clausura che non ha neanche senso provare a nascondere tutto il malessere interiore con qualcosa di vagamente originale. Siamo ancora qua. Lo stesso “Gigi Dag“, lo stesso cocktail, lo stesso ballare esagitato, le stesse grida, gli stessi culi. Ma io no. Io mi sento solo più vecchio, più stanco, più rassegnato.
Eppure l’intenzione generale rimane: bisogna divertirsi. La droga scorre a fiumi e casse di vodka vengono svuotate, l’intenzione viene presto modificata da un centro nervoso ormai distrutto e si riflette con comportamenti degni da bonobo sotto LSD.
Vediamone alcuni.
Ragazze che ballano
Quello che vedete voi
Quello che vedo io
Ragazze che flirtano
Quello che vedete voi
Quello che vedo io
Ragazzi che ci provano
Quello che vedete voi
Quello che vedo io
Ragazzi che vogliono fare rissa
Quello che vedete voi
Quello che vedo io
La mia faccia mentre guardo tutto questo
Quello che credo di fare
Quello che vedete voi
Siamo qundi a fine estate, la sessione autunnale è ormai fra noi e non ho idea di come concludere questo articolo.
Fate i bravi.
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UdM è una pagina nata su Facebook con lo scopo di raccogliere foto, testimonianze, problemi, avventure, denunce sociali e racconti degli studenti del Belpaese. Questa storia è stata inviata in modo anonimo via messaggio privato. Ci trovate QUA.
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