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Disinformazione scientifica – lettera aperta a Il Fatto Quotidiano e ad Andrea Strozzi

Scritto da UdM

Disinformazione scientifica

lettera aperta a Il Fatto Quotidiano e ad Andrea Strozzi

 

Salve a tutti, mi chiamo Stefano e sono uno studente di Farmacia di Messina.

Qualche giorno fa Il Fatto Quotidiano ha deciso di pubblicare un articolo che riguarda il tema vaccini e decreto vaccini scritto da Andrea Strozzi. Tale articolo, ricolmo di inesattezze, facile populismo, ma soprattutto di concetti medici fortemente ERRATI, ha suscitato in me un’enorme preoccupazione su come una verità DISTORTA possa essere portata al grande pubblico che, magari non informato in materia, possa assumerla come sacrosanta, con tutte le gravi conseguenze che ciò può provocare.

Ho scritto varie volte a Il Fatto Quotidiano e ad Andrea Strozzi.

La redazione del quotidiano non ha risposto neanche una volta alla mia lettere e alle mie successive richiesta e l’autore dell’articolo mi ha dapprima promesso di leggerla e, dopo un mese, incalzato dalle mie domande, mi ha risposto deridendomi e chiedendomi se pensavo che lui potesse essere “al mio servizio”.

La mia lettera, volta a mettere in chiaro da un punto di vista medico e scientifico le inesattezze pubblicate con l’articolo di Strozzi non ha quindi ricevuto né un feedback né uno spazio. L’articolo in questione, d’altra parte, rimane tranquillamente online con migliaia di condivisioni, commenti e la divulgazione di falsità scientifiche rimane impunita.

Questa è la mia lettera

“Carissimo Andrea Strozzi, innanzitutto voglio ringraziarla per il suo articolo su Il Fatto Quotidiano sul tema Vaccini, che sicuramente apre molti orizzonti di riflessione la qual cosa lo rende a priori utile per la nostra società.

Sono un ragazzo di 24 anni che frequenta la Facoltà di Farmacia di Messina; non un laureato quindi, né uno scrittore, tantomeno un giornalista. Perdonerà quindi, ne sono sicuro, i miei possibili errori di sintassi e punteggiatura, ma ho sentito il dovere, come lei, di rispondere alla sua visione delle cose proponendo il mio punto di vista. Non vorrei (e spero di riuscire nel mio intento) dare una opinione che sia no-vax oppure pro-vax, ma semplicemente argomentare alcune sue affermazioni su cui non mi trovo in accordo.

Innanzitutto, il suo imprinting accademico, per quanto possa portare ad un sano, ed importante aggiungerei, esercizio del dubbio, non vedo come possa farvi valutare una scelta che si colloca al di fuori della sua Laurea in Scienze Statistiche ed Economiche. La suddetta Laurea, ad esempio, non le permette di dire che il virus HBV, responsabile dell’Epatite B, “si trasmette per via sessuale”. Non voglio fare la parte del Professore, anche perché non ho i Titoli per farlo, ma vorrei ricordarle che il virus HBV si può trasmettere per contatto su mucose, ferite, lesioni e tagli con oggetti infetti; con oggetti che creano microlesioni cutanee (tagliaunghie e rasoi infetti); per via transplacentare dalla madre al feto; per contatto (raro) con animali portatori come blatte e animali di fogna; ed infine sì, anche per via sessuale. Vorrei inoltre ricordarle che circa il 30% delle segnalazioni di epatite B non può essere associato ad alcun fattore di rischio identificabile [https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8392167].

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Detto questo, potrà Lei fare un calcolo della “propensione al rischio” che avrà sua figlia ad affrontare situazioni del genere nell’arco della sua vita? E potrà averne la certezza, semplicemente calcolando lo “stile di vita che PRESUMIBILMENTE caratterizzerà il suo futuro”? Perché è questo quello che fa la differenza, la certezza. Certezza che non può avere, anche dall’alto della sua Laurea in Scienze Statistiche ed Economiche.

Certo, nessuno come dice lei ha qui delle certezze; né i no-vax né i pro-vax. Oppure sì? Vorrei ricordarle, che se lei oggi può affermare che l’Italia è “polio-free”, è grazie allo sforzo immane guidato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’UNICEF e dal Rotary International, intensificatosi a partire dal 1988. Questa sì, è una certezza, che mi conferma lei stesso citandola nel suo articolo. Ma vorrei rispondere anche alla domanda che segue: perché l’antipolio è una vaccinazione obbligatoria nonostante l’Italia sia “polio-free”? Vorrei ricordarle che, anche se il poliovirus è stato eradicato in gran parte del Mondo, esiste ancora oggi come ceppo selvaggio e crea un rischio permanente in caso di importazione dovuta a fenomeni di immigrazione (fenomeno preponderante ai giorni nostri che, converrà anche lei, non si può certo sottovalutare). Certo, questo rischio è minimo, direi inesistente, nelle comunità con ALTA COPERTURA VACCINALE. Ecco il motivo per cui ancora oggi l’antipolio è una vaccinazione obbligatoria.

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Mi sembra poi alquanto pretestuoso il parallelismo per cui la presenza di un Indennizzo statale per i danni dei vaccini sia la prova che questi siano dannosi. Voglio proporle un paragone ugualmente forzato: la presenza di un indennizzo per gli infortuni sul lavoro ci dà la certezza che questi siano pericolosi?

Esattamente, certezza. È forse la parola più ricorrente, ma è quella che cerchiamo, io, lei, i no-vax ed i pro-vax, tutti quanti. Così come mi sembra forzata la visione molto populistica del “braccino” di sua figlia “sforacchiato” o del suo corpo “riempito di porcherie”. Potrei mostrarle le foto dei bambini che attraversarono le atrocità, quelle sì, del Vaiolo, prima che questo fosse eradicato grazie alla vaccinazione globale, ma preferisco evitarlo. Lei dice “non mi interessa sapere chi ha ragione chi ha torto”. Potrei accettarlo, ma parzialmente. Perché a me interessano le conseguenze di questa frase. A lei interessa unicamente la salute di sua figlia, ma può utilizzare la parola UNICAMENTE solo fino al momento in cui lei non dovrà entrare all’interno di una comunità in cui passerà un terzo della sua giornata, per quasi tutto l’anno. Perché a me interessa che mia figlia sia al sicuro nel condividere questo tempo con sua figlia, con la figlia di Tizio, con la figlia di Caio. A me interessa che se sua figlia si tocca una ferita con le dita, e poi venga a contatto con la mia, io non debba perdere notti insonni temendo il peggio. Oppure lei mi può dare la certezza assoluta che questo non avverrà? Questa certezza, purtroppo, non può darla nessuna Laurea esistente.

Non voglio, come vede, starnazzare, né insultarla, ma vorrei in conclusione dirle due cose. Innanzitutto, che non avere più capi né padroni non significa, obbligatoriamente, schierarsi dalla parte dei “Bastian contrari” verso di essi, non mantenendo un minimo di obiettività. Infine (e la cosa forse mi sta più a cuore perché la sto vivendo in prima persona), vorrei ricordarle che quello che lei chiama “pergamena appesa al muro” è molto più di un pezzo di carta. Quel pezzo di carta è impregnato di sudore, di sacrifici, di rinunce, di sorrisi e delusioni. Ma non solo mie, no: dei padri e delle madri, dei nonni, dei fratelli, delle sorelle, dei cugini, delle fidanzate, dei fidanzati e di tutte quelle persone che stanno accanto ad uno studente come me e lo aiutano a non mollare in un percorso tutt’altro che facile. La invito quindi a non fare di tutta l’erba un fascio perché c’è gente che, come me, ci sta mettendo la faccia.

La ringrazio per i suoi spunti di riflessione e per la sua attenzione.

Cordiali Saluti, Stefano Scambia.”

 

Tale lettera non ha ricevuto risposta ed è stata pubblicata sul blog Inchiostro alla Spina e in sinergia con la pagina l’Universitario di Merda, per promuovere una sincera divulgazione scientifica da parte di chi, tutti giorni, deve affrontare con sacrifici e impegno colonne di libri, appunti e pubblicazioni per raggiungere l’agognata laurea: gli studenti universitari.

Riprendiamoci i nostri spazi.

Uniamoci contro la disinformazione.

Facciamoci sentire.

#UniversitariUnitiPerLaScienza

 

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UdM è una pagina nata su Facebook  con lo scopo di raccogliere foto, testimonianze, problemi, avventure, denunce sociali e racconti degli studenti del Belpaese. Ci trovate QUA.

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L’Universitario di Merda nasce in modo fortemente autoironico nel 2014 con l’obbiettivo di diventare sia Bibbia universitaria sia una raccolta quotidiana di testimonianze reali, specchio di una parte di società che naviga tra l’invisibile e il volutamente ignorato dalla maggior parte dei mass media: gli universitari del Belpaese.

1 Comment

  • Bravissimo Stefano!
    Ta l’altro, un laureato in scienze statistiche che contesta i possibili rischi connessi con le vaccinazioni e che invece confida nel “presumibile” stile di vita che caratterizzerà il futuro della bambina, non mi sembra dimostrare di aver capito granché del senso di “dubitare” (che è alla base del metodo scientifico).

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