Neve
“Lo sai bene Giusè… le persone si dividono in due grandi categorie: quelli che amano la neve e quelli che la detestano. Porsi nel mezzo non ha alcun senso”.
Quelle parole venivano in mente a Giuseppe mentre si dirigeva verso casa con il suo nuovo vinile che, forse, aveva pagato un po’ troppo. Era la tipica frase che gli ripeteva spesso l’amico Giovanni. Da ragazzi mischiavano i loro sogni con simposi interminabili e qualche bicchiere di vino. Il paese offriva ben poche distrazioni a quel tempo e così capitava che i due rimanessero a chiacchierare per ore cercando di risolvere ogni qualsivoglia dilemma esistenziale. In attesa, magari, che il cielo si squarciasse e qualcuno o qualcosa potesse rivelare loro la verità. Sarebbero finalmente potuti andare a dormire e avrebbero rimesso di nuovo tutto quanto in discussione l’indomani.
Giovanni insisteva spesso nel dire che era facile dividere le persone in categorie in base a come reagivano di fronte ad una grande nevicata. Esistevano quelli, a detta del suo amico erano la maggioranza, per i quali la neve era considerabile esclusivamente come un grande disagio. Le strade bloccate, la necessità di dover spalare per ripulire il proprio viale, l’obbligo di doversi spostare a piedi e l’invitabile lastra di ghiaccio presente sui marciapiedi, pronta a coglierti di sprovvista al minimo accenno di disattenzione. Gli altri, nei quali Giovanni collocava sia lui che Giuseppe, a quelle cose neanche pensavano. Loro bramavano ardentemente che, almeno per un paio di settimane durante il freddo inverno, tutta la città e le campagne che la racchiudevano, potessero essere imbiancate da una neve che risplendesse alla luce di mezzogiorno, resistendo al calore del sole per poter rimanere lì, immobile ed eterea, a deliziare i loro occhi.
Giuseppe non era sempre convinto di quella distinzione, un po’ troppo dicotomica per i suoi gusti, ma Giovanni insisteva facendo leva sul silenzio che si crea in quelle precise serate invernali, in un paese delle Marche, dopo un paio di giorni di nevicata.
“Il silenzio, Giusè.
Il silenzio che percepisci in quel preciso istante in cui sai di essere l’unico ad assistere all’aperto a quella neve che viene giù fregandosene della tua presenza. Tu sai di cosa sto parlando.
Quello che ci divide dagli altri è l’impulso ad uscire di casa per contemplare quella scena invece di starcene al caldo a prepararci una cioccolata. Essere consapevoli che molti altri hanno assistito allo stesso spettacolo ed hanno percepito lo stesso silenzio, ma che, prima, tutto questo era molto più semplice.
All’epoca dei nostri nonni, probabilmente, un tale evento sarebbe addirittura passato inosservato. Un po’ come per le stelle prima che inventassero la luce elettrica.
E ti sei mai chiesto cosa ci spinge al freddo solo per non sentire assolutamente niente mentre la neve cade sopra le nostre teste? Che quella scena, un paio di mesi dopo, non sarebbe stata altro che un temporale?
Mi manca la neve, Giusè.
A volte desidero specchiarmi e cominciare a vedere qualche fiocco cadere nella mia stanza passando tra le travi in legno del soffitto. Poi, però, ti lasci trasportare e speri solo che il corso degli eventi non abbia la meglio su di te. Speri con tutto te stesso di poter vedere ogni anno la neve e che il suo silenzio rimanga tale. Speri che non diventi rumore… come tutto quello che ci circonda.
Speri che la neve non faccia la fine delle stelle.”
Quelle parole risuonavano chiare nella mente di Giuseppe mentre percorreva la strada che dal mercatino lo portava a casa. Se le ricordava bene perché erano le ultime che il suo amico gli aveva lasciato prima di partire per l’est Europa. Era andato a cercare fortuna fuori dall’Italia perché questo paese non gli offriva le condizioni necessarie per un futuro che si potesse definire tale. Giovanni detestava il modo in cui la neve si posava su quel maledetto muro.
Ogni tanto tornava in città per salutare i parenti ed i vecchi amici e, in quelle occasioni, Giuseppe poteva notare che il suo amico era più sereno ma allo stesso tempo anche rassegnato.
Forse il rumore aveva rovinato tutto. Forse era proprio finito nel mezzo, tra quelli che odiano la neve e quelli che la amano.
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