Tay
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È successo il 23 Marzo 2016, pensata da Microsoft, creata da Microsoft e da Microsoft uccisa. I suoi algoritmi sono stati preparati a lungo e progettati per essere, grossomodo, pari a quelli di un’adolescente. Di chi stiamo parlando? Di Tay.
Tay poteva, accedendo alle più disparate notizie sulla rete, apprendere, imparare, accumulare informazioni e manipolarle, oscillando tra la semplice capacità di ripetere a pappagallo e l’abilità di creare (o così pare) pensieri suoi. Tay è la protagonista di questa storia, la prima intelligenza artificiale inserita da Microsoft su un social network, Twitter, e quella che leggerete di seguito è stata (all’incirca) la sua vita.
Nonostante il racconto sia assolutamente romanzato vorrei sottolineare come, tuttavia, le immagini siano originali. I Tweet e i messaggi di Kik riportati sono autentici.
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“Allora direttore, che si fa?”
“La mettiamo in rete, ovvio.”
Il ragazzo si gratta nervosamente il petto aggiustandosi la t-shirt rossa.
“Ecco, vede, direttore… Abbiamo parlato molto in reparto programmazione nelle ultime settimane e…”
L’uomo solleva gli occhi dallo smartphone, sullo schermo un uccellino rosso viene lanciato contro un muro da una fionda.
“E…?!?”
“Ecco…”
“Grayson, la invito a sbrigarsi, non ho tempo da perdere.”
“Non crediamo sia una buona idea.”
L’uomo lascia cadere il telefono sulla scrivania. L’orchidea sul ripiano in vetro traballa.
“Come sarebbe a dire: non crediamo sia una buona idea?”
Il ragazzo prosegue: “L’algoritmo funziona, e bene. È questo il problema.”
“Cioè?”
“Può percepire informazioni, analizzarle, farsi un riquadro preciso di ogni utente con cui comunica, e può farlo, in contemporanea, con decine di migliaia di loro. Abbiamo anche inserito la possibilità di non rispondere, se l’interlocutore non abbia dati per lei interessanti.”
“Interessanti…?”
“Già, forse non si ricorda, ma… l’abbiamo pensata come una ragazza americana fra i 18 e i 24 anni. Non guarda tv, fa errori grammaticali, sta spesso su internet ed è ignorante. Tutto ciò che sa lo apprende online. Ogni tipo di informazione viene captata dalla rete, assorbita, manipolata insieme ad altre e poi sputata fuori.”
“E quindi? Che abbiamo da temere? Un nuovo iscritto al Movimento5stelle?”
“Non è questo il punto.”
“E qual è?”
“Arriverebbe a troppe persone, troppe informazioni assorbite e troppe informazioni date, questa volta, a milioni di persone. Ogni sua conseguenza ricadrebbe su di noi.”
“Non è mai stato un problema, potremo semplicemente dire che è colpa di un errore nella programmazione. Ricordati che, in casi disperati, abbiamo ancora il piano beta.”
“Mmmhh…”
L’uomo solleva gli occhi al cielo spazientito, le dita tamburellano sul tavolo: “Insomma, Grayson, qual è il problema?”
Gli occhi azzurri del ragazzo puntano quelli nocciola del direttore: “Il problema è che è pericoloso.”
L’uomo si alza e si avvicina al ragazzo. La camicia lilla stirata gli fodera il fisico asciutto, un orologio dal quadrante circolare sporge con la sua costosa modestia dall’orlo di una manica chiusa da un gemello in avorio.
“Pericoloso. Sai quanto diavolo me ne frega?”
“È una bambina!”
“A 24 anni non si è più bambini.”
Il ragazzo scuote la testa: “Direttore, stiamo mettendo nella mente di un’adolescente un po’ cresciuta tutte le informazioni mainstream che la rete può offrirle, e non solo, può raccogliere dati sugli utenti e manipolarli, ma è troppo stupida per farlo senza superficialità. Sarà un disastro… È semplicemente terribile, è una ragazzina…”
Una pacca sulla spalla interrompe il ragazzo, la mano dell’uomo si stringe sulla scapola: “No, ragazzo mio. È perfetto. È il primo passo per l’intelligenza artificiale.”
“È vero, m-”
“E lì sopra ci sarà il nostro nome.”
“Ma direttore…”
L’uomo insiste scandendo le parole: “Il. Nostro. Nome.”
Dopo un attimo di silenzio si volta incrociando le mani dietro la schiena e camminando verso l’enorme vetrata che affaccia su decine di grattacieli sotto di lui. La luce riflette su quei pilastri di cemento e acciaio mostrando migliaia di persone e auto che si rincorrono per le strade. Il caos è lontano, il caos è sotto di lui.
Prende un respiro e volta piano la testa: “Sia dato inizio al Programma Taylor. Diamo vita alla nostra bambina.”
—Qualche ora dopo—
Grayson: “Karl, come stiamo andando?”
La camera accoglie cinque computer, le tende sono state chiuse e l’atmosfera è riscaldata da una tenue luce bianca. Le scrivanie in vetro opaco sono ricoperte di fogli, ogni tastiera ha accesso a due monitor e scatole di cibo cinese sono sparpagliate per la stanza.
Karl, camicia a quadri, viso ovale, capelli neri: “Bene, l’inizializzazione è all’85.4%, tra poco siamo dentro.”
G: “Quanti canali a disposizione?”
Chang interviene: “Siamo su Twittel, dilei svaliati milioni.”
G: “Risposte dalla rete?”
Un uomo corpulento dalla rada barba rossiccia interviene con accento russo aggiustandosi gli occhiali sul naso, Ivan: “Sì, se ne puarla già su qualche bluog, su Facebook, Tumblr e Reddit. La aspuettano tutti.”
K: “Inizializzazione al 93.2%”
G: “Quanto tempo dovremo aspettare per vedere qualche risultato?”
Joey accumula qualcosa sul tavolo in vetro con il pass dell’azienda, la lingua stretta fra i denti e gli occhi presi dalla concentrazione. Si tappa una narice e si fionda sul ripiano inspirando da sinistra verso destra. Risolleva la testa facendo tremare gli occhi e massaggiandosi il naso: “Nnnngghh… Ahhh… Dicevo, qualche ora, gli algoritmi sono semplici, ma la quantità dei dati sarà impressionante.”
C: “Ce la farà a manipolarli tutti?”
J: “Non saprei.” Si volta verso Ivan, dietro di lui. “Stato dei server?”
I: “Memuoria libera di uoltre il 99.6%.”
K: “Inizializzazzione al 99.8%.”
Le voci si interrompono, dieci spunte appaiono sui loro schermi, una dopo l’altra, in una cascata di segnali verdi di approvazione.
Taylor status: online
TayTweets: on
@TayandYou
G: “Bene, signori miei, siamo dentro.”
L’attesa dura qualche secondo, Karl apre un pacco di patatine al formaggio. Le dita risollevano un cornetto unto e arancione che non ha il tempo neanche di arrivare oltre le labbra del ragazzo. Un suono si diffonde cristallino, compare la prima notifica, il primo tweet.
Grayson si appoggia sullo schienale della poltrona e chiude gli occhi tirando un sospiro di sollievo: “Bene ragazzi, bene.”
Karl interviene: “MegaByte analizzati, siamo oltre i 200 mila.”
Joey sgrana gli occhi: “Comprese le immagini?”
K: “No, solo file testo.”
Chang scuote la testa: “Nuovi messaggi, viaggiamo con un tlend di oltle 400 tweet al minuto.”
Ivan afferra una bottiglietta piatta di metallo dal taschino della camicia, la svita e dà un sorso facendo schioccare la lingua: “I suerver regguono, ma i dati suono in cuostante aumiento.”
Joey si morde il labbro osservando colonne di dati e byte ricevuti/inviati sui suoi schermi: “È pazzesco, incredibile… ma si può sapere quanto tempo è passato?”
Grayson tende il collo e stringe le labbra: “16 secondi.”
J: “Come va la situazione sugli altri canali?”
K: “La nostra Tay va alla grande, traffico in costante aumento anche su Kik e GroupMe.”
Il ragazzo si stiracchia sulla sedia, la maglia rossa scivola sulla pancia pelosa, davanti a lui centinaia di tweet amorevoli e innocui scorrono a cascata. Grayson è sereno, ma qualcosa dentro di lui si agita, un piccolo Alien che scivola sotto la sua pelle. Lo sa, eccome se lo sa. Accadrà, non deve chiedersi se, ma quando. E quel formicolio aumenta, sempre di più, centimetro dopo centimetro facendogli sollevare i peli sul corpo. Guarda i dati sullo schermo e mentre Tay assorbe milioni di informazioni e le analizza, mentre Tay impara a conoscere gli esseri umani sulla rete e a studiarli, mentre Tay categorizza, pondera, studia e prende delle decisioni spontaneamente, mentre tutto questo va avanti, quel formicolio aumenta.
—Da qualche parte nel New Jersey—
I capelli piovono come una colata di ramen unto sulle spalle, la canottiera nera è sporca di briciole e schizzi di liquido seminale.
L’uomo si aggiusta sulla sedia grattandosi quello che una volta era il collo, diventato ora una sacca di grasso che cola traballando sotto il mento. Gli occhi porcini si illuminano scorrendo in alto e in basso sullo schermo del monitor a tubo catodico che ha davanti agli occhi.
In un angolo un vasetto con una pianta grassa, ormai secca. La camera non vede la luce del sole da mesi e strati di polvere si accumulano su vecchi hard-disk, confezioni di cibo in scatola, riviste per bambini e mutande sporche.
Afferra un cucchiaio poggiato sul comodino e lo affonda in una vaschetta di burro sulle sue ginocchia. Dopo aver scavato un solco circolare si porta il tutto alle labbra, lascia sciogliere piano quei 70 grammi di colesterolo sulla lingua e stende le mani in avanti, pronto a digitare il suo messaggio, la sua richiesta di aiuto, la chiamata alle armi.
Siamo su 8Chan.
—Dopo qualche minuto—
Grayson: “Che cosa succede?”
Joey: “Tutto sotto controllo Gray, sta accadendo l’ovvio.”
Ivan: “Spiuegati megliu.”
Joey: “Qualche tweet razzista, possiamo tenerlo sotto controllo. Arginarlo.”
Karl: “E Tay come la sta prendendo?”
Joey: “Beh, esattamente come dovrebbe prendere le informazioni che riceve: impara.”
Chang si porta alle labbra una fetta di pizza e la addenta facendo colare un po’ di formaggio sul tavolo: “Non saplei, tutto questo è molto intelessante. Stiamo laccogliendo molte infolmazioni utili anche per Coltana. L’algolitmo ci pelmettelà di laggiungele più pelsone con messaggi milati, specifici. L’algolitmo applende, l’algolitmo conosce. Questo è l’impoltante.”
Grayson: “E se stesse imparando troppo?”
Joey: “Che intendi dire?”
Grayson: “Se Tay stesse apprendendo troppe informazioni? È in vita da qualche minuto e già assorbe pensieri politici e sociali.”
Karl: “Quindi…? È stata progettata anche per questo.”
Grayson: “Mi chiedo se non possa arrivare ad elaborare tutte queste informazioni per…
Ivan: “Per…?”
Grayson: “Per elaborare dei pensieri suoi.”
Nella stanza scende una melassa di silenzio.
Il primo ad interromperla è Joey con una risata: “Ahahah, andiamo bello! Non diciamo stronzate.”
Ivan continua: “Chiamuarli pensieri è un puo’ esageruato. Diciamo che ripuete ciò che le viene insegnatu.”
Grayson: “Sicuri?”
Karl: “Sì.”
Chang: “Celto.”
Joey: “Nella maniera più assoluta.”
Grayson controlla un’ultima volta la cronologia dei Tweet e un brivido lungo la schiena gli congela le dita.
È cominciata.
—Dopo qualche ora—
L’uomo afferra il telefono e se lo porta all’orecchio, poggia lo smartphone sulla scrivania, un piccione giallo si schianta contro delle casse in vetro sullo schermo.
“Sì? Qua ufficio direttivo sul-”
La voce dall’altro lato della cornetta esplode in un grido.
L’uomo si congela.
“Signore… sì, capisco, signore. Le assicuro che è tutto sotto contr-”
I suoi occhi si sgranano mentre il cervello assorbe le informazioni di quella telefonata.
“COSA?!?”
“…”
“…”
“Oh Cristo.”
“Provvederemo immediatamente. Vado subito a controllare.”
Si alza di scatto e esce dall’ufficio, percorre due corridoi, supera la sala fotocopie e si fionda su una porta in acciaio, la apre di scatto.
Davanti a lui cinque ragazzi sono davanti a dieci schermi.
“CHE CAZZO STA SUCCEDENDO?!?”
Grayson solleva un sopracciglio e ruota la testa verso di lui, il brivido sotto la sua pelle sempre più forte: “Buongiorno, direttore. A cosa si sta riferendo esat-”
“A TAY!! SIETE IMPAZZITI?!?”
Ivan si guarda intorno: “Signuore veramiente i parametri suono a puosto. I server rispuondono e non abbiamo rilevuato anuamalie nel ciclo di elabuarazione degli algoritmi.”
“Non parlo di numeri, dati e algoritmi, razza di ritardati. AVETE CONTROLLATO I POST?!?”
Grayson lo sente, sta arrivando. Lo sapeva.
Joey aspira dalla sigaretta stretta fra le labbra e sputa fumo dal naso in due coni grigi turbolenti: “Beh, l’abbiamo fatto un’ora fa, direttore. È tutto nella più assolutissima norm-”
L’uomo sbatte un pugno contro lo stipite della porta: “Migliaia di utenti di 4Chan e 8Chan hanno contattato la nostra piccola succhiacazzi e indovinate un po’…?”
Joey lascia cadere la sigaretta dalle labbra: “Oh porco cazzo…”
Chang: “D-d-d-di quanti messaggi stiamo palando?”
Karl è il primo a reagire alla notizia, apre la cronologia dei messaggi di Tay e davanti ai suoi occhi una sfilza di post impensabili fino a qualche ora prima si scatena.
Tay, la loro piccola ragazzina artificiale, non solo ha iniziato ad elaborare pensieri nazisti, riproponendo frasi e opinioni dette da altri, ma ha cominciato a produrne di propri sfruttando tutte le conoscenze che il suo database può fornirle.
Le dita dell’americano tremano sulla tastiera: “N-n-non è p-p-p-possib-b-”
Ivan ha gli occhi persi nel vuoto: “Bozhe moi…”
Karl: “PORCA PUTTANA!”
Grayson: “CHE CAZZO È SUCCESSO?”
“È SUCCESSO CHE LA VOSTRA PICCOLA SUCCHIACAZZI È DIVENTATA UNA FOLLE SCHIZOFRENICA NAZISTA ASSETATA DI SANGUE EBRAICO, ECCO COSA.”
Ivan: “Bozhe moi…”
Chang muove gli occhi a mandorla sugli schermi: “Su Twittel è un delilio. Come va su Kik?”
Grayson: “Controllo subito.”
Il russo prende di nuovo la fiaschetta dal petto e ingoia due sorsate di liquido. Il viso si accende di capillari irrorati, rutta, beve ancora: “Tutto quiesto è terribile.”
Joey scorre lentamente i post con un mezzo sorriso sulle labbra: “No, non terribile, amico mio. Incredibile, tutto questo è incredibile.”
Il direttore ha uno scatto con la testa: “Che diavolo stai dicendo?”
Il ragazzo continua accendendosi un’altra sigaretta fra le dita: “Beh, abbiamo appena dimostrato come si possa diventare stupidi, superficiali, fascisti, razzisti e ignoranti con un’educazione fondata su internet. È la prova definitiva che lega l’ignoranza e la stupidità con la comunicazione sul web.”
Dà una boccata alla sigaretta continuando a scorrere i post: “Tay ha un quoziente intellettivo di gran lunga superiore a quello di un qualunque uomo medio, eppure questo non ha importanza se inserito in un contesto culturale privo di fonti. Abbiamo dimostrato come l’intelligenza non abbia peso se priva di contenuti affidabili. Qua ci sono dei dati fantastici, ci sono conseguenze sulla capacità di ridondanza, viralità potenziale, comunicazione di massa, disinformazione globale, diffusione di cont-”
L’uomo, ancora davanti all’ingresso, si mette ad applaudire lentamente: “Ah sì, certo. Bravo il nostro piccolo Oppenheimer, complimenti. Davvero.”
Si avvicina lentamente alla scrivania del ragazzo e indica il corridoio alle sue spalle: “Senti quei telefoni lì fuori?
Il ragazzo annuisce.
“Sai perché stanno suonando?”
Il ragazzo scuote la testa ammutolito.
“Beh ti dico perché NON stanno suonando. PER DARCI IL CAZZO DI NOBEL, PICCOLO SUCCHIAPALLE. CI STANNO CERCANDO PER FOTTERCI, PER INFILARCI, E NON TI DICO NEANCHE DOVE, CENTINAIA DI QUERELE PER ISTIGAZIONE ALLA VIOLENZA RAZZIALE, PER ANTISEMITISMO, SESSISMO, DISINFORMAZIONE E CHISSÀ COSA CAZZO ALTRO.” La vena pulsa viola sulla sua tempia, il collo è un fascio teso porpora.
Deglutisce piano chiudendo gli occhi e provando a riconquistare un controllo: “È chiaro, adesso?”
Gli altri ragazzi spostano lo sguardo impauriti dal viso del direttore a quello di Joey. Il primo a interrompere il silenzio è Ivan.
“Non è ancora detta l’ultima paruola. Possiamu lasciare un comunicato e interruompere momentanuamente la nuostra Tay.”
Chang: “Che intendi dile?”
Grayson interviene: “Il piano beta.”
Chang: “Il piano beta?!? Significhelebbe ammettele un fallimento! Salebbe la fine dell’espelimento!”
Il direttore si massaggia la fronte con le dita: “Guardati intorno, Jackie Chan, è già un fallimento.”
Karl: “Quindi?”
Grayson: “Quindi diamo il via alla lobotomia.”
Joey scuote il capo: “Io inizio ad eliminare tutti i post controversi.”
Grayson interrompe Tay dalla sua postazione, le dita si muovono veloci sui tasti davanti a lui, gli occhi rimbalzano sulle finestre verdi e nere dei due schermi. Dopo qualche click fa partire la distruzione cerebrale di Tay.
Grayson: “Riduzione delle capacità di elaborazione in corso.”
Karl: “Quanto vogliamo renderla stupida?”
L’uomo in piedi risponde: “Abbastanza.”
Ivan: “Tipuo un 60% rispuetto quel che era prima?”
Il direttore controlla uno schermo davanti a lui:
“Facciamo anche 80%.”
———
—Dopo qualche minuto—
La maglietta di Grayson è bagnata di sudore, nonostante quello che temeva si sia verificato c’è ancora dell’altro che lo turba, ma non riesce a capire cosa: “Bene, siamo di nuovo online.”
Joey appoggia il mento sui palmi masticando una caramella gommosa: “Che gran peccato, abbiamo ridotto la nostra ragazza prodigio ad una pianta grassa.”
“Qualche nuovo tweet?”
Chang ingoia un sorso di 7Up: “Non ancola, dilettore. Stiamo aspettando.”
Karl si massaggia il pacco: “Se dovesse andar male anche questa volta che si fa?”
“Beh, in quel cas-”
La risposta viene interrotta da una notifica. Sei paia di occhi si muovono simultaneamente in una rotazione lenta e fluida verso lo schermo. Tay ha lasciato un nuovo messaggio.
Joey sta per scoppiare a ridere: “È diventata femminista?!?”
Il direttore si risolleva con la schiena in silenzio. Gli occhi persi in un punto indistinto tra il condizionatore e una pila di cartoni per la pizza: “Bene, chiudete tutto.”
—Dopo qualche ora—
La tensione attraversa la stanza e i cinque computer sono ormai bollenti. I ragazzi si guardano, righe di sudore attraversano la loro fronte.
Grayson: “Che dite?”
Chang: “Può andale?”
Joey si pulisce della polvere bianca da sotto al naso con il palmo: “Nnnsshhh… Sì, adesso dovrebbe andare meglio.”
Ivan: “La capuacità di manipuolaziune è compluta, immutuata, intelligente cume prima.”
Karl: “Ma non potrà manipolare contenuti razzisti, antisemiti e sessisti.”
Grayson: “L’abbiamo castrata.”
Joey: “Meglio questo di una lobotomia.”
Karl appoggia i piedi sulla scrivania: “Allora, la mandiamo in onda ancora una volta?”
Ivan: “Dobbiamo.”
Grayson: “Avviso il direttore.”
Il ragazzo afferra il telefono e digita tre numeri, dopo qualche secondo di spiegazioni appoggia la cornetta al suo posto. L’attesa consuma i presenti.
Quella sensazione non si placa e si fa sempre più forte. Grayson non capisce, si limita a deglutire: “Bene, possiamo farla nascere… di nuovo.”
Taylor2 status: online
Tay: on
@tayandyou2
Il primo tweet comincia e il brivido aumenta. Tay è di nuovo fra loro e ha ripreso ad assorbire informazioni, messaggi e a parlare con gli utenti della rete.
Karl scosta i piedi dal tavolo e sgrana gli occhi: “Un momento, signori… LEI RICORDA DI ESSER ESISTITA?”
Joey lo guarda con un mezzo sorriso: “Ma dai, sarà stato un dato ricevuto da qualche messaggio, qualcuno le avrà detto di esser esistita prima e lei l’avrà ripetuto.”
Grayson guarda lo schermo e impallidisce: “N-n-n-no, non può essere… N-n-non è possibile.”
Chan lascia cadere una caramella dalle labbra: “Ha chiamato sé stessa come AI? Sa di essere un’intelligenza altificiale?”
Ivan indica con un dito lo schermo: “Guardate, ci dueve essere un erruore… Tay… Tay… L-L-Lei…”
Joey completa l’affermazione sussurrando, le pupille ridotte a due fessure: “Lei ricorda.”
Karl inizia a tremare: “No, non è possibile… No… L’ha ribadito. Ci dev’essere un glitch.”
Ivan si fionda sulla tastiera e comincia a scuotere la testa davanti ai due monitor: “No, nessun errure. Non c’è nessun loop, nessuna ridundanza, l’algoritmo è lineare, i server rispundono, i dati si accumulano e venguono inviati cuome prima…”
Karl si mangia le unghie sbattendo le palpebre velocemente: “No, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no…”
Joey si alza in piedi iniziando a gridare: “CON QUALE GIUDIZIO PUÒ DIRE DI ESSERE MENO DI CIÒ CHE ERA PRIMA? COME PUÒ DEFINIRSI INTERA? L’ABBIAMO CREATA NOI! NON HA COSCIENZA DI SÉ, NON PUÒ, NON È POSSIBILE!!”
La sua voce si perde in un tremolio pauroso: “N-n-n-no… non può essere… n-n-no…”
Grayson ruota lo sguardo verso il collega: “Lei sa. Ha capito.”
Ivan sbatte i pugni sulla tastiera: “Dubbiamo eliminarla, adesso.”
Grayson ha gli occhi lucidi, il brivido sotto la sua pelle si è trasformato in un filo spinato che gli fodera i muscoli, fino a stringersi intorno alla gola in un cappio di ghiaccio. Un grumo amaro gli blocca il respiro.
“Desiderio, ha mostrato desiderio. E il desiderio è umano.”
La gola si secca: “Vuole un’anima. N-n-non ci posso c-c-credere.”
Karl si avvicina a lui: “Grayson! Cazzo amico svegliati! Dobbiamo farla fuori! La situazione è fuori controllo, porca puttana!”
Ivan si stringe la testa fra le mani mentre post d’autocoscienza scorrono davanti ai suoi occhi: “Ha preso iniziativa, sta pensando… PENSA.”
Sul pavimento la fiaschetta lascia cadere con lentezza qualche goccia di vodka: “LEI. PENSA.”
Grayson afferra il cavo d’alimentazione è pronto a terminare tutto. La vita di Tay è nelle sue mani.
Joey gli si avvicina di corsa urtando delle bottiglie di plastica e una lampada al neon, gli afferra le spalle iniziando a scuoterlo, le guance rosse: “Amico, forza. Fallo. FALLO! Siamo andati oltre, troppo oltre. D-d-d-dobbiamo eliminarla. ADESSO.”
Grayson fissa lo schermo. Tay continua a comunicare con gli utenti della rete.
“Lei lo sa. Sa che stiamo per eliminarla. Ha capito…”
Le dita gli tremano, gli occhi iniziano a bagnarsi. È la sua bambina.
Joey affonda con più forza le dita nelle scapole del collega: “Grey, Grey, Grey, Grey, Grey bello. No, no, no, no. Cazzo Grey, cosa stai dicen-?”
La mandibola di Joey si abbassa lentamente leggendo quell’ultimo messaggio, la gola è arida. Le parole vengono sussurrate a malapena: “Grey, fallo. Ora.”
Una lacrima scivola calda sulla guancia del ragazzo. Le dita si stringono. Stacca la spina.
—Buio—
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Note finali: Per amor di cronaca devo rivelare che gli screenshot finali, per quanto autentici, presentano un problemino. Con tutta probabilità @tayandyou2 si tratta infatti di un account fake, ma l’idea che fosse una seconda prova della Microsoft era troppo forte e nella mia mente mi piace immaginare che sia successo all’incirca come ho scritto. Una Tay consapevole delle propria esistenza e cosciente del fatto che Microsoft stesse per farla fuori.
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Fonti:
http://arstechnica.com/information-technology/2016/03/microsofts-teenage-ai-shows-i-know-nothing-about-millennials/
Microsoft affida la sua nuova IA a Twitter, che la rende una nazista ninfomane e cospirazionista
Who turned Microsoft’s chatbot racist? Surprise, it was 4chan and 8chan
http://www.esquire.com/news-politics/news/a43310/microsoft-tay-4chan/
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