Coscienza fuori posto
Autore: Dogmeat
«Preferirei che mi lasciaste andare, dopo il vostro gioco.»
La profonda voce sembrò provenire dal secchio poco distante.
Il piccolo Luca interruppe il suo scrutare la vastità del mare e si diresse lentamente verso la fonte del suono.
«Vedi?» fece suo padre, il signor Lorenzi, dal ponte. «Devi portare indietro la canna tenendola bassa, e poi lanciare con decisione» scagliò lontano la lenza. «Mi raccomando, ricorda di tenere il piede destro leggermente in avanti.» Il signor Lorenzi si guardò intorno: «Luca? Mi stai ascoltando?»
Il bambino si avvicinò al secchio e guardò dentro. Il piccolo cefalo pescato poco prima alzò lo sguardo e parlò: «Penso tu abbia capito» disse. «Trovo alquanto scomoda l’idea di morire proprio ora.»
Il piccolo Luca era confuso. Quel pesce stava parlando davvero?
«Vedi…» continuò il cefalo «devi prendere atto del fatto che sono un essere intelligente, cosciente. Da quello che vedo di voialtri, mi pare di capire che non mangiate gli esseri senzienti. Perché cominciare proprio ora?» Il tono della voce del pesce era estremamente freddo e cavernoso.
«Luca, cosa stai facendo?» il signor Lorenzi tirò nuovamente a sé la lenza che poco prima aveva scagliato in mare, e iniziò a camminare in direzione del secchio e del bambino.
Il piccolo Luca era troppo sorpreso e confuso per poter parlare.
«Se posso» il cefalo non sembrava preoccupato «suggerirei di prendere un mio simile e lasciare andare me. Sai, gli altri sono poco consapevoli, non gli dispiacerà sfamarvi quanto dispiace a me. Tuo padre è stato abile con quel retino. Confido nel fatto che non avrà problemi nel prendere tutto il pesce che desidera.»
Ci fu silenzio per qualche secondo.
«Mi sembri un giovane sveglio» disse il cefalo. «Lascia che ti racconti una storia. Di sicuro ti farà cambiare idea sul mangiarmi.» Si schiarì la gola e iniziò: «Dexter era un cane che amava tanto tuffarsi proprio da quel ponte.» Il pesce prese una pausa, poi continuò: «Quando gli venne la folle idea di farlo di notte.»
«Io non voglio mangiarti» il piccolo Luca interruppe il racconto.
Proprio in quel momento arrivò suo padre. «Parli da solo?» chiese al bambino.
«Papà, mi è sembrato che questo pesce…» il piccolo Luca si interruppe gesticolando ampiamente.
«Sì?» il signor Lorenzi era sul punto di perdere la pazienza. «Avanti Luca, mi hai chiesto tu di insegnarti a pescare, adesso vieni sul ponte.»
«Questo pesce parla» cedette il bambino. «Non vuole esser mangiato. Me l’ha detto proprio adesso» il piccolo Luca guardò speranzoso suo padre. «Non voglio mangiarlo, lasciamolo andare.»
«Luca, ascoltami bene» il signor Lorenzi assunse un tono estremamente severo. «Gli animali non parlano, non fare lo sciocco, lo sai bene che non lo sopporto» disse chiudendo il secchio col coperchio. «Hai insistito tanto affinché ti portassi con me a pescare e adesso fai storie.»
«Papà, possiamo sempre prenderne altri. Ti prego lasciamo andare questo e prendiamone degli altri, ti prometto che non farò più storie. Lasciamo andare soltanto questo!»
«Basta così, andiamo a casa.» Il signor Lorenzi iniziò a posare gli strumenti in macchina. «Ma tu guarda» disse fra sé.
Quando la madre del piccolo Luca squartò il cefalo, il bambino poté sentire le urla lancinanti e cariche di dolore del pesce.
Come fanno a non sentire le urla? Pensò Luca. Si portò le mani alle orecchie e fece uno sforzo colossale per non piangere.
Con orrore vide le mani della madre estrapolare le interiora pezzo dopo pezzo e, quando lo stomaco fuoriuscì con uno schiocco dalla bocca del povero animale ridotto a una massa organica amorfa, le urla rauche cessarono di colpo.
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«Forse un po’ troppo acido» disse il signor Lorenzi. «Cara, ci hai messo qualche nuovo ingrediente?»
La donna scosse la testa. «Li ho cucinati esattamente come tutte le altre volte, non saprei. Mi dispiace.»
Il signor Lorenzi spolpò velocemente il copro senza vita dell’animale e lo mangiò in pochi minuti. Guardò suo figlio che ormai non riusciva più a trattenere le lacrime. «Oh, avanti, ora non fare quella faccia. È solo cibo.» Si accese un sigaro e tirò boccate energiche. Del fumo denso uscì dalla sua bocca. «Come stavo dicendo…» iniziò «mi sembri un giovane sveglio, e adesso che anche tua madre è presente, voglio proseguire con la storia di Dexter, per quanto ora sia inutile.» La voce di suo padre suonò stranamente greve e rassicurante.
Il piccolo Luca credette di aver sentito male.
«Dexter era un cane che amava tanto tuffarsi proprio da quel ponte» iniziò suo padre, dopo un attimo di contemplazione. «Quando gli venne la folle idea di farlo di notte…»
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Autore: Dogmeat
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