“L’università italiana è solo teoria e zero pratica!”
Quante volte abbiamo ascoltato affermazioni di questo tipo? Tante, forse troppe. Sebbene si possa dire molto a riguardo e nonostante ci siano dei fondi di verità in questa frase non è detto, però, che la situazione sia sempre la stessa. Basti pensare alla Formula SAE, al progetto 1001VELACUP o all’EUSPEN CHALLENGE, attività che già da molti anni permettono a numerosi atenei italiani di far lavorare i propri studenti su progetti d’avanguardia come l’ideazione e costruzione di un’auto da competizione, studio di energie e materiali rinnovabili, e ingegneria di precisione tramite nanotecnologia in un’ottica di competizione e interesse internazionale.
Parlando di innovazione e di giovani non si può, a questo punto, non citare una delle più interessanti nuove attività degli ultimi anni: il Progetto Skyward. Nato nel politecnico di Milano nel 2012 da una decina di ragazzi residenti nella stessa residenza studentesca e con la comune passione per l’astronomia e l’ingegneria aerospaziale il progetto si chiamava inizialmente ASMA. Il progetto ASMA, dopo un missile “fatto in casa” ed esploso in cielo si è spostato in una sede più idonea: banchi e laboratori dell’università. Qua, dopo essersi espanso e aver aperto collaborazioni con i professori del dipartimento di Ingegneria Aerospaziale, ha preso il nome di Skyward e nel giro di un anno è riuscito a raddoppiare il numero dei propri membri.
La storia prosegue fino ad oggi, novembre 2015, con più di 50 menti all’attivo, tre lanci effettuati con successo col programma Rocksanne e nuove idee per il futuro. Abbiamo intervistato Ruben Di Battista, presidente uscente di Skyward, per farci dire di più su questo progetto.
D: Progetto Skyward Experimental Rocketry, una piccola novità tutta italiana nel lancio di missili sonda che nasce con lo sviluppo e il lancio del primo Rocksanne I-X. Innanzitutto mi complimento personalmente con voi, quello che fate è interessante, innovativo e coraggioso. Diamo adesso, però, una breve introduzione ai nostri lettori: cos’è un missile sonda e qual è il suo scopo?
R: La parola ‘missile’ tendenzialmente ha dei connotati negativi poiché viene associata all’ambito bellico. Con ‘razzo’ invece si denota soprattutto la tecnologia di propulsione, ‘a razzo’ appunto. Pertanto abbiamo deciso di definire i nostri “prodotti” dei missili sonda. Cioè dei missili assolutamente pacifici che hanno come obiettivo la ricerca scientifica e tecnologica.
D: Il progetto Skyward affonda le radici nel non lontano 2012 e poteva contare solo su una decina di ragazzi. Dopo qualche anno avete più che quintuplicato il vostro staff. Vi aspettavate tutto questo entusiasmo?
R: Quando Giovanni (il fondatore di Skyward), Michele e soprattutto Luca (attuale vicepresidente e anch’egli nel gruppo di fondatori) mi parlarono di Skyward e della sua missione non ci fu un attimo di esitazione, dovevo parteciparvi! È uno dei pochi progetti tecnici al Politecnico di Milano, aperto a tutti, che forma i partecipanti e permette loro di fare attività pratica… e poi, dai, realizzare un missile?! Sono poche le cose altrettanto entusiasmanti che si possono fare nella vita (ingegneristica) di uno studente. Quindi sì, siamo contenti che l’avventura di Skyward si sia arricchita di nuovi protagonisti e credo se lo meriti, in fondo, per quanto noi del nucleo originale di Skyward ci siamo battuti per poterla vivere.
D: Il Lilith è il piccolo cuore pulsante del Rocksanne I-X. Com’è nato?
R: Skyward ha sempre avuto come obiettivo quello di realizzare tutti i sottosistemi relativi ai propri progetti, ivi compreso il motore. Trovandoci di fronte, per la prima volta, a dover costruirne uno decidemmo per una soluzione economica e relativamente standard, dalle prestazioni contenute: un motore a propellente solido basato su una formulazione a nitrato di potassio e zucchero. È stato comunque difficoltoso sviluppare Lilith, ci sono voluti circa 20 test statici e diversi kili di propellente “cotto”, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
D: Il Rocksanne I-X è stato già lanciato tre volte, quando è previsto il lancio del Rocksanne II-X e quali sono le vostre aspettative?
R: Rocksanne I-X, per quanto la sua quota di apogeo sia relativamente bassa, è stato un grande successo. Nei lanci di Giugno 2014 lo abbiamo lanciato in meno di 24 ore per ben due volte, semplicemente ricaricando il propellente, riciclando il 90% della componentistica che era la stessa nei due lanci. R2X è ancora in fase di progettazione preliminare: ci sono diversi sottosistemi che riceveranno un corposo upgrade rispetto a R1X (vela guidata, sistema di comunicazione Canbus, motore ibrido) e sarà sostanzialmente un missile completamente diverso dal primo; ci aspettiamo di poterlo lanciare nel 2017. A Giugno 2016, invece, lanceremo Rocksanne 2α, una missile sonda che servirà per testare alcune delle tecnologie che verranno imbarcate su R2X già con un volo nel mentre che il motore ibrido HRE100K completerà tutti gli stati di avanzamento per il suo sviluppo. Monterà un motore commerciale da 40000 Ns di Impulso Totale e ci aspettiamo una quota di apogeo superiore ai 5Km.
D: Fra gli altri progetti avete anche il Cyrano. Quali altezze e obiettivi sperate di raggiungere con l’utilizzo di questo drone?
R: Il drone Cyrano è stato pensato per portare i missili della serie Rocksanne in quota, a circa 6000m per iniziare, e lanciarli da lì. In tal modo si ottengono dei benefici in termini di apogeo con incrementi anche del 90% sulla sua quota. Una volta realizzato Cyrano potrà anche essere usato con payload diversi dai Rocksanne: strumenti di ricerca scientifica, mappatura dall’alto del territorio, rilascio di cansats…
D: Un aneddoto del progetto Skyward?
R: Ricordo la prima volta che lanciammo, nel Novembre 2013. La trafila per ottenere il NOTAM dall’ENAV era stata lunga e dispendiosa e finalmente avevamo tutto pronto: missile, sito di lancio, spazio aereo riservato dalle 5AM alle 5PM del giorno successivo. Perfetto. Messo R1X in rampa, come da procedura, chiamiamo l’aeroporto di riferimento per richiedere l’autorizzazione al lancio che, all’inizio, ci viene negata poiché a loro era stato trasmesso che lanciavamo o alle 5AM o alle 5PM. I nostri documenti recitavano altro. Michele, vicepresidente all’epoca, all’udire di ciò scagliò il cellulare nella neve e ci volle quasi un’ora per ritrovarlo. Alla fine, trasmettendo i nostri documenti, e grazie al supporto delle autorità aeroportuali e militari, riuscimmo a lanciare e il resto è storia…
D: Sebbene il progetto non rientri direttamente in una competizione fra varie università del mondo (come la formula SAE) vi inserite comunque in un contesto fortemente internazionale: volete battere il record d’altezza del razzo sperimentale olandese DARE (21.5km) e la vostra stessa pagina Facebook è interamente in inglese e pubblicizza numerosi articoli di divulgazione scientifica. Siete in contatto con qualche altro ateneo fuori e dentro l’Italia? In che ottica internazionale si inserisce il progetto Skyward?
R: Proprio qualche giorno fa abbiamo organizzato un evento molto importante: l’European Aerospace Students Meeting for Experimental Rocketry 2015. Prima edizione, totalmente finanziata da noi. A questo evento hanno partecipato 5 teams da tutto il mondo che sono venuti a Milano per presentare i loro progetti e per mettersi intorno ad un tavolo insieme a noi per decidere il regolamento di una competizione europea di missilistica. Il clima europeo è molto fervido in questo campo, ci sono team universitari molto più antichi, esperti e sponsorizzati di noi. Speriamo, in breve tempo, di poter colmare il gap e proporci come team di riferimento in campo europeo.
D: Per poter accogliere con voi così tanti nuovi membri (l’associazione non sembra che aumentare) fornite anche workshop supplementari, simulazioni al pc e in galleria del vento, confronti con aziende del settore e professori a tutti i vostri membri così da permettere a tutti di poter affrontare con più competenza alcuni problemi ingegneristici. Quanto è adeguata, a vostro parere, la preparazione di uno studente di ingegneria (aerospaziale in questo caso) a poter affrontare temi pratici come la progettazione di un razzo sonda? L’università non fornisce già mezzi e conoscenze adeguate per poter approcciarsi a temi più pratici come questo? Quello che mi chiedo è, in soldoni, se stiate facendo questi corsi per colmare tacitamente delle lacune nel sistema universitario o se il progetto si articoli trasversalmente ad esso.
R: Se siamo riusciti a lanciare un missile in meno di due anni vuol dire che la preparazione fornita del Politecnico è ottima. Il mio personale parere è che resta, per mancanza di mezzi, troppo nozionistica. Manca l’applicazione pratica. Se gli atenei italiani avessero modo di far praticare i propri studenti credo che la preparazione fornita sarebbe la migliore al mondo. Skyward, dunque, è uno strumento per complementare la preparazione ottenuta in università.
D: Dando uno sguardo al sito del DARE, vostri concorrenti olandesi, si trova subito una certa differenza in termini di sponsor. La società studentesca è supportata dall’Airbus Defence and Space olandese, dall’università di Delft e anche dall’Istituto Nazionale di Tecnica Aerospaziale spagnolo (INTA). Il progetto Skyward come riesce a racimolare i fondi necessari?
R: Il Politecnico, fortunatamente, ci finanzia in larga parte (circa il 70% del totale annuale). Ciò che è proprio diverso in Italia è la mentalità delle grandi aziende, aeronautiche nel campo specifico. Siamo venuti a contatto in questi anni con molte aziende del settore che, però, non hanno mai voluto supportare il nostro progetto finanziariamente per evitare di “creare precedenti”. Mi sembra una politica piuttosto miope e mi auguro che nel futuro Skyward riesca a guadagnare il sostegno che merita.
D: In quanto ingegneri aerospaziali e fisici… quanto vi fa schifo Interstellar?
R: Ti dirò, a me è piaciuto molto. Mi è piaciuta soprattutto la parte finale, più mistica e intima, che secondo me rimanda a due mani alla Divina Commedia di dantesca memoria. “L’amor che move il sole e l’altre stelle…”
D: Organizzerete incontri nel breve periodo?
R: Abbiamo appena concluso la prima edizione dell’EASM, come dicevo sopra, e ci prepariamo al lancio di Giugno 2016. Forse ci sarà una cena di Natale al Politecnico, ma non siamo ancora sicuri di riuscire a farla. In linea di massima limiteremo molto le uscite pubbliche poiché ci dobbiamo concentrare sullo sviluppo e la preparazione di Rocksanne 2 Alpha.
Skyward Experimental Rocketry è un’esperienza unica attualmente in Italia a cui possono partecipare studenti del Politecnico di Milano di ogni formazione (abbiamo anche designer) e che ha ambiziosi obiettivi. Partecipare ad un progetto così complesso ha sicuramente dei vantaggi dal punto di vista del curriculum, ma, ancor più, ne ha dal punto di vista del bagaglio di esperienze e soprattutto di emozioni. Veder volare un missile sonda realizzato in 1.5 anni di lavoro e vederlo volare come previsto è davvero commovente soprattutto se lo si condivide con persone che nutrono la tua stessa passione.
Per seguire il progetto Skyward potete andare sulla loro pagina Facebook e scoprire tutte le loro attività sul sito internet, per supportare il progetto cliccate QUA.
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