Quella che state per leggere è una storia di pura fantasia. Ogni personaggio, nome citato, luogo e situazione non sono riferiti ad un contesto reale, ma sono da attribuirsi ad un mondo puramente immaginario. Ogni riferimento a fatti, luoghi, storie, situazioni e personaggi realmente esistenti è puramente casuale.
IL TRONO DI RUSPE
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Capitolo 5: Nell’ISIS
“Credi siano sinceri?”
“Non saprei dire. Soltanto Allah potrà darci la risposta.”
“Dobbiamo portarli da Amjad.”
“Se ci arrivano vivi, per adesso Makeen vuole parlare con loro.”
Passi sollevano sabbia e polvere, i due soldati stringono il kalashnikov contro il petto mentre si avvicinano alla gabbia. Spesse sbarre in ferro rinchiudono sei uomini incappucciati seduti al sole sulla ghiaia bollente.
Arrivano all’ingresso e inseriscono la chiave nella serratura: uno scatto metallico sveglia i prigionieri.
“Che succede?”
“Dove ci portate?”
“Daje che c’ho la cresima di mi nipote domenica l’alt-”
“Ebbasta co’ ‘sta storia Ignà.”
“SILENZIO!”
“Ancora con questo arabo, lo volete capire che non capiamo un ca-”
Il calcio del fucile interrompe la frase di Matt impattando contro il volto.
Nunzio scuote la testa nel cappuccio nero: “Mi sa che è meglio non parlare, Matt. Proviamo ad assecondarli.”
“Venite con noi.”
I militanti sollevano con la forza i sei uomini puntando i fucili dietro di loro, le mani legate dietro la schiena.
I prigionieri camminano a fatica strofinando i piedi contro sabbia e sassi, sono disidratati e ore sotto il sole siriano gli hanno cotto il sistema nervoso.
“MUOVETEVI.”
“FORZA.”
“PIÙ VELOCI.”
“Aridaje co’ ‘sta storia.”
“ZITTO!”
“Ma ‘o voi capì che nun capemo n’caz-”
Un colpo ai reni lo atterra.
“Ignà sì pop nu chiggiòn! Ma vuè chiud chell cazz d v-”
Un calcio fa crollare Nicola.
“Ahahah! Ma sit du fess! Iamme gene-”
Un pugno spinge a terra Ciro.
Matt ruota la testa incappucciata intorno a lui: “Nunzio, e sarebbe questa la crème dell’eser-”
Una ginocchiata alla bocca dello stomaco lo piega in ginocchio.
Nunzio scoppia a ridere: “A quanto pare non sono gli un-”
Un colpo al mento spedisce a terra il caporale.
Carmelo si guarda intorno, fino a qualche secondo prima intravedeva altre sette sagome intorno a lui oltre il nero del cappuccio, adesso solo due.
“Ma nun mi dite! So l’unicu che nun ha parl-”
———
Makeen si gratta la barba sconsolato, davanti a lui sei uomini incappucciati ansimano con la testa premuta contro scatole di munizioni. La tenda è abbastanza grande da accogliere una decina di persone. Un vecchio radar è poggiato su un tavolino e un televisore ripete a scatti le notizie di un telegiornale.
Gli occhi amaranto e profondi del soldato passano da un prigioniero all’altro, la pelle scura del volto è attraversata da una profonda cicatrice sulla guancia destra. La barba cresce lunga e folta fin oltre il mento. Ad un cenno della sua mano i guerriglieri si avvicinano e sfilano i cappucci dalle teste degli uomini.
Makeen li guarda allargando piano le mani: “E quindi voi vorreste unirvi a noi?”
Gli uomini restano in silenzio, la luce li acceca. Delle guardie alle spalle di Makeen sorridono scuotendo la testa. Un uomo al suo fianco contrae la mascella disgustato.
“Potete parlare. Per quale motivo vorreste unirvi a noi?”
Nunzio si volta debolmente verso Matt iniziando a sussurrare: “C-c-che facciamo?”
“Non posso rispondere se non capis-”
L’uomo scatta in piedi iniziando ad urlare: “ARABO. ARABO! DOVETE PARLARE LA LINGUA DEL PROFETA!”
I militari italiani si guardano fra loro facendo spallucce.
Makeen torna a sedersi sui tappeti sbattendosi una mano sulla fronte: “Come pretendete di poter servire la nostra causa senza conoscere la lingua del profeta? Siete venuti VOI da NOI chiedendoci di potervi accogliere… e non parlate neanche la lingua sacra? Come sperate di poter essere utili?”
L’uomo al fianco di Makeen si intromette: “Signore, l’uomo al centro ha detto di essere un politico italiano prima di venir catturato. Può darsi che non conosca la lingua sacra, ma credo abbia comunque qualcosa da dire.”
“Politico occidentale? Lui? Con quella barba non è possibile, troppo virile. Troppo uomo.”
“Signore, abbiamo controllato. È chi dice di essere. Non ci possono essere errori.”
Il generale socchiude gli occhi fissando quelli di Matt, l’aria si carica di elettricità mentre i due uomini ingaggiano un duello visivo di orgoglio e dignità.
Dopo qualche secondo l’arabo solleva lo sguardo verso il compagno: “Va bene Rajab. Porta qua i buchi con la roba intorno.”
“Chi?”
“Gli uteri.”
“Eh?”
“I sacchi a pelo del cazzo.”
“Come?”
“LE DONNE. Porta qua le donne.”
“Ah.”
Dopo qualche istante Rajab torna in tenda spingendo davanti a sé due sacchi di cotone semoventi: Luisa e Mary.
I volti e i corpi sono coperti da un velo ocra, solo una fessura è lasciata aperta lasciando intravedere una linea nera elegantemente disegnata attorno al profilo degli occhi.
Matt spalanca la bocca: “Gesù, ma come vi hanno ridotte?”
Luisa solleva le spalle: “Benissimo, ci fanno stare in una tenda separate da tutti gli altri, possiamo mangiare, bere, lavarci, dorm-”
“Cosa?”
“Sì, sono gentils-”
L’uomo con la cicatrice li interrompe: “Basta così, dobbiamo parlare.” Indica la seconda donna: “Tu, traduci.”
Mary si va a sedere dietro Matt senza dire una parola. Alle sue spalle sussurra: “Mi sembra ti piaccia metterci nei casini, eh?”
“Mi sembra ti piaccia rimanere viva, eh?”
“Cominciamo. Chi siete?”
“Mi chiamo Matt, sono un esponente di rilievo della politica italiana. Siamo venuti qua per appoggiare la vostra causa.”
La giornalista traduce istantaneamente.
“Parole forti per un uomo che è in trappola. Mi parli di appoggiare la nostra causa, eppure davanti a me vedo solo un uomo qualunque che non conosce neanche la lingua sacra.”
“La nostra fede è in altro. Vogliamo la libertà dell’Islam nel mondo occidentale. E per libertà intendo che devono andare a fanculo tutti gli altri.”
Rajab e i soldati alle spalle dell’uomo con la cicatrice annuiscono soddisfatti. Matt incalza.
“È scritto nel libro sacro: i miei figli andranno ovunque portando dolore e morte perché sì.”
Grida d’apprezzamento si alzano per tutta la tenda. Makeen solleva una mano zittendo gli uomini intorno a lui.
“Dobbiamo essere sicuri della tua fede, prima di farti unire a noi. Hai letto i testi sacri? Conosci le nostre leggi?”
“Certo.”
“Dobbiamo metterti alla prova.”
Matt sospira debolmente: “Devo parlare con la mia interprete, voglio capire se ho capito bene.”
“Fa’ pure.”
L’uomo ruota debolmente la testa verso la ragazza: “Che cazzo ne so io di ‘ste leggi sacre? Non so neanche come si chiamano.”
Mary solleva le spalle: “Che vuoi che ti dica, te la stai cavando parecchio bene per adesso. Rispondi naturalmente.”
L’interrogazione va avanti e la parola passa all’uomo in piedi al fianco di Makeen. Rajab accarezza il pugnale alla cintura: “Che si fa ad un uomo che tradisce la propria moglie?”
Matt risponde: “I complimenti.”
Mary corregge: “Cento frustate.”
“Cosa si fa ad un ladro sorpreso a rubare?”
“Gli si insegna a non farsi scoprire.”
“Gli si taglia la mano destra.”
“E se fosse stata una rapina?”
“Probabilmente è un rumeno e c’è poco da insegnargli.”
“Mano destra e piede sinistro.”
“Qual è il compito di un buon uomo islamico?”
“Kebab a meno di 4 euro, ladri di merda.”
“Seguire le parole di Maometto, l’unico profeta.”
“Che si fa ad una donna che vuole studiare?”
“Canale cinque h24 e passa la paura.”
“La si chiude in casa e la si picchia col cazzo.”
“Qual è il posto di un sodomita?”
“Presidenza della regione Lazio.”
“Sotto terra.”
“Qual è la pena per chi beve alcool?”
“Uno spritz se non è ubriaco, un grappino se lo è.”
“Ottanta frustate.”
“Cosa indossa un vero uomo nei giorni di festa?”
“Sandali di pelliccia lombardi.”
“Gli stracci nuovi.”
“Qual è il ruolo di una vera donna?”
“Zappare la vigna.”
“Onorare il marito.”
“Qual è la pena per chi mangia carne di maiale?”
“Cittadinanza molisana onoraria.”
“Cento frustate.”
I presenti si guardano soddisfatti, Rajab ruota la testa verso Makeen. I guerriglieri nella stanza gridano applaudendo e sollevando le mani al cielo: aspettano l’approvazione del loro capo.
Due uomini incappucciati annuiscono ammirati: “Bravo, eh?”
“Già, alcune le ho sbagliate anche io.”
L’uomo si accarezza la cicatrice e si avvicina a Matt.
“Mi serve sapere solo un’altra cosa.”
Porta lo sguardo a un passo dall’uomo legato.
“Conosci le preghiere sacre?”
Matt risponde: “Come l’Ave Maria.”
Mary corregge: “Sì, ma nella mia lingua.”
Un cenno verso gli uomini e un sorriso soddisfatto dà il via ai festeggiamenti: i guerriglieri cominciano ad abbracciare i soldati italiani tagliando le corde ai loro polsi.
Makeen si avvicina a Matt dandogli due baci sulle guance: “Fratello, siamo felici di averti con noi. Ma dobbiamo parlare ancora.”
Luisa e Mary cominciano a seguire i due uomini rimanendo alle loro spalle, la giornalista continua a tradurre i loro discorsi. I cinque militari italiani si portano alla sinistra di Matt increduli dell’accaduto.
L’arabo sorride soddisfatto: “Dobbiamo presentarti al nostro generale. Deve darvi la Sua approvazione.”
“Il generale? Credevo fossi tu.”
“No, fratello. Da ieri mattina non più.”
“Non siamo gli unici ad esserci appena arruolati, allora.”
“No. Ieri mattina Iddio ci ha mostrato la via, è stato il più grande segno ricevuto finora. L’abbiamo trovato in un villaggio poco lontano, sulla costa.”
Matt ritrae il mento sconcertato: “Sulla costa?”
“Sì, poco lontano da dove abbiamo trovato voi. Non parla la nostra lingua, nessuna di quelle mai ascoltate finora, ma i suoi gesti, il modo in cui ci guarda, in cui agisce, non possono altro che farlo essere un messaggero divino. Ahimè, non siamo ancora abbastanza illuminati per capirlo.”
Continuano a camminare sotto il sole dirigendosi verso una tenda enorme ricoperta di tappeti lucidi e sgargianti.
Makeen comincia a spostare i veli all’ingresso salutando due guardie lasciate a controllare la tenda.
“Avete trovato un tizio in un villaggio e l’avete reso vostro profeta e generale? N-n-non ha senso.”
“Lo so, fratello, è strano da credere. Ma non appena lo abbiamo visto sodomizzare a dovere più di cinquanta capre non potevamo indugiare oltre. È un evidente messaggero divino, ed molto più in alto di tutti noi nella comprensione dei testi sacri.”
L’ultimo velo viene spostato. Luisa trattiene un grido e Matt abbassa la mandibola sconcertato. Davanti a loro un ragazzo magro dorme adagiato sui corpi di venti capre. È nudo, sorride pacato e il corpo è ricoperto di sangue. Una di quelle povere bestie prova ad alzarsi in piedi fuggendo da quella tremenda tortura fisica, ma la zampe posteriori cedono deboli sotto il peso del corpo. Metà intestino le scivola dal retto. I militari italiani si stringono lo stomaco fra le mani.
“Oddio. È… È… È disgustoso…”
“L’odore… Non ce la faccio… È… È terribile.”
“Ma chi cazz’è?”
Nunzio si avvicina a Matt, l’occhio spalancato in un’espressione sconcertata: “Matt, è lui? Cioè, voglio dire… È davvero LUI?”
L’uomo non riesce a staccagli gli occhi da quella scena: “Sì, caporale. È proprio lui. L-l-l’avevo chiuso nella stiva della gondola p-p-prima della p-p-partenza…”
I suoni nella stanza arrivano anche alle orecchie del ragazzo. Comincia a rigirarsi sulla lana sporca di sangue e liquidi rettali delle capre stropicciandosi gli occhi. Li apre annoiato guardandosi intorno. Sbadiglia e osserva i presenti all’ingresso della tenda.
Dopo qualche secondo incrocia quelli di Matt.
Un sorriso a trentadue denti appare sul suo volto e scatta in piedi iniziando a correre e gridare verso di loro: “’Att, ‘Att!! È eiihhimo ui! È eiihhimo ui!!”
Comincia a correre nudo verso l’uomo. I guerriglieri islamici si inginocchiano poggiando la testa sulla sabbia: “Il messaggero ci parla, inginocchiatevi!”
Ma il ragazzo è già saltato al collo di Matt iniziando a baciarlo sulle guance: “Azzie ‘Att! Azzie ‘zio! Eh hn ‘egalo hehissimo!! Azzie, azzie, azzie!”
Makeen solleva lo sguardo incredulo: “Il m-m-essaggero? T-T-Tu conosci il m-m-messaggero?!?”
Matt abbraccia subito il ragazzo accarezzandogli i capelli in un gesto affettuoso: “Beh, vede signore… avevamo portato il ragazzo con noi. È stato lui e la sua illuminata volontà a condurci qui. È mio figlio.”
Mary traduce senza capire cosa succede.
I guerriglieri si guardano fra loro con le lacrime agli occhi: “Il padre del sommo…”
“Colui che guida le mandrie.”
“Colui che le possiede.”
“Colui che conosce la volontà divina.”
“Un nuovo profeta… Un nuovo profeta è con noi, e suo padre con lui…”
Makeen si solleva in piedi sconcertato e scosso al tempo stesso: “Sia lodato il Cielo! Sia lodato sempre!! N-n-non ci posso credere…”
Guarda negli occhi Matt tremando di gioia, poi corre fuori dalla tenda gridando e lodando Allah. Gli altri guerriglieri lo seguono all’esterno iniziando a sparare al cielo in preda a grida isteriche.
Luisa si avvicina a Matt: “Che cosa diavolo sta succedendo?”
Matt: “Non saprei. Qualunque cosa sia è fantastica.”
Luisa: “È riuscito a scappare dalla gondola e a sopravvivere alla tempesta?”
Matt: “A quanto pare sì…”
Mary si intromette stropicciandosi gli occhi: “Ma non è tuo figlio, s-s-sembra più il Carpa… Vabè, c-c-che diavolo ci fa qua? E c-c-come diavolo ha fatto?”
I loro sguardi fissi su quel cimitero sessuale ovino.
Matt: “Difficile dirlo… Come ha fatto a fare cosa?”
I cinque militari italiani scuotono la testa senza capire.
Carmelo: “Caporale, ma quindi?”
Ignazio: “Semo libberi?”
Nicola: “Mèn, ma c ie ‘stu bburdell do? Fezz d r’cott squann.”
Nunzio interrompe il dialetto dei soldati: “La situazione è già abbastanza difficile così. Andateci piano.”
Urla si sollevano fuori dalla tenda, un boato crescente che sale e riempie l’aria secca con la voce di un sol uomo.
“MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF!”
Mary si avvicina a Matt afferrandogli il braccio, la voce trema di sconcerto: “M-m-ma quindi…? Non capisco, che cosa sta succedendo? Perché è qui?”
Matt: “È una lunga storia…”
Luisa: “N-n-noi non dovremmo neanche essere qua… Dovremmo essere in India… N-n-non…”
Matt si avvicina al gruppo, continua a stringere al petto il ragazzo baciandolo sul capo: “Hey ragazzo, sta vicino a me, va bene?”
“Iiihh! Iiihh! Azzie zio! Azzie! È hehissimo!!”
“Bravo così, abbracciami.”
“MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF!”
Il rombo all’esterno sale, una cadenza ritmata che aumenta d’intensità ad ogni secondo. Matt inizia a incamminarsi verso l’esterno, spostando i veli con il palmo della mano, il resto del gruppo lo segue. Presto i suoi piedi passano dalla superficie vellutata dei tappeti a quella rovente della sabbia, le dita si insinuano sotto l’ultimo bordo della tenda, la sposta via spingendosi all’esterno mentre un sole accecante li travolge.
Il boato esplode seguito da migliaia si scoppi che fanno tremare il suolo.
“MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! AYAYAYAYAYAYAYAYAYAYAAAAAAA!!!”
Matt si ripara gli occhi con la mano, dopo qualche istante schiude le palpebre a fatica iniziando ad allargare le dita. I raggi del sole si fanno meno intensi permettendogli di vedere ciò che lo accoglie all’esterno: una valle fra montagne desertiche è interamente coperta da migliaia di soldati incappucciati in nero. Sollevano i kalashnikov al ritmo delle grida sparando colpi al cielo in un tripudio di urla acute e invocazioni. Centinaia di bandiere nere sventolano contro il cielo azzurro ripetendo quel nome all’infinito: “MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! MONCLIFF! AYAYAYAYAYAYAYAYAYAYEEEE!!”
Matt ruota lo sguardo su di loro, meravigliato del loro numero: “Ma che stanno dicendo?”
La giornalista si avvicina: “Salvatore. Ti stanno chiamando così.”
L’uomo allarga le braccia assorbendo quella gioia, altri spari si aggiungono al frastuono.
Luisa gli tira la manica della tunica, gli occhi sbarrati sotto il burqa: “M-M-Matt… Ho p-p-paura…”
Gli occhi si irrorano di sangue e un sorriso estasiato si deforma sul volto dell’uomo.
“Paura? Paura?!?”
Solleva la testa verso il cielo, lo sguardo si perde nell’indaco.
“Ma quale paura, Luisa? Adesso abbiamo un esercito.”
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Ogni disegno de Il Trono di Ruspe, dalle vignette nel testo alle copertine, è stato fatto dalla mano del bravissimo Zobly. Cliccate QUA per seguirlo sulla sua pagina FB, se lo merita.
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