ESPERIMENTI LETTERARI Il Trono di Ruspe

Il Trono di Ruspe – Capitolo 4: Arrivo

Scritto da Rorschach

Quella che state per leggere è una storia di pura fantasia. Ogni personaggio, nome citato, luogo e situazione non sono riferiti ad un contesto reale, ma sono da attribuirsi ad un mondo puramente immaginario. Ogni riferimento a fatti, luoghi, storie, situazioni e personaggi realmente esistenti è puramente casuale.

 IL TRONO DI RUSPE

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Capitolo 4: Arrivo

 

La sabbia è bollente e nuvole di fumo si alzano sull’orizzonte mentre grida acute e spari di AK-47 rimbombano intorno a loro.

“Merda, ci stanno circondando.”

Luisa si avvicina, ha un braccio sanguinante e il costume strappato: “C-c-che succede Matt, chi sono?”

Nunzio grida ai soldati rimasti: “Ciruzz vai al mortaio, Carmelo con me, portami la FN. Ignazio coprici le spalle, ti voglio sul punto più alto: guarda quanti sono e da dove arrivano. Nicola piazza quelle cazzo di Claymore sulla strada, lì dopo le taniche di benz-”

Nicola si avvicina stringendo il calcio del suo fucile: “Caporà, non ce la faremo mai.”

Matt si inginocchia a terra portandosi le mani fra i capelli, la cravatta inizia a salire e scendere ruotando ovunque, pare impazzita. “N-n-non è possibile.”

—-Qualche ora prima—-

“Allora Matt, che ne dici, ci permetterai di svagarci un po’? Non puoi essere l’unico a divertirti.”

L’uomo si aggiusta la cravatta sulla camicia e sorride: “Dai, dai Giuseppe. Credi davvero che sia l’unica zattera che troveremo lungo la strada?”
Altri soldati si avvicinano: “Angh’iu vigghiu pruvà la Vulcan!”
“Dove ha ‘mbarato a sparare, generà?”
“Generà, peffavore, possu sparà anghio?”
“Solo dù colpi generàlo!”
“Gennà statt citt che sei nu granatièr.”

Matt socchiude gli occhi e distende le mani davanti: “Soldati, per favore. Se non parlate in terronese vi faccio anche piazzare le mine.”

“Le mine? Uuuuuhh!!”
“Daje comandà!”
“Cominciamo!”

Mary ascolta lo scambio di battute nascosta oltre la murata, seduta in bilico sulla corda che sporge al di là della barca. Si tiene in equilibrio con fatica.

Sul ponte Luisa si avvicina verso Matt. Ancheggia sinuosa spalmandosi della crema sul petto e sorridendo sotto gli occhiali da sole. I militari si aprono per farla passare.

“Maronn.”
“Come ste tost.”
“Hurr durr.”
“Iè na bellezz.”
“Kamut kamut.”
“Abu Dhabi.”
“Gneck gnok.”

La ragazza afferra la cravatta di Matt continuando a camminare e trascinandolo con sé: “Cos’è ‘sta cosa delle mine?”
“Beh, stavo pensando di andare avanti con il programma.”

Si siedono su dei cuscini mentre dei soldati scendono nella stiva, dopo qualche secondo una pedana risale in superficie con due grandi tonde mine galleggianti.

“Non credevo volessi far scoppiare una guerra fra l’Italia e decine di altri stati africani. Per non parlare dei protocolli internazionali e della NATO.”
“Ma dai, mi credi così stupido?”

Solleva un braccio verso i soldati: “Giuseppe, portami qua una di quelle.”
“Damme nu mumende comandà. So’ pesanti.”

Dopo qualche secondo due soldati trascinano davanti a Matt un carrello. Davanti a lui, la mina.

“Vedi quel simbolo lì sulla superficie?”
Luisa si sporge per vedere meglio: “…Mmmh, sì, con quei numeri. Beh?”
“Ecco, è il simbolo delle fonderie tedesche, quello è un numero di serie e i dipartimenti di armamento e assemblaggio. Combacia tutto tranne l’anno di produzione. Sono false, ma sembrano a tutti gli effetti mine tedesche.”
“E quindi vuoi mettere in mezzo i pezzi forti dell’Europa? Non basta quel che stiamo facendo adesso?”

Matt fa un cenno ai soldati facendoli allontanare.

“Luisa, quante cazzo di persone ci sono nel mondo?”
“Beh a occhio e cr-”
“Te lo dico io: troppe.”
“Quindi?”
“QUINDI? La gente non muore più, come posso pretendere di salvaguardare tutti gli italiani se rimangono tutti ancora in vita?”
“Ahahah, Matt. Questo discorso è ancora più grottesco del solito.”

L’uomo si sfila un accendino dalla tasca dei pantaloni e si porta alle labbra una sigaretta.

“Sai cosa dicono in tv e su internet riguardo l’immigrazione? Che se un italiano o un qualunque cittadino europeo ha paura di perdere il lavoro per via di un immigrato allora vuol dire che non vale niente. Mostrano scene di gente disperata con polvere fra i capelli e le pezze al culo e si gioca sulla frase: come si può temere un pezzente di quel tipo?”

Aspira dal filtro e soffia verso l’alto.

“Questo tipo di discorso va bene per qualche comico, ma non per me. È un discorso fortemente elitario e snob, quasi da fascio-comunista, qualunque cosa voglia dire. Ogni stato ha centinaia di migliaia di mediocri. Centinaia di migliaia di persone che hanno aspirazioni di vita semplici: un lavoro e una famiglia. Basta, tutto qua. Eppure non è forse questo un obiettivo dignitoso? Non hanno forse il diritto anche queste persone di vivere una vita giusta?”

Appoggia la testa contro corde rosse: “Ecco perché hanno paura. Il punto non è mai stato ‘prima gli italiani’. Il punto è ‘prima i mediocri’… i nostri mediocri. E hanno ragione. Non trovi di certo medici o avvocati che si lamentano di questa immigrazione, sono degli specialisti in quello che fanno, è ovvio che non temano concorrenza. Ma i nostri operai, i nostri agricoltori, loro sì che sono nella merda: fanno un lavoro che potrebbe fare praticamente chiunque. Questo è giusto, è sbagliato? Mah, eppure so per certo che meritano anche loro dignità. E questa non può essere garantita davanti a manodopera così disperata e a basso costo.”

La sigaretta ruota fra le dita di Matt: “Il punto è questo, se accogliamo tutti condanniamo migliaia di italiani, se decidiamo di tutelarli passiamo per fascisti. C’è solo una soluzione a questo problema.”

Luisa sorride aggiustandosi il costume sul seno: “Creare uno stato forte in grado di offrire lavoro, opportunità e sicurezza a tutti?”

Matt scoppia a ridere: “Ahahahah! Non essere ridicola! E dove le troviamo le idee? No, no. Semplicemente se abbiamo due cani e un tozzo di pane dobbiamo far in modo di avere solo un cane a fine giornata.”

Dà un’ultima boccata alla sigaretta e la getta in mare: “Pensaci bene Luisa. Siamo semplicemente troppi. Da quant’è che non c’è una cazzo di guerra a dare un giusto taglio alla classe povera? Te lo dico io: da troppo tempo. ‘Sti pigri maledetti prolifici figli di puttana non fanno altro che mangiare e scopare. E, porca troia, gli riesce anche parecchio bene. E non parlo solo dell’Italia, ma di tutto il fottuto mondo povero.”

La ragazza afferra la palla al balzo e continua: “E quindi li aiutiamo noi, a casa loro. E credo di aver anche capito come.”

“Esatto. Qualche nuova guerra sparsa per il mondo, in zone povere ovviamente. Così possiamo eliminare la quota di popolazione più inutile e col tasso di riproduzione più alto. Solo così possiamo alzare il livello medio e aspirare a qualcosa di meglio. Bisogna guardare in faccia la realtà: siamo troppi. E non sarà certo permettere a centinaia di migliaia di spalatori di merda di continuare a scopare che migliorerà la situazione.”

Luisa si avvicina gattonando verso l’uomo, strofinando la testa contro il suo petto: “Mmmhh ti adoro quando parli così…”
“Eh, lo so” sorride lui “sono un sognatore.”

 

———

Scende la notte su di loro, la gondola ondeggia su onde sempre più alte, il mare rimbomba terribile in lontananza.

Mary si guarda intorno, è stanchissima, se non lo farà adesso potrebbe non aver le forze per riuscirci più tardi.

Afferra la corda con entrambe le braccia e si mette in piedi provando a rimanere in bilico. Dopo qualche istante prova il tutto per tutto e salta afferrando il bordo esterno della balaustra. Geme per lo sforzo provando a mantenere il silenzio. Riesce ad issarsi su, le unghie dei piedi raschiano sul legno. Dopo qualche secondo scivola sul cassero della gondola. Lo sguardo verso l’alto, fra le stelle, riprende fiato. Sul ponte sembra esserci solo un altro soldato, sta dormendo verso prua, gli altri erano scesi nella stiva, li aveva sentiti darsi la buonanotte qualche ora prima.

Cammina silenziosa sui tappeti rossi provando a non fare rumore. La luna illumina debolmente con riflessi pallidi caricatori, pistole semiautomatiche, fucili d’assalto, sigarette e carte da gioco.

Si china premendo le ginocchia contro la seta lucida iniziando a gattonare. Deve raggiungere la botola della stiva provando a sigillarla con qualcosa, poi dirotterà la barca.

“Maledetti bastardi. Il mio Pulitzer… tutta quella fatica, tutte quelle storie, quelle frasi, quei racconti da fare miei.”

Afferra un fucile con entrambe le mani e si risolleva. Avanza un passo dopo l’altro, gli avampiedi poggiano delicati sul tappeto tastando la superficie nel massimo silenzio prima di lasciarla proseguire, la luna spia placida la gondola dietro cumulonembi scuri. Supera cuscini, munizioni, casse e bottiglie. Si morde un labbo, è quasa arrivata, una goccia di sudore le scivola sulla tempia facendola tremare mentre solleva il calcio dell’arma premendolo contro la spalla, l’uomo russa a qualche metro da lei. Inspira debolmente, è pronta a svegliarlo e a ordinargli di buttarsi in mare. Lo farà, deve, prima che sia troppo tardi. Si passa la lingua sulle labbra tremando e proprio mentre la bocca si apre sente un brivido freddo poggiarsi sul collo così come una mano d’accaio afferrarle il polso. Una voce baritonale sussurra nel silenzio alle sue spalle, l’alito caldo dell’uomo sul suo orecchio: “Ma guarda un po’, è salito a bordo un canarino.”

L’istante dopo un colpo la raggiunge sulla nuca: crolla a terra.

———

“Mary? Mary Colpevoli? Ma che cazzo ci fai tu qua?”

Davanti a lei un uomo in controluce, giacca nera, jeans. Non ha bisogno di vederlo negli occhi per capire chi è: “Matt. Lasciami andare.”

“Oh, vedo che sei tornata in te. Complimenti.”

Risatine maschili provengono tutt’intorno a lei.

“Sai, ci stavi quasi per fregare, qualunque cosa tu stessi per fare. Ma non hai fatto i conti con Gaetano e Franco. Si sono accorti di te da quando sei salita sul ponte.”

Si alza in piedi e inizia a camminare dirigendosi verso di lei. Lo scafo si alza e abbassa velocemente, il mare si sta ingrossando.

“Quello che mi chiedo è: come diavolo hai fatto? Abbiamo controllato sul radar, non ci sono imbarcazioni nei paraggi e dubito tu ti possa teletrasportare. D’altra parte nessuno sa della nostra presenza qua, quindi me lo sto chiedendo davvero: COME? Illuminami.”

Mary lascia cadere la testa in avanti, il movimento della barca le sta dando la nausea. Sussurra debolmente: “Gli immigrati.”
“Come, prego?”
“Gli. Immigrati. Ero con loro quando avete iniziato a farli fuori.”

I soldati si guardano preoccupati. “Era lì?”
“Ci ha visti?”
“Maronn…”
“Se parla è la fine.”
“San Gennàr.”

Mary li interrompe sputando muco: “Ero in incognito in mezzo a loro, volevo scrivere un libro su quello che devono passare per venire in Italia. S-s-sarebbe stato il mio lasciapassare. La mia carriera. Cambiata. Per sempre.”

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Carmelo sporge dalla botola fra loro: “Comandante siamo nella merda. Si sta avvicinando una tempesta. Non possiamo rimanere sul ponte, dobbiamo mett-”
“Aspetterà.”
“Ma comand-”
“ASPETTERÀ.”

Matt si avvicina verso la donna legata e distesa sul tappeto: “Cos’hai visto?”
“F-f-fatemi bere.. Non bevo da t-t-troppo t-t-tem-”
“COSA. CAZZO. HAI. VISTO?!?”

Luisa si avvicina con una bottiglietta d’acqua avvicinandogliela alle labbra: “Bevi, e rispondi.”

Dopo qualche istante la giornalista riprende: “Tutto. Ho visto tutto. Lo scafo mi è esploso sotto i piedi e mi sono buttata in mare in tempo. Ho iniziato a nuotare fra sangue e budella, hai la minima idea di quanto sia disgustoso?”
“Sì.”
“…”
“…”
“…”
“…”
“…Come diavolo fai a sap-”
“QUINDI?”
“T-te la farò pagare, maledetto pazzo succhiacazzi. Mi hai d-d-distrutto la carriera.”

Prova a cercare qualcosa con le mani dietro di lei. Qualcosa, qualsiasi cosa che possa aiutarla a slegarsi.

Carmelo prova ad intromettersi: “Comandante la tempesta…”
Matt: “Taci.”
Mary: “Siete dei pazzi… Li avete uccisi tutti, non potevate aspettare la barca dopo? Proprio loro?”

Matt si alza in piedi iniziando a camminare avanti e indietro sul ponte della gondola. Si porta una mano al mento iniziando a pensare.

Mary continua a strisciare provando a sedersi, le mani si muovono dietro di lei. “Una lama, una pistola, un taglierino. Ti prego, Dio… Ti prego…”

L’uomo socchiude gli occhi: “Hai cellulari?”
Mary: “C-c-come?”
Matt: “HAI DEI CAZZO DI CELLULARI CON TE?”
Mary: “No. Vi ho raggiunti a nuoto e sono rimasta appesa a delle cor-”

Si rende contro troppo tardi dell’errore. Si morde un labbro imprecando sottovoce.

Matt si ferma e fa un sospiro di sollievo: “Ah. Quindi nessuno sa che sei qua.”

Le dita sentono finalmente qualcosa. La superficie è tonda, fredda e una levetta metallica sporge dall’estremità.

L’uomo scoppia a ridere: “Ahahahah!! Allora, mia cara, spiegami un po’: per quale cazzo di motivo adesso non dovrei prenderti per i capelli, spararti in fronte e buttarti in mare?”

Si porta una mano dietro la schiena per poi puntarle sulla fronte una canna lucida da 9mm.

Gli occhi di Mary si congelano in un riflesso verde, deglutisce debolmente: “Sai, Matt… effettivamente non avresti nessuno motivo valido per non farlo.”

L’uomo abbassa la sicura e carica la canna con uno scatto secco. “Bene. Vedo che almeno in questo siamo d’accordo.”

La giornalista tenta il tutto per tutto: sfila l’anello e spinge via l’oggetto con la mano. La sfera comincia a rotolare debolmente sul legno mentre il rumore attraversa la tensione sulla barca, in attesa dello sparo. Volti iniziano a guardarsi dubbiosi, non capiscono da dove provenga.
Il rollio si srotola per tutto il ponte, dopo due infiniti secondi un riflesso la illumina. Sui soldati scende una cappa di terrore: “UNA GRANATA! È ARMATA!!”

Matt ruota lo sguardo, la pistola ancora puntata sulla fronte della ragazza. Proprio mentre i suoi occhi intercettano la forma della sfera, quella arriva al bordo della botola. L’istante successivo precipita verso il fondo.

“Maledetta tro-”

Lo scafo esplode.

———

È mattino. Il sole lo sta cuocendo vivo. Matt si alza in piedi e inizia a vomitare acqua salata sulla sabbia. Gli occhi sono appannati, non capisce dove si trova, stringe la sabbia fra le mani.

“C-c-che cazzo è succ-”
“Siamo vivi. Ecco cos’è successo.”

Nunzio è a fianco a lui, gli poggia una mano sulla spalla. Luisa è distesa sulla sabbia poco lontano.

“Abbiamo avuto il tempo di recuperare solo due scialuppe…” sospira debolmente “molti non ce l’hanno fatta.”

Matt si guarda intorno confuso, dopo qualche istante gli torna in mente la notte prima. Porta le braccia al cielo, bestemmia e si infila le mani fra i capelli disperato. “Nonononononononoooooh

Comincia a guardarsi intorno. Solo sabbia, acqua e detriti. Si solleva in piedi ondeggiando: “N-n-non è possibile… d-d-dove diav…?”
“Non ne abbiamo idea. I radar sono in fondo al mare, siamo riusciti a recuperare solo qualche caricatore, dei fucili e delle mine di terra. Tutto il resto è andato a puttane. E poi i caricatori sono bagnati, per cui…”

Un’altra bestemmia si solleva al cielo.

“Chi è rimasto, chi c’è?”
“Siamo in altri quattro, escluso le ragazze: Carmelo, Ignazio, Ciro e Nic-”
“Escluso le ragazze?”
“Già…”
Il caporale indica con il pollice qualcosa dietro di lui: “Non si è salvata solo Luisa…”

Oltre le sue spalle Mary è in piedi, sta cercando dei vestiti fra i detriti.

“QUELLA TROIA È VIVA?”
“Beh, non mi chieda come ha fatto, ma l’abbiamo trovata sulla spiaggia con noi questa mattina.”
“…”
“…”
“…”
“…”
“…”
“…”
“QUELLA TROIA È VIVA?”
“Già.”
“…”
“…”
“…”
“…”
“…”
“…”
“QUELLA TROIA È VIVA?”
“Non potevo spararle.”
“CERTO CHE POTEVI! Guarda un po’ come si fa.”

Si solleva in piedi afferrando la pistola dalla cintura di Nunzio. Il caporale gli blocca la mano: “No, non posso. E non può neanche lei.”
Lo sguardo di Matt si fa nero: “Lasciami immed-”
La ragazza li interrompe: “Tu per caso sai l’arabo?
Matt ruota la testa verso il militare sollevando un sopracciglio: “Eh?”
Mary continua: “Ecco, appunto. Lascia che ti spieghi la situazione: sei in nord-Africa. Sai per caso l’arabo?
“…”
“Hai bisogno di me, testa di merda. Non potete farmi fuori.”
“OH BEH, QUESTO LO VEDR-”

Delle grida si sollevano verso di loro: gli altri superstiti li stanno raggiungendo.

“CAPORÀ! CAPORÀ! SEMO NELLAMMERDA!!”
“SO’ CENTINAIA!”

Carmelo, Ignazio, Ciro e Nicola li raggiungono correndo, alle spalle nuvole di fumo si sollevano nel cielo azzurro.

Nunzio si solleva in piedi bloccando le spalle di Nicola, il ragazzo ansima per lo sforzo, la pelle sulla fronte lucida di sudore: “Soldato riprenditi, che cazzo è successo?”
Il ragazzo prova a parlare, ma l’affanno gli tronca le parole: “So’ que- so’ que- so’ que-”
“SONO QUELLI CHI?!?”
“Sono quelli dell’ISIS.”
“COSA?”
“S-s-si!!”
“L’ISIS?!?”
“Sì caporà, so’ centinaia!”
“N-n-ne sei sicuro?”
“MANNAGGHJ ALL STRAMILAMUERT DI GIUD!! SÌ! CAZZO SÌ!!”

La sabbia è bollente e nuvole di fumo si alzano sull’orizzonte mentre grida acute e spari di AK-47 rimbombano intorno a loro.

Ignazio: “Merda, ci stanno circondando.”

Luisa si lamenta poco lontano, ha un braccio sanguinante e il costume strappato: “C-c-che succede Matt, chi sono?”

Nunzio grida ai soldati rimasti: “Ciruzz vai al mortaio, ore quattro dietro quel tronco.”
“Quella è Luisa.”
“Carmelo con me, portami la FN.”
“La che?”
“Ignazio coprici le spalle, ti voglio sul punto più alto. Guarda quanti sono e da dove arrivano.”
“Punto più alto un cazzo, è ‘na spiaggia di mer-”
“Nicola piazza quelle Claymore sulla strada, lì dopo le taniche di benz-”

Nicola si avvicina stringendo il calcio del suo fucile: “Caporà, non ce la faremo mai.”

L’uomo allarga le spalle puntando la barba spessa contro il ragazzo iniziando a gridargli addosso: “STAMMI BENE A SENTIRE SOLDATO. IO DO GLI ORDINI E TU OBBEDISCI. CHIARO?”

Nicola si fa più piccolo, davanti a lui un uomo alto un metro e novanta gli punta l’unico freddo occhio rimasto in fronte.

“S-s-s-si…”
“SE TI ORDINO DI PIAZZARE LE CLAYMORE TU CHE CAZZO FAI?”
“P-p-piazzo le claymore.”
“SE TI ORDINO DI TAGLIARTI IL CAZZO TU CHE COSA MI DICI?”
“Con o senza palle?”
“SE TI ORDINO DI SCOPARTI IL BUCO DEL CULO TU COSA RISPONDI?”
“Q-q-q-quanto in fondo?”
“BENE! BRAVO IL NOSTRO BAMBINO PRODIGIO! ALLORA ADESSO PRENDI QUELLE CAZZO DI CLAYM-“

Gli occhi di Nicola sono distanti, si allaccia l’elmetto sul capo e impugna il fucile spingendo il calcio contro la spalla guardando attraverso il mirino. Fa un cenno verso le dune: “M-m-m-mi dispiace caporà… Sono arrivati.”

Matt si inginocchia a terra portandosi le mani fra i capelli, la cravatta inizia a salire e scendere ruotando ovunque, pare impazzita. Il verde del cotone pulsa frenetico. “N-n-non è possibile.”

Mary, dietro di lui si porta le mani sulle labbra soffocando un grido, gli occhi spalancati fra rughe di terrore: “I-i-io… io non v-v-volevo…”

Decine di jeep, camionette e semiblindati appaiono all’orizzonte salendo sulle dune. Grida acute, fiamme e scoppi li circondano facendosi sempre più vicini.

Ignazio grida poco distante: “VENGONO DA TUTTE LE CAZZO DI PARTI, C’HANNO CIRCONDATI!”

I motori si fanno sempre più rumorosi, Matt si solleva in piedi e guarda Nunzio: “Caporale, lasci fare a me.”
“COSA?!?”
“Lasci fare a me, raduni i suoi uomini e li porti qua. Non facciamoli sentire minacciati, abbassate le armi.”
“È impazzito?!? Questi bastardi la faranno saltare in aria immediatamente!”
“Lo faranno se proviamo a combatterli. No se farete esattamente quello che vi dico.”

L’uomo si avvicina verso Mary: “Beh, m’era sembrato di capire che ti piace vivere.”
La afferra per i capelli spingendola davanti a lui: “Mi sa che è venuto il momento di guadagnarsi la pagnotta.”

Iniziano a camminare dirigendosi verso i combattenti. Centinaia di guerriglieri incappucciati sollevano fucili automatici puntandoli verso il piccolo gruppo. Nunzio e gli altri soldati iniziano a disporsi in cerchio, cercando di proteggere Matt e Mary, Luisa dietro di loro prova a coprirsi il corpo con le mani.

Le macchine e i camion si fermano a poche decine di metri. Le grida non accennano a diminuire, terribili imprecazioni e promesse di morte vengono sbraitate contro i superstiti da un fiume di bandiere nere che sventolano verso il cielo.

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Un uomo apre la portiera e sale sul cruscotto del pullman allargando le mani. A quel gesto scende il silenzio tutto intorno a lui. Solleva il mitra sopra la testa: “PER ALLAH! GLI INFEDELI!! I NEMICI! IL NOSTRO SACRIFICIO PER IL NUOVO MONDO!

La ragazza traduce velocemente, Matt annuisce e le sussurra: “Adesso dì loro quello che ti dico.”
“Questi ci ammazzano.”
“Zitta e traduci.”

Matt guarda gli uomini incappucciati ruotando la testa da destra verso sinistra, centinaia di occhi nascosti da veli neri lo fissano. Dopo qualche secondo si schiarisce la voce e inizia a parlare: “Sono un alto esponente della politica italiana.”
Allarga le mani verso il cielo: “Siamo qua in incognito.”
Sorride: “E vogliamo unirci a voi.”

 

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Ogni disegno de Il Trono di Ruspe, dalle vignette nel testo alle copertine, è stato fatto dalla mano del bravissimo Zobly. Cliccate QUA per seguirlo sulla sua pagina FB, se lo merita.

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Rorschach

Studente di ingegneria, lettore di fumetti, bassista occasionale, amministratore e scrittore sconclusionato.
Non credo nelle descrizioni da blogger e quello che leggo su internet, non dovreste farlo neanche voi. Forse. Chissà. Meh. Fanculo.

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