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Bakala, gioco da tavolo fra rivolte sociali e crisi politiche

Scritto da Rorschach

Il mondo dei giochi da tavolo è ricchissimo e spazia dai conosciutissimi Risiko e Monopoly a centinaia di prodotti nell’underground passando per i conosciuti, e relativamente poco sfruttati, D&D e simili. Ed è proprio nell’underground che dobbiamo spostarci se vogliamo conoscere Bakala: nuovo progetto nella mente di “Gabo il bannato” che vede al centro delle dinamiche di gioco crisi politiche e movimenti sociali.

Siamo in Grecia, la crisi economica ha avuto un forte impatto sulla società e le manovre d’austerity di Bruxelles non aiutano il governo a dover far fronte a debiti e buchi di bilancio, tutto questo si traduce nella vita di tutti giorni in un inasprimento delle condizioni di vita del ceto medio-basso e in rivolte sociali che sfociano in scontri armati. Ed è proprio questo il terreno di gioco che avremo nelle nostre mani, una rivolta, e, come ogni altra rivolta, saranno due gli schieramenti in campo: forze dell’ordine e manifestanti. La domanda che dobbiamo farci adesso è: noi da che parte stiamo?

delta

hooligans

squatters

riot police

Le forze dell’ordine possono mettere sul terreno di gioco organizzazione e tecnologie, i manifestanti hanno la forza del numero e l’ingegno. Tuttavia le dinamiche di gioco, a sbirciare sulla pagina Facebook di Bakala, non sono del tutto chiare. Abbiamo quindi deciso di intervistare l’ideatore così da farci dire di più.

D: Bakala è un gioco che sfrutta dinamiche sociali spinose come quelle della rivolta e degli scontri armati, facendo numerosi riferimenti agli avvenimenti degli ultimi anni, tuttavia si arma di una forte dose d’umorismo in grado di sdrammatizzare il tutto. Critica e dissacrazione, entrambe a braccetto in un gioco da tavolo. Quali sono le dinamiche che muovono il gioco?

R: Nel 2012 sono approdato in Grecia, dopo un lungo viaggio post laurea, e in maniera non del tutto conscia ho iniziato una vita a Salonicco. Nella società greca di oggi le manifestazioni sono all’ordine del giorno e non è raro vedere piovere lacrimogeni e molotov nelle strade del centro, dove la gente è seduta ai bar a bere caffè. La cosa per me impressionate è come in verità la vita continui quasi immutata, come se questi episodi siano del tutto normali. Per farti capire, è come se fosse un tamponamento in macchina: ok, magari rallenti il passo, osservi un attimo il danno delle macchine, i guidatori discutere sulle rispettive colpe, e poi continui la tua giornata così come l’avevi programmata. Io sono sempre stato vicino agli ambienti anarco-radicali senza però farne mai una vocazione e credo che questo mi dia la possibilità di ricreare le dinamiche di uno scontro in piazza in modo abbastanza verosimile all’interno di un gioco, ma anche di caricarlo di una dose di ironia. Munari diceva che il gioco è un attività serissima e io aggiungo che le attività serissime dovrebbero essere prese come un gioco.

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D: Il terreno di gioco è ancora incognito. Come sarà gestito? Geografico come Risiko o un semplice percorso come Monopoly?

R: Bakala si avvicina più al Risiko che al Monopoly, ma in verità è molto distante da entrambi. Immagina un tabellone con un frammento di città visto dall’alto, dove una ventina di edifici delimitano le strade, che sono il vero terreno di gioco di Bakala. I giocatori sono liberi di muoversi a piacimento al loro interno, possono scontrarsi tra loro usando le diverse armi  a disposizione, ciascuna con  una diversa potenza (numero di danni) e una diversa gittata (per farti un esempio il manganello della celere si usa quando l’unità é a contatto con il nemico, mentre il gas può essere usato a una distanza maggiore e può sorvolare eventuali ostacoli come barricate o altre unità in gioco). A rendere tutto più interessante e strategicamente più complesso è la presenza di un corteo, che sfila per le strade della città in maniera autonoma (velocità e direzione vengono stabiliti ad ogni turno da un lancio di dadi). La manifestazione è un ottimo nascondiglio e riparo per i nemici dello stato e in alcuni casi diventa un elemento determinante per la vittoria. La polizia, però, può con l’utilizzo di camionette deviare il percorso del corteo, sperando che i manifestanti non reagiscano attaccando chi blocca loro la strada (è di nuovo un lancio di dadi a determinare la reazione dei manifestanti). Insomma ci sono tante novità che personalmente non ho mai trovato in un gioco da tavolo, il difficile è lavorare sulla giocabilità facendo in modo che tutti questi fattori rendano il gioco realistico, ma anche scorrevole e divertente, senza avere un tomo di regole alla Dungeon and Dragon per intenderci.

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D: Nella tua pagina Facebook, dopo aver scartato possibilità come “It’s a way that teach to young motherfuckers how to be violent”, scrivi che è fondamentalmente come Monopoly, ma meno noioso. Le due fazioni, polizia e rivoltosi, quanti giocatori permettono di far divertire e come sono distribuiti?

R: Il gioco é pensato per partite da 2 a 8 giocatori anche se sostanzialmente la struttura resta la stessa, nel senso che in caso di 8 partecipanti ciascuno controllerà una sola unità mentre in caso di due giocatori ciascuno avrà 4 unità al proprio servizio. In più persone si gioca, come spesso succede in questo tipo di giochi, maggiore sarà il divertimento. Se i giocatori sono solo due il gioco diventa più strategico. Ti faccio un esempio: può succedere che gli anarchici preparino una tattica e muovendosi nell’ombra vogliano arrivare fino al parlamento, evitando di scontrarsi con la polizia per poi assaltare uniti il palazzo del potere (se distruggi il parlamento hai vinto), ma all’improvviso uno dei giocatori non resiste alla tentazione di tirare le pietre a un unità di celere, mentre sta passando alle sue  spalle. Cosi inizia uno scontro in cui, per bilanciare le forze in gioco, dovranno accorrere anche gli hooligans. E così il piano iniziale salta e inizia la guerriglia.

D: Trovare fondi per rendere realtà un’idea di questo tipo può essere molto difficile. Ti sei affidato a progetti di startup o crowdfunding per raggiungere il tuo obiettivo?

R: Finché il gioco non sarà pronto in verità l’aspetto economico non è una priorità,  Il prototipo che stiamo usando come test è auto prodotto e dal punto di vista estetico abbastanza grezzo. Quello che vorrei fare io è un gioco che funzioni bene, che sia divertente ed il più possibile economico, senza per questo rinunciare a un profondo studio sulla grafica  a unae grande attenzione alle illustrazioni. Quando sarò soddisfatto al 100% e Bakala sarà pronto per essere venduto sicuramente il  crowdfunding sarà un primo passo visto che produrre un gioco da tavolo in modo autonomo richiede abbastanza soldi (più ne fai produrre minore è il prezzo ad unità e quindi minore il prezzo al pubblico). Poi vedremo. Sono certo che un buon prodotto in qualche modo si riesca sempre a vendere, quindi stiamo lavorando in questa direzione.

D: Manifestanti e forze dell’ordine, quali sono pro e contro dei due schieramenti?

R: Il ruolo dei manifestanti fin dal principio è stato il più sviluppato, essendo stato io molte volte un manifestante e mai un agente di polizia, ora stiamo lavorando aggiungendo carte ai giocatori in divisa per rendere più dinamica la loro partita anche quando non sono impegnati nello scontro corpo a corpo (cosa  può fare la celere mentre aspetta l’arrivo degli squatter o mentre sorveglia il corteo?)

La prima cosa da dire è che le forze antagoniste si muovono su una copia in piccolo del tabellone da gioco, invisibile a chi controlla gli agenti finché essi non diventino visibili a una loro unità o finché non passino sotto una camera di sorveglianza (se non altro per distruggerla). Le armi a loro disposizione sono bastoni, pietre e bottiglie incendiarie con cui possono attaccare la polizia o diversi edifici, come banche, supermercati, farmacie e la sede di Alba Dorata (il partito neonazista greco) al fine di guadagnare ulteriori carte o di recuperare le vite perdute. Distruggere la stazione di polizia non è facile, ma la ricompensa è la liberazione di tutti i compagni arrestati fino a quel momento della partita, quindi può cambiare parecchio le sorti del match. Per difendersi possono equipaggiarsi con caschi e maschere antigas, avere pronto il Malox o bloccare una pattuglia di polizia usando la carta “Immigrati”. La carta “Fotoreporter” può impedire il comportamento scorretto da parte dei servitori dello stato, come annullare l’effetto della carta “cocaina” o impedire che la celere risponda a una pioggia di pietre tirando indietro i sassi a chi li lanciava contro di loro.

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Le forze dell’ordine non sono da meno: manganelli, lacrimogeni e pallottole di gomma rendono le unità in divisa davvero aggressive e i loro grossi scudi li rendono un bersaglio difficile. Le unità in motocicletta si muovono agili e giocano un ruolo determinante nell’individuazione delle cellule sovversive, anche se poi al momento del contatto fisico senza l’ausilio della celere sono una preda facile. Spioni e elicotteri consentono di arrivare lì dove lo sguardo degli agenti non aveva guardato. La carta “neo nazi” mette in gioco un’altra unità che la polizia può controllare per rendere la vita degli anarchici ancora più complicata (sempre che gli hooligans non siano riusciti a bruciare il loro covo in tempo). Si possono bloccare strade o tentare di isolare il nemico con gli autoblindo, tentare di sgomberare il centro sociale, fare perquisizioni tra le carte dell’avversario, scartare le armi più forti e tanto altro.

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Questi sono solo alcuni esempi, ma come si può intuire il gioco ricalca abbastanza le dinamiche di un reale scontro tra Black Bloc e celerini.

D: Ti sei ispirato a qualche altro gioco da tavolo?

R: Sono un amante di “Bang!” Il gioco di Emiliano Sciarra con ambientazione western. Da questo ho preso tante idee, come il sistema di combattimento e la diversa gittata delle armi, anche se il tutto viene adattato a un tabellone, cosa che in “Bang!” manca. Anche l’idea delle carte in doppia lingua (italiano e inglese) viene da lì. Sicuramente questo è il gioco che ha lasciato una traccia maggiore in Bakala, ma ce ne sarebbero molti altri. Fin da molto piccolo sono stato un “freaky” e oltre a giocare a tantissimi giochi da tavolo mi divertivo a creane di nuovi. Per esempio avevo adattato lo stile di gioco di “war hammer” a una versione moderna da giocare con i normali soldatini (molto più economici delle costosissime miniature originali), qualche anno fa avevo abbozzato un gioco in cui un ladro tentava di rubare opere d’arte da un museo senza farsi prendere dalle guardie di sicurezza, e da lì viene l’idea del doppio tabellone. Insomma io giocavo a creare giochi ed è quello che sto facendo adesso, anche se in modo più “professionale”.

D: Le dinamiche che metti in campo con questo gioco sono sì ironiche, ma anche sottili. Fanno riferimento a disastri politici e crisi sociali: quale pubblico speri di raggiungere? Amici del sabato sera o veterani dei giochi da tavolo?

R: Come dicevo prima l’idea è di fare un gioco completo, ma non estremamente complicato. Direi quindi più amici del sabato sera. Io mi considero un veterano dei giochi da tavolo, ma i giochi troppo macchinosi molto spesso risultano alla fine essere un handicap in molte situazioni. Ti faccio un esempio: io ho un gruppo di 5-6 amici con cui circa una sera a settimana mi ritrovo in una casa con qualche birra e un po di erba e ci spacchiamo di giochi da tavolo fino a mattina, molto spesso a questi 5-6 veterani si aggiungono avventori casuali, amici di amici, vicini di casa, venditori porta o porta, testimoni di geova, cose così. Vorrei che Bakala fosse un gioco a cui potessero giocare divertendosi tutti assieme, senza aver bisogno di 5 ore per spiegare il regolamento e 2 ore di gioco per iniziare ad applicarlo. Anche per quello sto provando a includere nelle carte una piccola spiegazione delle stesse, in modo da poter imparare a giocare anche solo giocando.

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D: Bakala. Da dove hai tratto ispirazione per questo nome? Ha un qualche significato legato alle stesse dinamiche di gioco?

R: In greco Μπάχαλα significa “scontri” nel senso di “riot”, viene pronunciato come una via di mezzo tra Bakàla e bahàla. Fin da quando l’ho sentito le prime volte mi è sembrato divertente che una parola che nel nostro immaginario è associata a un pesce pacifico e un po’ stupido (fare la figura del baccalà) significasse una cosa così caotica e violenta, ed ho deciso di usarla come nome del gioco.

D: Quali sono stati gli avvenimenti o le idee che ti hanno convinto a creare questo gioco? Cos’è che ha fatto scattare la molla definitiva?

R: Come ti dicevo il mio vivere in Grecia mi ha avvicinato ancora di più di quanto già lo fossi in Italia alla realtà anarchica insurrezionalista, ma sempre mantenendone un certo distacco. La maggior parte dei miei amici greci, in un qualsiasi discorso, trovano in un modo o nell’altro il modo di mettere dentro la parola “Molotov”, in modo a volte anche grottesco. Il mio sguardo nei loro confronti alterna momenti di ammirazione ad altri di quasi disprezzo per certi loro atteggiamenti e azioni. Quello che non si piò negare è che questa realtà esiste e in quanto tale può essere un ottimo spunto per la creazione di un gioco ambientato nell’Europa di oggi. Diciamo che cavalieri medioevali, mostri, orchi e draghi sono all’ordine del giorno nel mondo dei giochi da tavolo, ma armi, armature e scontri ci sono ancora a pochi passi dalla nostra quotidianità, quindi perché non esorcizzarli in maniera ironica e giocosa? Giocare a Bakala in qualche modo ti avvicina a un fenomeno che, quanto meno in Grecia, ha una componente importante in una società sconvolta dalla crisi economica. Probabilmente non aiuta alla sua comprensione, ma essendo un gioco basato sull’attualità sicuramente ha delle potenzialità in più rispetto a pozioni magiche e asce a due mani. Io mi immagino un gruppo di anarchici convinti prima litigare per chi di loro dovrà portare la divisa e poi durante la partita vedere il gruppo della polizia incattivirsi nella repressione della manifestazione. Non so… vestire i panni altrui fa sempre bene, anche se per poco e se solo in un gioco, forse ci aiuta a capire che non siamo poi così diversi e il ruolo che in ogni caso giochiamo è quello di vittime di un sistema.

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D: Dischi musicali suggeriti durante una partita di Bakala?

R: La presenza della musica è fondamentale, non solo per l’atmosfera ma perché aiuta a coprire le discussioni riguardo tattiche e spostamenti bisbigliati tra i membri della stessa fazione. Io suggerisco un po’ di hip hop militante, tipo gli italiani Assalti Frontali o il Signor K, o i greci Literal X e Active Member. O un po’ di Punk Oi alla Los Fastidios o come gli spagnoli Non Servium.
Se non siete amanti del genere (come molti amici miei non sono) il gioco si adatta bene a diversi gusti, dalla musica balcanica all’elettronica. In generale a sonorità più aggressive e veloci. Assolutamente proibite cose alla Rihanna e Gigi d’Alessio, per capirci.

D: Sebbene l’input sia basato sulla Grecia possiamo trovare, sparse per il gioco, carte che richiamano fatti e curiosità prettamente italiani, come quella sui Marò. Quali altre chicche hai in saccoccia?

R: Prima ancora che il gioco sia finito sto già pensando ad eventuali espansioni e una versione ambientata in Italia sarebbe una figata perché mi consentirebbe un uso della satira molto più pungente e  irriverente. Ora che il gioco ha ambientazione greca  ed è destinato a un pubblico più internazionale rende i fenomeni stupendamente italiani come i Marò di difficile comprensione a tutti. Cionondiméno l’ironia trova spazio in altre carte come quella dell’ “abbraccio hippie” che di fatto non ha nessun ruolo nel gioco, ma ti fa solo incazzare perché hai sprecato un’azione per pescare una carta tanto inutile. O come lo sciopero dei benzinai che rende impossibile usare  la carta “molotov” per tutto il giro (a volte in Grecia succede che vai a fare benzina e non la trovi da nessuna parte).

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D: Qual è la mano alle illustrazioni? E com’è nata questa collaborazione?

R: La mano è la mia e questo rende la collaborazione abbastanza semplice (anche se a volte sono bipolare). Qui in Grecia in questi anni ho lavorato un pochino come illustratore e un po’ come decoratore di interni facendo wall painting (questa è la mia pagina Fb).

D: L’uscita di Bakala è prevista per l’estate del 2016, come procedono i lavori e come sarà acquistabile il gioco?

R: L’illustrazione delle carte é un processo oggettivamente molto lungo (tra disegno a mano e successiva photoshoppata) ed è stata una stima su questo lavoro che mi ha fatto realizzare che prima dell’estate prossima il gioco non potesse essere pronto. Nell’ultimo mese, grazie a un ottimo team di game tester, sta crescendo tantissimo anche la giocabilità di Bakala, non ti nascondo però anche la difficoltà di questo processo, che è un continuo avanzare aggiungendo regole e carte e poi retrocedere nel tentativo di bilanciare la partita e di contenerla in un limite di tempo ragionevole (per ora si aggira attorno alle due ore e mezza, ma vorrei si riducesse ulteriormente senza, però, limitare lo sviluppo di strategie più complesse da parte dei giocatori).

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Per quanto riguarda le modalità di acquisto e le novità riguardo al mondo di Bakala consiglio di tenere d’occhio la sua pagina Facebook, su cui vengono pubblicate le nuove carte, le illustrazioni, le evoluzioni e lo stato di avanzamento del progetto. Quindi, come suggeritomi da Gabo… STAY TUNED MOTHERFUCKERS!

 

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Rorschach

Studente di ingegneria, lettore di fumetti, bassista occasionale, amministratore e scrittore sconclusionato.
Non credo nelle descrizioni da blogger e quello che leggo su internet, non dovreste farlo neanche voi. Forse. Chissà. Meh. Fanculo.

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