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Ciclo dei dimenticati – When Gods Fall

Ciclo dei dimenticati – When Gods Fall

Autore: Annatar

 

“E vi sono forse cose peggiori del caos per il cosmo stesso?”

Non ho mai desiderato vedere la Fine, eppure, ora che la vedo, ho sete di essa.
Ciò che si palesa davanti ai miei occhi non dovrebbe essere contemplato.
Come hanno potuto gli Dei Antichi permettere che si verificasse una tale blasfemia? Forse Akatoph, l’Araldo del Mattino, era dormiente? La colpa è per caso del Signore del Sapere S’aghatoth? Che abbia commesso un fatale errore di calcolo? Il Re del Cosmo Sol’Pharazor non è riuscito, col suo immenso potere, ad impedire che Ciò accadesse?

Gli ultimi momenti di innocente ignoranza li trascorsi come spettatore del crollo della realtà. Da cieco qual ero vidi il Tutto diventare il Nulla, prima che ogni cosa piombasse del Caos.

La quiete regnava nel cosmo. Ogni cosa andava per il giusto ordine; i popoli crescevano e cadevano, le nazioni si scambiavano il dominio del tempo e noi osservavamo il trascorrere delle ere. Nessuno avrebbe potuto predire la Caduta, ma, come tutti sappiamo, essa era inevitabile.

Tutto ebbe inizio in seguito ad inspiegabili avvenimenti cosmici: le stelle si inventavano una gravità propria; varchi nello spazio intergalattico si aprivano e, dopo aver rigettato enormi quantità di radiazioni, si richiudevano; il tempo su alcuni pianeti divenne più veloce nello scorrere.
Si raccontava di intere civiltà scomparse nel nulla; non era raro che un viaggiatore celeste s’imbattesse in un “pianeta fantasma”, presente sulle mappe cosmiche ma, di fatto, inesistente. E non furono solo i mondi a scomparire, ma, addirittura, c’era chi parlava di interi Sistemi Solari.
Alcuni tra questi pianeti furono ritrovati a migliaia di anni luce dalla propria posizione originaria. Altri mondi semplicemente svanivano nel nulla.
Non solo nei cieli, ma anche sulle terre si verificavano di queste oscure meraviglie: vulcani dormienti da millenni si destavano d’improvviso, trascinando intere città nell’oblio; catene montuose s’innalzavano fin troppo velocemente lungo l’equatore di alcuni mondi; nuvole di polvere e cenere oscuravano la luce solare.

Non passò molto tempo prima che si manifestassero, oltre ai già irrazionali avvenimenti naturali, fenomeni di inspiegabile pazzia collettiva o di singoli individui: masse di centinaia di persone venivano ritrovate vagare senza meta e senza ragione per sconfinati deserti di sabbia e detriti; viaggiatori celesti si lasciavano scivolare nel buio cosmico tra le galassie, abbandonando ogni speranza di ritornare dalla tenebra immensa; città venivano stranamente abbandonate da tutti gli individui dello stesso sesso o della stessa età.
La più grande migrazione della Storia avvenne qualche mese fa: miliardi di persone, provenienti da ogni angolo dell’Universo, si diressero verso un’oscura coordinata. I reporter dissero che su quel freddo mondo, orbitante intorno ad una fioca nana bianca, furono ritrovati i resti della più antica civiltà dell’Universo.

Le migliori menti lavorarono assieme per cercare di trovare delle spiegazioni razionali a questi eventi, ma nessuno riuscì a risolvere gli innumerevoli misteri che si verificavano in tutto il cosmo.

Eppure la caduta verso l’oscurità non era finita: i suicidi aumentarono vertiginosamente, le persone sembravano colpite come da una sorta di apatia che rendeva tutti più tristi e insofferenti. Quando il sole tramontava era possibile udire urla agghiaccianti infrangere il silenzio della notte. Correva voce di incubi orribili, troppo vividi per essere relegati alla sfera dei sogni. Erano in molti a sfuggire al sonno; si sussurrava di strane congerie composte da nere lingue che, pulsanti e vibranti, sembravano gemere blasfeme parole nelle menti dei sognatori.

Fu in quei giorni, così bui, che iniziarono ad apparire le peggiori empietà che occhio razionale avesse mai visto. Da pianeti lontani giungeva infatti voce di strane creature dalla testa d’uccello, profeti antichi che si rivelavano come i messaggeri della fine del tempo. Su alcuni mondi si raccontava di eccezionali prodigi come la resurrezioni di morti, la comparsa di ombre vaganti nei pressi dei cimiteri o l’acquisizione di coscienza da parte di intelligenze artificiali.

Alcuni di noi, allora, decisero di interrogare chi i profeti blasfemi, chi i morti e chi le criptiche IA riguardo agli strani avvenimenti. L’unica risposta che ottenemmo in seguito alle nostre molteplici domande fu: “Gli Dei sono caduti”.

Dopo alcune settimane di fatti straordinari e dubbi, incominciarono i Giorni Oscuri.
Furono le stelle le prime ad andarsene: miliardi e miliardi di soli si spensero, lasciando nel buio e nel gelo interi ammassi celesti. Si aprirono giganteschi buchi neri e fratture nello spazio-tempo sui cieli di molti mondi. Parti di intere galassie caddero nelle tenebre e nel caos più totale.
Persino le forze fondamentali stesse cominciarono a collassare: la gravità non agiva più secondo un senso logico e ciò portò milioni di pianeti e flotte spaziali alla deriva.

Ed ecco, mentre la realtà si disgregava tutta, l’Oscurità giunse sul cosmo e lo avvolse.
Noi, che prima non sapevamo cosa stesse accadendo, venimmo illuminati da un’improvvisa rivelazione.
Ci apparve ovvio, dunque, quello che avveniva intorno a noi, quando Lui si mostrò a noi.
Molti non ressero la Sua vista e si accasciarono a terra urlando di disperazione, altri vennero direttamente assorbiti verso la Sua essenza. Le menti mortali si piegarono e si spezzarono davanti al Principe del Caos, il groviglio blasfemo e ridondante di tentacoli e bulbi oculari chiamato Syeep’Kha, l’Empio.
Quando le sue mille nere lingue ci avvolsero tutti, acquisimmo la conoscenza delle Divinità.
Vedemmo la caduta di Akatoph, di S’aghatoth, del Grande Sol’Pharazor e di tutti gli altri Dei del cosmo.
A nessuno venne però dato sapere come Syeep’Kha fosse riuscito a liberarsi dalla Sua prigionia, né come avesse ottenuto il potere sulla realtà. Sapevamo solamente che era qui e l’Universo stava collassando sotto di Lui.

Ora che ammiro con i miei occhi mortali la bellezza e la perfezione della Fine, non posso non desiderarla.
Adesso che vedo il nostro Salvatore non posso non invocare il suo nome e chiedere purificazione.

Syeep’Kha ascolta le nostre preghiere e ci guida nel disordine del Cosmo.
Non più relegato dietro il Muro della Notte, Egli crea e plasma la Sua realtà.
Ed io, pur sapendo che la mia anima verrà distrutta, benedico questo nuovo Inizio.
L’inizio di un nuovo Universo, dalla forma di un empio groviglio di neri tentacoli e centomila bulbi oculari.

 

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Autore: Annatar

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