ESPERIMENTI LETTERARI Fermoposta

Fermoposta – II – Lettera di un pittore vittima di sé stesso

Mittenti, destinatari e più facce della stessa storia. Questo è Fermoposta.

Parte 1 – Lettera di un pittore vittima di sé stesso

Mia amata Lizzie,

ho prodotto talmente tanti sciocchi quadretti, in questi mesi, che l’unica conclusione a cui mi hanno condotto è stata la consapevolezza che la vostra assenza mi risulterebbe forse più tragica dello smarrimento del mio dipinto più caro. Da quando siete andata via nella mia mente vagheggiano parole di sconforto, non più immagini di splendore. Avete presente lo splendore a cui mi riferisco? Quella lucentezza, quella vibrazione che accompagnava i nostri movimenti lesti ed eclissati dal rapporto che avrebbe dovuto esserci fra un umile pittore e la preziosa mano del grande scrittore, suo compagno. Ho letto dei suoi libri e non ho potuto evitare di notare l’abissale differenza che separa la mia natura dal vostro amato.

Ed io, qui, non aspettavo che le tre del pomeriggio per poter godere della vostra bellezza e della vostra cortesia.

Non sono mai riuscito a comprendere davvero la nostra alleanza, la nostra relazione platonica, fatta di desideri insoddisfatti ed inderogabili doveri. Ho capito, però, che l’arte a cui ricorrevo per non lasciarmi abbandonare fra le deboli braccia della passione, alla fine, sono riuscite ad afferrarmi e a sorprendermi con la loro presa salda e decisa. Sono caduto in mollezza, sono vittima delle mie stesse mani. La vostra improvvisa conoscenza ha comportato un’altrettanta inaspettata modifica del mio modo d’essere, tanto che da cacciatore di modelli, sono diventato vittima degli stessi, tua vittima, tenera Lizzie.

Non dimenticherò mai quel giovedì sera, accanto al carrubo mi sussurraste nell’orecchio una promessa: “Ti porterò con me e, alla fine, tornerò”. Non ne ho mai compreso il significato. Tornaste alla vostra vita, il mattino successivo, ma non con me.

Nonostante la forte delusione, lo strazio che mi procuraste, non potei negare a me stesso di aver scorto un bagliore che dava troppa importanza alla vostra persona: non potevo permettermi di odiarvi per il vostro gesto. Sicuramente avrete avuto dei buoni motivi per compiere ciò che avete compiuto.

La prossima settimana, giovedì sera, alla stessa ora, vi aspetterò. Tornerò vicino al carrubo e vi rimarrrò fino al mattino successivo, con più amore che mai.

Vostro fedelissimo, M. Thing

 

Parte 2 – Lettera di risposta spedita dopo il giovedì del carrubo

Egregio sig. M. Thing,

le scrivo perché lei sappia quanto immenso dispiacere sta generando in questa famiglia. Oramai, abbiamo perso la spensieratezza e la piccola Lizzie inveisce contro il divieto di uscire che le abbiamo imposto proprio in questi giorni, non potendo, alla sua età, riconoscere la gravità della situazione in cui l’avete coinvolta. Non potrà uscire a giocare con i suoi coetanei, non potrà giocare a campana né spazzolare i capelli delle bambole delle nostre vicine di casa finché non saremo certi che siate tornato nel vostro paese. Tutto questo perché la sua presenza infastidisce profondamente il nostro animo e quello del signorino, suo fratello, che voi pensate sia l’amato della piccola. In effetti, per essere suo fratello, è davvero amato e soprattutto è il suo compagno… di avventure. Mi chiedo come mai vi siate sentito in diritto di travisare la purezza di un legame parentale.

La piccola Lizzie vi ha promesso di portare la vostra arte nel cuore e che, un giorno, tornerà da voi per una cortese visita. Ciò che è certo è che non vi ha promesso né confessato il suo amore, ancora acerbo per chiunque.

Vi garantisco che io, in qualità di zia della fanciulla, controllerò personalmente le frequentazioni della bambina e la proteggerò da qualsiasi provocazione ignobile.

Le consiglio di tornare in sé, signor Thing, e di dimenticare quel breve periodo in cui le abbiamo chiesto di ritrarre i due fratelli. Si è trattato solo di uno dei tanti dipinti che le sono stati commissionati.

La zia, D. Dig

 

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Immagine di copertina: Glass butterfly, di Bao Pham.

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About the author

The Weeping Willow

Studentessa, amo fare tante cose che a volte odio nella stessa misura: faccio delle arti la fuga da tristezza e noia, ma non posso scappare dall’incertezza e dall’insoddisfazione. Preferisco non espormi, dal momento che, in qualsiasi modo qualcosa si dica o si faccia, verrà recepita in maniera differente ed in base alla visione del tutto che l’esterno vuole avere. In questo blog mi esporrò, almeno in parte, per la prima volta.
Proviamoci.

Prediligo la filosofia secondo cui più conosci te stesso, più conosci il resto e viceversa. La natura umana, in fondo, può essere un libro aperto. Eppure, tutto ruota intorno all'illusione.

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