Musica RECENSIONI

Pop_X in concerto a Padova, intervista a Davide

Scritto da Rorschach

È mattina, mi risollevo con la schiena, esco dalla camera e vado in bagno. Mi guardo allo specchio: occhiaie e tracce di bava mi deformano il viso. Un rigurgito acido premio di vino scadente e birra della sera prima mi parte dallo stomaco. Ritorno in camera facendo colazione con una tazza di tè, mi siedo alla scrivania e prendo il cd che ho comprato ieri sera: sfondo rosa viene frammentato da triangoli sotto un casco poligonale blu e un sorriso rosso ad aghi bianchi. Lo inserisco nel pc e mi preparo.

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Ore 21.10

“Allora? Ci siete? Sono giù.”

Mi incontro con Giulia e Chiara, due amiche di facoltà, e ci incamminiamo verso il dipartimento di psicologia per far un giro alla Notte Bianca. Arriviamo lì dopo qualche minuto, parcheggiamo le biciclette e entriamo nel cortile di facoltà circondati da muri bianchi, mentre pantaloni larghi di cotone, giocolieri, bancarelle e danze popolari ci circondano.

Intorno a me ho l’atmosfera che, più di ogni altra, detesto: contesto pseudo-alternativo che si rivela intrinsecamente conformista in ogni suo dettaglio. Volto la testa a sinistra e fotografie mosse sfocate vengono appese come opere d’arte, mi giro a destra e un ragazzo dalla maglia verde e i pantaloni baggy fa rimbalzare una bacchetta usando… altre due bacchette, due ragazze parlano dell’importanza della dieta vegana. Il mio cervello si contrae e si blocca in uno spasmo silenzioso. Meglio spostarsi da qualche altra parte.

Raggiungiamo il gruppo di danze popolari e, mentre osservo quest’enorme girotondo di gente che scalcia e manifesta la propria fame di libertà seguendo movimenti prestabiliti, vengo immerso da pensieri che mi vomitano addosso la mia inadeguatezza sociale.

Finisco la birra sulle magiche note della Danza del Lupo mentre la musica si attenua e la folla di disperde.

Ad un certo punto sento qualcosa di elettronico smuovere l’atmosfera, frammentandola. Il beat viene accompagnato da una voce distorta che inizia a cantare e mi risveglia.10404417_758191197630469_1749908680061977558_n

Sentimi quando ti accarezzo la schiena, con un palo sfondo la tua vertebra piena di…

Devo assolutamente avvicinarmi. È la prima nota di originalità che sento in questa festa del nulla: devo esserci. Chiedo il nome in giro, si chiamano Pop_X, ed è la prima volta che li ascolto. Suoni che ricordano un Nintendo64 accompagnano una cassa dai bassi forti e serrati mentre parole d’allucinazione si contorcono nell’etere. Mi faccio largo fra la folla che timidamente inizia ad avvicinarsi: davanti a me due percussionisti, dei bidoni, scarti da officina, una tastiera, un PC e un ragazzo che canta.

Ti scivola verso la tua bocca di bora, sporca e tumefatta, e a forma di suola…

Un percussionista indossa camicia a motivo floreale, occhiali dalle lenti tonde ed è totalmente dipinto di blu, l’altro una felpa nera con un cappuccio, si intravede solo la barba rada e un sorriso storto, una fila di luci gli circondano la testa e percorrono ventre e braccia. Davanti a loro, il cantante. Si porta alla bocca un microfono collegato ad un distorsore legato al fianco, occhialetti da nuoto son stati dopati con luci al led, il suo corpo, interamente dipinto di rosso, si muove seguendo la musica e agitando le braccia in alto e davanti a sé. Nel giro di qualche secondo tutti gli schemi vengono rotti da un corpo che fa della propria presenza la sua arma di distruzione.

Hey quegli occhioni da semaforo verde, dove ti perdi più nessuno ti perde.

Gambe si aprono e si richiudono, una testa si muove avanti e indietro senza una regola per poi trascinar con sé membra rossa per terra, muovendosi contro il pavimento in mattonelle. Il ragazzo continua a cantare strisciando, rotolando e spalancando le ginocchia, risalendo su e mettendosi poi in piedi su una sedia.

Costantemente ridipinta di bianco, rosa soltanto se ti adoro nel volto.

Mi volto intorno e vedo sguardi sconvolti: ragazze si portano la mano alla bocca, alcuni scuotono la testa ridendo, altri afferrano il cellulare per fare qualche foto. Davanti a loro un spettacolo ridicolo sta prendendo luogo. O almeno, questo è quel che sembra.

Faccia di terra dalla linea un po’ agreste, bombardamenti lungo l’Adige destro.

Nella realtà quello che stanno vedendo, che sembra folle e senza senso, sta distruggendo, pezzo dopo pezzo, tutto quel conformismo che, sotto sotto, impregna l’atmosfera. Davanti a loro c’è un ragazzo che canta e si muove seguendo una sola regola: faccio quel che cazzo mi pare. Il pubblico è ammutolito e qualcuno sgrana gli occhi senza capacitarsi della situazione scambiandosi parole di stupore… eppure nessuno di loro riesce ad andar via, restano lì imbambolati e intrappolati da una scena spastica e allucinogena.

Seguo la linea della strada e mi trovo nel campo nomadi, riaccendo la stirpe.

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La situazione è sempre più coinvolgente, l’opera di distruzione avviene con successo e qualche ragazzo rimette a posto il telefonino per iniziare a ballare. Lentamente il pubblico si scioglie e il cantante inizia a spogliarsi, sfilandosi la felpa bianca e i pantaloncini rossi. Resta in mutande continuando lo spettacolo mentre luci intermittenti vengono vomitate dai suoi occhi, scannerizzando la folla.

Balletti popolari, slogan, palline colorate, grida e frasi fatte vengono fatte a pezzi davanti ai miei occhi dai due percussionisti, con dischi metallici e bidoni di ferro arrugginito che vengono distrutti a colpi di bacchette. Schegge di legno partono verso il cielo mentre il ragazzo poggia il microfono per terra e si sfila le mutande davanti ad una platea di pupille contratte. Gli stessi che fino a mezzora prima avrebbero parlato con orgoglio di libertà d’espressione e condivisione adesso spalancano gli occhi indignati osservando un corpo nudo che canta e si muove libero. Qualcuno si allontana, qualcuno resta in silenzio, qualcuno si indigna, qualcun altro si scatena. Dentro di me ho un orgasmo.

Il ragazzo continua a saltare fottendosene di tutto, riprende a cantare e ruota su se stesso. Ho deciso: devo conoscerlo.

Dopo un’ora e mezza son seduto su un muretto, davanti a me Davide e Serena, chiamata dal cantante anche Maria, per via della sua angelicità. Davide è sudato e ancora ricoperto di colore, mi ha concesso una chiacchierata senza nessun tipo di problema ed è stato disponibilissimo sin da subito.

“Ho seguito il concerto e mi è piaciuto molto, per quanto sia assolutamente un neofita di questo genere e non abbia mai ascoltato davvero qualcosa, voglio comunque chiedertelo: da dove nasce l’idea di quello che ho appena visto?”

Quest’idea nasce da molto lontano, siamo attivi dal 2005. Anche se all’epoca non era certo così, come l’hai vista stasera.”

“C’è stata un’evoluzione nel tempo, quindi.”

Sì sì, i live, prima, erano molto più primitivi.” Davide afferra con le sue dita tinte di rosso il porta-tabacco che gli porgo e inizia a rollare una sigaretta. “L’idea ancestrale era comunque la stessa che abbiamo portato stasera, ma prima di raggiungerla ci ho messo anni. Magari non sembra, ma è stato un processo lungo.

Maria beve un po’ di birra: “Ma la mente sei comunque tu.”

Beh, le menti inizialmente erano due: Walter e io, anche se da qualche anno Walter non partecipa più. Poi quattro anni fa si è aggiunto un percussionista, Andrea, e due anni fa Niccolò.”

“Come mai Walter non partecipa più…? Scazzi?”

No no, assolutamente. Semplicemente ha un lavoro dove è impegnato 7 ore al giorno dal lunedì al venerdì (è archivista, ndr) e quindi fa fatica a seguire le date visto che ultimamente suoniamo più di una volta a settimana, anche durante la settimana.

“E qual è la culla di tutto questo?”

Il progetto è nato proprio a Trento, siamo di lì.

“Beh, questo non me lo sarei mai aspettato. Trento non è una cittadina tranquilla, di più. Ma forse è stato proprio questo che t’ha spinto a creare quello che hai fatto, come fosse un rigurgito.”

Forse sì.

“Se magari fossi nato a Napoli o Bologna non avresti avuto la stessa voglia. Voglia anche di ribellione, da un certo punto di vista. Quella che ho visto stasera è stata una totale rottura degli schemi.”

Beh sì, anche se non la vedo come un atto di ribellione o di rottura degli schemi. Il nostro obbiettivo è fare semplicemente tutto quello che vogliamo e, quello che vogliamo, è quel che hai visto stasera.

Maria porta indietro i capelli biondi: “È un atto di libertà non di ribellione. La ribellione la si vede dall’esterno, dalla parte del pubblico, ma non dall’interno. E poi se l’artista non è libero non è artista.”

“Come mai la scelta dei percussionisti?”

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Andrea l’ho conosciuto organizzando un festival nei boschi di Trento, Il Musicone, che ho scoperto essere proprio la traduzione letterale della parola festival. C’era con noi anche tanta altra gente di quelle parti, tipo Mortecattiva, rapper abbastanza famoso nella scena suburbana triveneta. È stato un bel festival… Insomma volevo suonare con Andrea, ma non avevo idea di che cazzo fargli fare. Allora visto che lui è un manutentore di elettrodomestici abbiamo avuto l’idea di farlo suonare con i pezzi di scarto di ciò che recuperava in fabbrica. Abbiamo provato e ci siamo accorti che ci stava bene, aggiungeva una terza dimensione al suono che già c’era.”

Inspiro dal filtro e sputo fumo in alto: “Attualmente quanti brani avete?”

Al momento abbiamo 35 brani tutti nostri, dalla base ai testi. All’inizio siamo partiti solo con due-tre pezzi tra cui Io Centro Con I Missili e Drogata Schifosa, i classici diciamo, e poi pian piano abbiamo creato altro. Da qualche tempo abbiamo iniziato ad utilizzare anche questa tastiera con la quale improvvisiamo tra una base e l’altra.”

“E i due percussionisti? Partecipano anche loro alla creazione dei pezzi?”

No, loro si inseriscono dopo. All’inizio i pezzi li facevo a casa, sul computer, da solo. Ora invece li faccio sempre a casa e poi insieme a Niccolò ci lavoriamo un pò su nello Studioharem a Montecchio di Pesaro, li abbiamo anche la possibilità di finalizzare i brani e masterizzarli adeguatamente.”

“A Pesaro?”

Sì, l’altro nostro percussionista, Niccolò, è di Pesaro. Andiamo spesso nelle Marche e facciamo parecchi live da quelle parti.”

Maria mi da una mano: “Quindi conoscete I Camillas!”

Sì, loro hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dei live del nostro progetto. Senza di loro non avremmo potuto suonare in giro. All’inizio ci esibivamo solo ed unicamente a Trento, sempre e solo lì. La nostra musica ad un certo punto è arrivata a Mirko Bertuccioli e grazie a lui abbiamo iniziato a suonare nella loro zona, a Pesaro.

“Suonate spesso a Padova?”

A dir la verità no, abbiamo fatto solo un live l’anno scorso. O meglio, ci abbiamo provato, visto che siamo stati lapidati. Abbiamo suonato ai Colli Euganei e c’è stata una strana empatia con il pubblico…

“Una disempatia più che altro.”250_popx

Sì, esatto [ride]. Abbiamo rischiato il linciaggio e abbiamo dovuto smettere a metà del primo pezzo.

“COSA?!?”

Beh, sì. A volte capita di trovarsi di fronte a delle persone che semplicemente non vogliono tu faccia quello che fai. Erano davvero cattivi nei nostri confronti, a priori. Ci hanno fatto smettere immediatamente.

Ripenso alla serata appena trascorsa e a tutte quelle persone che sono state rapite dalla musica e dal pogo pur dicendo, fino a qualche minuto prima: “Oddio cos’è ‘sta roba?

“Beh, stasera mi sembra sia andata diversamente.”

Sì, per fortuna siamo riusciti a non farci influenzare dal… trauma, diciamo, dell’esperienza dell’anno scorso. Anzi, siamo riusciti a suonare più liberamente del solito… mostrando le nostre nudità, ad esempio. Per esser ancor più radicali nella nostra manifestazione di libertà. Non è forse tempo di iniziare davvero ad usare il proprio corpo per esprimersi totalmente…?

“Ogni tuo live è sempre così?”

Alcuni live sono più performativi di altri, alcune volte ci dipingiamo e io ballo molto, come stasera, altre volte no. Diciamo che mi piace esser performativo nella prima parte del concerto, lanciare degli input al pubblico, per poi lasciare che sia lui a prendere il sopravvento, com’è giusto che sia.

Maria mi aiuta con l’intervista: “Cos’è la musica 8bit?”

La ringrazio e Davide riprende a parlare: “È stata una fase della nostra carriera. La musica 8bit è proprio un genere, si suona con il GameBoy. Ogni suono elettronico viene programmato su un sequencer per poi venir suonato dall’uscita cuffie. C’è anche chi ci fa immagini. Insomma visto che la nostra musica ha dei suoni 8bit nel 2009 siamo entrati in contatto con una realtà milanese che organizzava party di questo tipo. Questo mi ha permesso di far conoscere meglio la mia musica in giro.

“Parliamo un po’ di Davide adesso.”

Ho 29 anni e ho fatto il liceo musicale a Trento, all’epoca studiavo sassofono anche se già sentivo di avere delle necessità compositive. Dopo un po’ mi son messo a far della musica per conto mio usando il computer e l’ho data in giro a degli amici per vedere un po’ come reagivano. Ad alcuni piaceva quindi ho continuato a farne altra. Poi l’evoluzione da un punto di vista di live e performance l’ho avuta in Finlandia, durante il mio anno di Erasmus presso il dipartimento di Music Technology della Sibelius Academy di Helsinki . Lì ho conosciuto Laura, una ballerina di danza contemporanea e abbiamo iniziato a organizzare live insieme: io suonavo e lei ballava sui miei pezzi. Abbiamo avuto la possibilità di fare due-tre date dove eravamo solo io e lei… ed è andata bene. Poi abbiamo vinto un concorso per partecipare ad un festival di arti e media fatto ad Helsinki nel 2012 e avuto abbastanza disponibilità economica per far venire Walter, Andrea, mio fratello e altra gente in Finlandia a performare. Abbiamo partecipato ad un festival, il Cartes Flux del 2012, e ci siam messi a suonare in un tram girando per la città. La stessa cosa che hai visto stasera, ma su un tram con gente che saliva, scendeva, andava al lavoro… Questo ci ha fatto conoscere anche lì, infatti siamo elitariamente noti nella scena elettronica Finlandese.”

“Caspita. Una bella soddisfazione.”

Già, so che magari non sembra, ma abbiamo fatto molta esperienza. Magari qualcuno dall’esterno ci vede così e pensa che siamo quattro cazzoni che si sono trovati una sera ubriachi o che sia una cosa totalmente improvvisata, ridicola o trash. È una questione di percezione, in realtà c’è molto poco di trash e nessuno di noi ha mai pensato che ciò che facciamo possa essere in qualche modo affiancato al trash. Non è che ci mettiamo nudi per esser trash, è una forma di espressività e di comunicazione con il pubblico come ce ne sono tante altre: mostrarsi al 100% con chi ti sta guardando mentre ti esibisci. C’è molta improvvisazione, è vero, ma anche questa negli anni si è affinata arricchendosi di dettagli musicali, coreutici, scenografici, umani, psicologicccccci!!

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L’intervista si avvicina alla conclusione: “Prossime date?”

Abbiamo un’agenzia di booking bolognese che ci procura di volta in volta nuove serate per il tour (che si chiama Tour negli STADIO, ndr) ma per sapere dove suoniamo basta solo tenere sotto controllo la nostra pagina Facebook.”

Finisco la birra e compro il cd, una specie di best of che arriva dopo anni di pubblicazioni online su bandcamp e Youtube, con più di centoventi video alle spalle.

Per seguire i Pop_X lasciate pure un like sulla loro pagina Facebook QUA. Per chiedere personalmente info su booking potete invece scrivere a federico@panicoconcerti.it o davide_pop@yahoo.it

PS: Davide a fine intervista mi sorride e mi si avvicina piano per dirmi qualcosa che resti fra me e lui: il vero significato del testo di Io Centro Con I Missili. A questo punto, notando tutti i commenti in giro per la rete, direi che siete ancora molto lontani dal capirlo davvero.

 

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Rorschach

Studente di ingegneria, lettore di fumetti, bassista occasionale, amministratore e scrittore sconclusionato.
Non credo nelle descrizioni da blogger e quello che leggo su internet, non dovreste farlo neanche voi. Forse. Chissà. Meh. Fanculo.

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