Benvenuti amici inumani,
Banchettiamo ora che calano le tenebre,
Sul fastidioso scintillio della coerenza.
Circondati dalle creature della notte
Abbracciate con l’anima pensieri indecenti.
Nella discarica nel vano di una lavatrice
Un corpo smunto si contorce
Un feto strappato prematuramente dall’utero materno,
Un sospetto.
Ho cominciato così il mio viaggio nella foresta ipotetica,
Domandandomi spesso riguardo ai miei passi
La natura e la direzione
Conducendomi indietro fino all’inizio.
Un impeto di ribellione all’accusa di copiare
Lo sfregio del nome e dell’anima nella speranza di creare dal dolore.
So che l’essenza è qui,
Languida scivola sulla mia lingua e nei miei occhi l’immagine tenue a tratti soltanto
Voglio la forza e il coraggio del giovane Ginsberg nel mio corpo
Voglio la verità del dubbio e dell’immoralità
Urlo a voi che il mio maestro è morto.
Banchettate pure coi suoi resti
Io posi un piede davanti all’altro.
Parlando con me
In un istante infrango la tua speranza di certezza
Vivi liberato
Non temere la morte ma guarda
E ti mostrerò abissi vaginali profondi e rovi di fili cerebrali
Ascolteremo il ritmo delle macchine assieme
Ti parlerò di tutto, se ti fidi di me non posare l’altro piede a terra.
Uscire da una galera di sensi.
Cammineremo con passo fiero
Tra quelli che comprano morti nebbiose
Rifuggono il vivido per paura di perdersi
attraverseremo striscie pedonali a spirale
Tra vetri rotti e lacrime di donne sante non per scelta.
Ci libreremo dalla finestra sporchi di fuligine
E finalmente lontani nel silenzio
Ascolteremo il nostro respiro rallentare
Non è una retta la nostra
Non si torna indietro
Non si va avanti
Perchè crediamo nel manifesto analogico
il manifesto dell’incoerenza.