Cronache di uno Studente Fuori Sede ESPERIMENTI LETTERARI

Cronache di uno Studente Fuori Sede – Capitolo 3: La saga di Daniela. Parte VII: La vendetta

Scritto da Rorschach

“Cronache di uno studente fuorisede” è, fra le altre cose, un esperimento narrativo. La scrittura non è lineare, le frasi sottolineate indicano i pensieri che mi son balenati in testa, quelle in grassetto sono relative alla mia parte razionale e quelle in corsivo alla mia parte emotiva. Il risultato potrebbe sembrare strano e un po’ schizofrenico. Beh, lo è.
Continua la saga di Daniela, la coinquilina che tutti (non) vorrebbero. Leggi qui la parte VI.

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Parte VII: La vendetta

Mi alzo da letto con un movimento rigido, di scatto. Ho gli occhi leggermente socchiusi, ma vigili. Sono carichi di sentenze di morte. Mi alzo e prendo carta e penna, devo fare una lista di cose.

Bene, ora scrivi quel che ti dico.”
Right.”
Bottigliette di Coca-Cola. Mentos. Una confezione di varichina. Guttalax liquido. Coccolino alla lavanda. Nuova confezione di tè. Il resto è già a casa, dobbiamo comprare solo queste cose.”
Ma a noi la Coca-Cola non piace.”
Si, ma lei non lo sa.”
Oh you!!”

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Vado al supermercato, faccio un salto in farmacia e compro ciò che avevo sulla lista, poi torno a casa e mi metto all’opera, Daniela ha il turno pomeridiano, tornerà a casa alle otto di sera. Ho tutto il tempo di cui ho bisogno.

A questo punto inizio a mettermi all’opera sugli scherzi che intendo prepararle.

Non sarebbe meglio spiegarne qualcuno al lettore?
E va bene, iniziamo con questo.”

Questo scherzo si chiama “lo scherzo dei penny”. Consisterebbe nel mettere giorno dopo giorno un penny nei luoghi più disparati. Per farlo a regola d’arte bisognerebbe andare in ordine crescente: il primo giorno mettere un penny sotto la tastiera del computer, il secondo giorno metterne uno nella borsa e uno sotto un vaso e così via.
Una variante più sofisticata è con la cornetta del telefono: bisognerebbe mettere un penny al giorno nella cornetta. Non solo farà rumore e desterà sospetti nella vittima, ma, aumentando i penny giorno dopo giorno, la cornetta diventerà via via più pesante senza che si possa notare un effettivo cambiamento. Dopo due mesi (a meno che il malcapitato non abbia deciso di smontare il telefono, per venir sommerso da una valanga di monetine) si devono togliere tutte le monetine. Il giorno dopo la vittima alzerà la cornetta abituata al vecchio peso e se la darà in faccia.
È uno scherzo che non ha un vero e proprio senso logico, ma questo lo sappiamo solo io e voi.
La vittima no e cercherà invano di capire il motivo degli eventi.

Tuttavia c’è un “però”. Questo scherzo ha senso in un luogo di lavoro, dove i sospettati potrebbero essere molti e non in una casa dove tutti i sospetti ricadrebbero istantaneamente su di me.
Qua lo farò solo in minima parte, giusto per confondere la bestia e dare un po’ di pepe al tutto.

Vado nel suo bagno e prendo la saponetta con la mano sinistra, nella destra ho una moneta da cinque centesimi e un taglierino.
Poggio la moneta sulla saponetta e inizio a ritagliarla usando il taglierino, seguendo perfettamente il profilo del cerchio. Continuo a tagliare delicatamente finché non arrivo a qualche millimetro di profondità. Piano piano inizio a far leva con la lama fino a quando non salta via un quasi perfetto cilindretto di sapone. A questo punto poggio la monetina all’interno e la seppellisco con la parte prima rimossa.
Perfetto.

1 2 3

Il prossimo.”

Vado nel salotto e mi dirigo verso l’armadietto dei detersivi, prendo il mio Coccolino mezzo pieno e ci svuoto dentro mezza bottiglia di varichina.

Non si accorgerà della variazione di peso?”
No. E anche se lo facesse se ne fregherebbe nulla. È Daniela, ricordi?”

Poi agito la bottiglia finché il tutto non si miscela perfettamente. Apro il tappo e annuso: una fragranza fortissima e pungente mi si infila nel naso, l’odore della lavanda è praticamente svanito.

È l’odore della vendetta.”

Prendo il Coccolino nuovo appena comprato e lo nascondo insieme alla varichina nell’armadio della mia camera da letto, accanto al vino bianco, fra le magliette.

Il prossimo.”

Prendo le bottigliette di Coca-Cola e il pacco di Mentos.

Qua dobbiamo stare attenti.”

Apro le bottiglie di coca e il pacco di Mentos. Prendo due caramelline e le unisco legandole con un lungo filo di cotone e una goccia di patafix, una faccia contro l’altra. Adesso verso un po’ di Coca nel lavandino, come a voler simulare di averne bevuto un bicchiere.
Prendo le estremità del filo e lo tendo, poggiando le Mentos all’interno del collo della bottiglia. Chiudo il tappo, fissando così il filo di cotone nella stretta della spirale con le caramelle in alto, dopodiché taglio il filo in eccesso che sporge dalla chiusura. Le Mentos sono invisibili, nascoste lì, sotto lo spesso bordo in plastica rossa.

Appena aprirà il tappo il filo scivolerà giù facendo cadere le Mentos all’interno…”
Mi stupisci ogni volta.”
Grazie.”
Dai ragazzi fermatevi…”
Non sento nulla, mi spiace.”
Il prossimo.”

Sono ancora in cucina e prendo la confezione dei miei biscotti. Ne scelgo dieci, i più grandi e perfetti, proprio quelli che sceglierebbe un ipotetico ladro. Li poggio su un piattino e prendo il Guttalax.
Con il dosatore bagno ogni biscotto con dieci gocce di lassativo che vengono velocemente assorbite. Dopodiché prendo il fòn e li asciugo con calma, facendoli tornare perfettamente secchi.
Per distinguerli da quelli sani prendo uno stuzzicadenti e inizio a grattare piano sulla superficie piatta del biscotto segnando delle piccole “x” sui bordi.

Chi è quello psicopatico che controlla se ci sono leggeri simboli incisi dietro dei biscotti?”
A parte noi, intendi?”
Si.”
Nessuno.”

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Faccio la stessa cosa usando i miei filtri per il tè: due gocce per ognuno e nascondendo in camera i filtri sani appena comprati, su qualche fetta di affettato che avevo comprato qualche giorno fa, nel barattolo mezzo aperto della salsa e versando quel poco che rimaneva del Guttalax nel mio succo di frutta.

Esco fuori di casa per andare a buttare la confezione di lassativo, meglio non avere prove in giro.

Chissà se imparerà a non toccare le nostre robe adesso.”
Non siamo stati un po’ scorretti?”
No. Tecnicamente abbiamo rovinato la NOSTRA roba.
Mmmhh, si. Giusto.”

È tutto pronto, mi preparo la cena e mangio fagioli in scatola, con uova e prosciutto. Dei grissini per accompagnare il tutto. Vado a fumare una sigaretta sul balcone ascoltando Seven Steps to Heaven del buon Miles Davis. Finisco la mia dose di veleno serale e torno dentro iniziando a mangiare il mio gelato, una Viennetta sottomarca, a lente cucchiaiate, guardando un programma di cui ignoro il nome su Rai 5 con il magnifico Philippe Daverio.

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“Il palazzo dei Vecellio, dove la tradizione dice che gli affreschi siano stati fatti da Tiziano Giovane…”

Lo ascolto con curiosità, cucchiaiata dopo cucchiaiata.

Dopo qualche minuto Daniela irrompe in casa. Neanche il tempo di lavarsi le mani o cambiarsi e viene in cucina iniziando a parlarmi di cose di cui non m’interessa nulla: ha litigato ancora una volta con il ragazzo, ha litigato ancora una volta con la madre e la caposala la tratta male.

“Tu piuttosto che hai fatto oggi? Se non sbaglio questa settimana hai il turno special! Ah-ah! Miraccomando a far bene i vetri questa volta eh! Comunque oggi a lavoro è stato un inferno, mi hanno detto che domani dovrò fare ancora il turno pomeridiano, lo sapevo già ma volevo far venire Danilo a casa. Ah, oggi ci ho litigato. Non ne posso più, ci lasciamo e ci rimettiamo insieme in continuazione. Sono due mesi che va avanti così. Piuttosto oggi mi preparo una bella frittata, che, per caso hai delle uova? Poi mia mamma ha detto che vuole venire a trovarmi nel weekend e mi ha chiesto se può dormire da noi, sul divano ovviamente. Nessun problema, no? E quindi niente ho riparlato stamattina in ospedale con Danilo e…”

Il suo tono di voce è particolarmente acuto e strillante, mi rimbomba fra le orecchie. Dopo un po’ di tempo sento le onde sonore rimbalzarmi in testa, sommandosi. Il mio sguardo perso nel vuoto in un punto indistinto fra il frigorifero e la saliera.
Mi sto allontanando dalla realtà mentre un unico lunghissimo fischio mi attraversa la mente come un acuto infinito di chitarra elettrica alla Gary Moore. Le labbra di Daniela si muovono al rallentatore, schioccando, aprendosi e chiudendosi con incredibile lentezza senza riprodurre nessun suono. Attorno a me è tutto ovattato e appannato.
Nel mio cervello solo quell’unico estenuante acuto, pare durare un istante e un eternità allo stesso tempo.

Credo di aver sentito il terzo occhio iniziare ad aprirsi.”

Il mio stato di grazia nervosa procede con delicatezza. Il bordo del mio occhio sinistro inizia contrarsi ritmicamente, le labbra mi si seccano e il cuore inizia a battere più lentamente:
BOM… BOM… BOM… BOM…
Secondo dopo secondo sento il mio autocontrollo scivolare via come una coperta di seta.
BOM… BOM… BOM…
Le dita iniziano a tamburellare da sole sul tavolo. Veloci e frenetiche.
BOM… BOM…
“E quindi dopo avermi lasciata la settimana scorsa non mi manda più messaggi. Tanto oggi l’ho incontrato e gliene ho dette quattro! Oh si! Ma tanto io lo so che ritornerà da me, perché io sono buona e cara, ma se m-”
B.O.M.

“DANIELA.”

Philippe Daverio sembra nascondersi dietro il bordo del televisore osservando la scena.

“…Si?”
“STA. ZITTA.”
“…Che cosa?”
“CHIUDI. QUELLA. CAZZO. DI. BOCCA.”

Poggio il cucchiaio sulla Viennetta sottomarca, la vaniglia si scioglie lentamente in piccole goccioline cremose.
Ruoto lentamente la testa verso di lei piantandole il mio sguardo negli occhi. Poggio i gomiti e le mani sul tavolo incrociando le dita come una vedova in preghiera e contraggo appena la mascella.

“Iniziamo dalle uova. Ti ho detto più volte di non prendere la mia roba. Chi è dei due che qua lavora?”
“Ma che cosa c’entr-”
“CHI. CAZZO. È. CHE. HA. UN. LAVORO?”
“Beh, io, ma…”
“Nessun ma. Io non lavoro. Io devo gestire i soldi che ho per tutto il mese, pesando sui miei. Sono mesi che te lo dico e tu te ne fotti puntualmente. Mettiamola così, continua ad usare le mie robe e scoprirai che significa la parità sessuale.”
“Che significa?”
“Significa se se fossi un ragazzo ti avrei già ammazzata di schiaffi.”
“MA COME TI PERMET-”
“Passiamo poi a tua madre: quella rompicazzo qua non ci dorme.”
“MA È MIA MADRE!!”
“Tu sei la mia coinquilina e questo tipo di relazione sociale è molto labile, non significa nulla. Tua madre per me, quindi, è l’equivalente di un estraneo, al pari di un barbone o un carcerato.”
“Ma se mia mamma è medico!”
“E io non voglio barboni in casa.”
“Ma questo discorso non ha senso!!”
“Ho detto: NIENTE BARBONI IN CASA.”
“Oh cielo…”
“E per finire chiudiamo questa questione di Danilo. Siediti.”
“N-no-non mi va di sedermi.”
Abbasso il labbro inferiore in un grugno da boxer e serro i denti scandendo le parole.
“Daniela. Ti sembrava forse una cazzo di domanda?”

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Passano una decina di freddi e silenziosi secondi.
Daniela si avvicina, afferra il bordo di una sedia con la mano e la allontana da tavolo per poi sedersi sopra.
Incrocia le braccia tenendole in alto sul petto, accavalla le gambe e infossa il mento fra le spalle serrando le labbra.

Posizione di difesa.”
E stigrancazzi.

“Mi hai detto che Danilo ti ha lasciata no?”
“S-si…”
“Quando è successo?”
“L-la settimana scorsa. Mercoledì.”
“Bene. Per quante volte vi siete lasciati in questi due mesi?”
“Q-q-questa è la s-s-sesta.”
“La sesta.”
“Si.”
“Sai che cosa vuol dire questo?”
“Beh che lui non riesce a levarmi dalla testa perché comunque sono una ragazza speciale e quindi è costretto a tornare da me.”
“No. Non credo proprio.”
“Come no?”
“Lascia che te lo spieghi da uomo a uomo: questo ragazzo si sta rompendo il cazzo.”
“Che cosa v-vuol d-d-dire?”
“Vuol dire che lui, inspiegabilmente, tiene in qualche modo a te, ma non vede da parte tue manifestazioni… Chiamiamole: ‘affettive’. Hai capito cosa ti sto dicendo?”
“Non credo…”
“Te lo spiego meglio.”
Avanzo con gli avambracci sul tavolo, le mani ancora chiuse fra loro in una sfera di pelle secca e nocche screpolate. Mi sporgo con il busto inclinando leggermente la testa.
“Daniela… Questa sua strategia di andare e venire da te consiste in una sottospecie di ricatto morale. Significa: “Vediamo, dopo tutto quello che io do a lei, lei è disposta a dar qualcosa di più a me?” Se si fosse semplicemente rotto le scatole ti lascerebbe perdere, ma tu gli ricordi quel micetto investito che gli è morto fra le braccia da piccolo e, per qualche psicotico motivo, non ti vuole perdere. Tutto questo, quindi, rappresenta una specie di ultimatum, oltre il quale c’è o la morte della coppia o un felice matrimonio meridionale con decine di marmocchi urlanti e bavosi. È chiaro adesso?”
“No. N-n-non credo…”
Alzo gli occhi al cielo e sospiro.
“Daniela, sto semplicemente dicendo che questa sua frustrazione emotiva scaturisce da una condizione di disturbo psicologico derivante da un non appropriato appagamento fisico. Tutto questo si ripercuote in un atteggiamento difensivo che, usando il tuo allontanamento come ricatto, mira ad ottenere una tua reazione di gelosia e conquista.”
“Veramente credo di essere ancor più confusa.”
Mi massaggio la fronte con le dita chiudendo gli occhi e umettando appena le labbra con la lingua.
E va bene te la sei cercata.”

“Daniela, ma tu glieli fai i giugini?”
“…?”
“Si sai, i bocconotti.”
“…?”
“…I chinotti.”
“Eh?”
“DANIELA I POMPINI, I BOCCHINI, I SOFFOCOTTI!! GLIELI FAI O NO?!?!?”

La povera Daniela ha quasi le lacrime agli occhi, le braccia le tremano appena.

“…N-n-no…”
“Beh e pure tu eh, quel poveraccio si fa ogni giorno due ore di viaggio per venirti a trovare, con il sole e con la pioggia, con la serenità e la stanchezza, con il mal di testa o la febbre e tu neanche un soffocotto. Eddai eh. Ti rendi conto che viene da Verona tutti i giorni? Su, che sarà mai uno slabbrino una volta ogni tanto?”

Daniela si porta le mani sulla faccia, coprendosela e iniziando a piangere silenziosamente. Si alza tremando.

“Ah e per ‘una volta ogni tanto’ intendo TUTTI I FOTTUTISSIMI GIORNI!! AAAAAAHH!!!”

Non resiste più. Scoppia in un lamento isterico e corre singhiozzando in camera sua sbattendo la porta dietro di lei e chiudendola a chiave.

Il mio sguardo resta impassibile.
Lo muovo lentamente verso sinistra, sul televisore: Daverio mi guarda sorridendo.

Approva.”

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“Il disfacimento della materia non è il disfacimento della vita. È un nuovo modo di imparare la pittura…”

 

Philippe, quanto cazzo sei bello.”

Ritorno a mangiare il gelato e finisco di vedere il documentario dopodiché mi alzo, lavo il cucchiaino e vado in camera.
Dalla fine del corridoio sento dei singhiozzi smorzati da un cuscino.

Qualche rimpianto?”
Assolutamente no.”
Si si si si si si. Da morire. Sto malissimo.
Taci.”

 

—Epilogo—

Mi sveglio il giorno dopo pronto per andare in facoltà. Daniela è ancora chiusa a chiave in camera sua e appena mi sente trafficare in cucina per preparare colazione fa scattare la serratura e mi raggiunge.
È vestita ancora come la sera prima. Il trucco degli occhi si è sbavato sulle guance e ha due occhiaie pazzesche.

Inizia a parlarmi con voce tremante: “C-c-come cazzo ti permetti?”
“Prego?”
Il suo tono di voce aumenta esponenzialmente: “COME CAZZO TI PERMETTI?!?”
“Di far cosa esattamente?”
“Di trattarmi così.”
“Temo di non capire.”
“Di giudicare la mia vita sentimentale.”
“Oooh cara Daniela, ma io non ho giudicato nulla. Non ho detto che sbagli, né che fai bene. Ti ho dato un parere maschile consigliandoti vivamente di render più felice quella povera bestia.”
“Tu non puoi darmi ordini!!!”
“Oh no di certo.”
“NON PUOI DARMI ORDINI HO DETTO!!!”
Abbasso la tazza del tè e la osservo: è in piedi con i pugni chiusi e le braccia distese lungo i fianchi, la faccia è diventata rossa e paonazza.

Questa poveraccia ha davvero un po’ di problemi.”
Dovrebbe provare a sfogarsi scrivendo in un blog, aiuta.”

“Daniela, perché non ti calmi e ti vai a fare una doccia che puzzi come un animale da una settimana?”
“…C-c-c-cosa diav-”
“Dai su, io ora scappo che ho lezione, ma tu datti ‘na strigliata dai. Vedrai che già senza puzza di ascelle andrà meglio.”

Vado verso il bagno per lavarmi i denti. Daniela resta dietro di me, non parla più. Si è come scostata da un effetto magico e ha iniziato a trafficare in cucina.
Prendo la borsa, indosso la giacca e mi affaccio per salutarla.

“Beh, a più tardi!”
Lei è seduta, sta sorseggiando del succo di frutta e si sta preparando del tè. Sul tavolo ha messo soltanto alimenti suoi, ma riesco a riconoscere il colore del mio succo di frutta nel suo bicchiere. Il mio è alla pesca e lei ha quello all’arancia rossa.
Non mi risponde.
Chiudo la porta e con un sorriso inizio a fischiettare scendendo le scale.

Chissà quale filtro per il tè userà!
Eh-eh-eh.”

 

Torno a casa verso le quattro. Daniela è già uscita.
Entro in cucina e vedo una pentola sporca di sugo.

Non dirmi che…”

Vado verso il frigo e controllo il mezzo barattolo di sugo già aperto,abilmente modificato col Guttalax il giorno prima: è intatto.

Che abbia finalmente comprato un sugo suo?”

Mi avvicino al lavandino e controllo le stoviglie da lavare. C’è un piatto fondo sporco di salsa con qualche chicco di riso ancora attaccato. Osservo meglio: sotto quel piatto sporge il bordo di un barattolino di vetro. Lo riconosco troppo bene: era il sugo che avevo portato da casa dopo le vacanze di Pasqua. Lo stavo conservando gelosamente, era l’unico che avevo.
Vado in salone e apro il cassetto: la mia teoria viene confermata. È proprio il mio sugo. ERA il mio sugo. Quello buono.
Stringo i bordi della credenza fra le mani, chiudo gli occhi e ricostruisco velocemente gli eventi:

 

Sarà stata male dopo aver bevuto succo, tè e biscotti al Guttalax, ha passato la mattinata in bagno e avrà deciso di prepararsi del riso in bianco per poi condirlo con il sugo. Quello nostro ovviamente.”
Il sugo preparato da nonna…”
N-ne avevamo portato s-solo un barattolino.”
Perché proprio quel sugo? PERCHÉ?!?
Il sugo della nonna…”
Non possiamo mica intossicare TUTTO il nostro cibo.”
Questa stronza vuole la guerra vera.”
Che intendi dire?”
Senti qua…”
“…”
Che ne pensi?
Beh… Ecco… Direi che s-s-si può fare…”
Oddio no… Questo è davvero troppo. Ragazzi dai…”

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Nel prossimo capitolo: Highlander, ne resterà soltanto uno.

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[Articolo originariamente postato su Cheesusfried.com QUA]

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Rorschach

Studente di ingegneria, lettore di fumetti, bassista occasionale, amministratore e scrittore sconclusionato.
Non credo nelle descrizioni da blogger e quello che leggo su internet, non dovreste farlo neanche voi. Forse. Chissà. Meh. Fanculo.