Cronache di uno Studente Fuori Sede ESPERIMENTI LETTERARI

Cronache di uno Studente Fuori Sede. Richieste dai fan: Cucine da Incubo Bis.

Scritto da Rorschach

“Cronache di uno studente fuorisede” è, fra le altre cose, un esperimento narrativo. La scrittura non è lineare, le frasi sottolineate indicano i pensieri che mi son balenati in testa, quelle in grassetto sono relative alla mia parte razionale e quelle in corsivo alla mia parte emotiva. Il risultato potrebbe sembrare strano e un po’ schizofrenico. Beh, lo è.

Vista la grande richiesta delle avventure culinarie di Daniela posticiperò il capitolo 3 parte V (La politica del cibo gratis) per raccontare oggi altri suoi disastri in cucina.
Perché non li ho raccontati nell’episodio precedente? Perché questi due episodi avvengono in un periodo successivo a quello a cui ero arrivato finora.
Da un punto di vista cronologico andrebbero inseriti dopo la parte VI, ma non mi andava di creare altri capitoli che ritornassero sull’argomento “cucina” e che interrompessero la catena tra le parti VI-VII-VIII
Pur non essendoci spoiler devo premettere che ero entrato in una fase più “reattiva” e meno “passiva” di quella cui avete letto finora. Questo quindi, non è l’Anon della parte IV, ma quello un po’ più incazzato, come capirete dopo la parte VI.

Il Bollitore del Tè

Daniela è una bestia pigra e lurida.
Se potesse lavarsi il culo e la faccia con una sola passata di spugna e approfittarne per usare i tarzanelli come fondotinta lo farebbe ben volentieri.

Questa potevamo anche evitarla.”
Ti immagini se un giorno leggesse questi racconti?”
Che cos’è questo condizionale? Non possiamo correre il rischio: tagghiamola.”

Ore 7.30 Cielo terso, chiaro. Poche nuvole. Sole pigro e tiepido.

Sono in cucina e, come sempre, mi preparo del tè.
Con me c’è anche lei, solo che questa volta mi osserva con particolare interesse.
Prendo il bollitore in acciaio e lo riempio d’acqua. Mi guarda attentamente socchiudendo gli occhi.
Appoggio il bollitore su un fornello. Incrocia le dita delle mani e le porta sotto il mento.
Accendo la fiamma. Sospira e porta lo sguardo in alto a destra.
Ha la stessa espressione che dovrà aver avuto un homo erectus nel vedere per la prima volta l’amico che cucinava della carne sul fuoco.

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“Daniela c’è qualche problema?”
“Oh no, Anon. È solo che, sai, stavo pensando…”

Oooohh stava pensando! E pensare che non credevo ai miracoli!
Se le lasciassi finire la frase magari…”
Paolo Brosio, avevi ragione!!

“Ecco vedi… Ma in quanto tempo bolle l’acqua nella teiera?”
“Beh dipende da quanto tè decido di preparare… Diciamo un 5-6 minuti.”
“OOOHH DIGGIÀ?”
“Si.”
“E perché non ci facciamo la pasta dentro allora?”

La guardo sollevando un sopracciglio.

“Perché non è una pentola.”
“Si, ma l’acqua bolle più in fretta!”tea.kettle-e1340561164108

Sospiro.

Magari se le facciamo un esempio capisce.”

“Anche con una fiamma ossidrica bollirebbe in fretta. Tu, Daniela, cucini la pasta immergendo una fiamma ossidrica subacquea nella pentola?”
“No.”
“E indovina perché?”
“Perché non ho una fiamma ossidrica?”
“Anche. Ma soprattutto perché si fonderebbe la pentola. Il bollitore è fatto solo per l’acqua, se ci metti della pasta si attacca alla parete bollente, si incrosta, dobbiamo cambiare bollitore, spendere altri soldi e, cosa molto più importante, io mi incazzo.”
“Oh, okay, va bene.”
“Sicura?”
“Si.”
“Davvero?”
“Assolutamente!”

Lavo la tazza e vado a farmi una doccia prima di andare in facoltà.

Ore 18.15. Il sole sta per tramontare. Nuvole rosa e arancioni si rincorrono sopra pioppi in ombra.

Ritorno dall’università e salgo le scale. Appena apro la porta di casa mi trovo davanti la mia specialissima donna erectus. Ha la giacca abbottonata e una busta in mano.

“Ah. Sei già tornato…”

Non dirmi che…”
Sai che l’ha fatto.”

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Mi tolgo gli occhiali e inizio a massaggiarmi sconsolato con le dita il profilo del naso.

“Daniela, Daniela, Daniela, Daniela… Che hai nella busta?”
“N-n-nulla!!”

Gliela prendo e la porto in cucina mentre mi insegue.
“Non ti arrabbiare, ti prego! Lo volevo portare al centro Giotto!! Magari me lo cambiano!”
Apro la busta e trovo il mio panciuto amico metallico tutto annerito mentre vomita dall’apertura mezzo kilo di spaghetti crudi. Do uno sguardo all’interno e vedo un grumo giallino di roba ammassata fra loro: è un unico grande blocco fuso con i bordi irrimediabilmente incollati alle pareti d’acciaio.

“Fammi capire Daniela, volevi davvero portarlo al centro Giotto?”
“Si.”
“Con la speranza di ottenere cosa?”
“Beh magari me lo cambiano!!”

Lasciamola andare, ti prego, roviniamo la giornata ad un povero commesso!
Dai no, evitiamole l’umiliazione.”

“Se porti questa merda al centro Giotto l’unica cosa che otterrai sarà mezzora di risate, due etti di prese per il culo, premio ‘cliente del mese’ e probabilmente qualche giustificatissimo insulto. Quindi fatti un favore e vai semplicemente a comprarne un altro.”
“Ma secondo me DEVONO cambiarlo! Il bollitore non ha funzionato!”
“No Daniela, ha funzionato benissimo. Sei tu che hai un leggero rita-… che l’hai usato male. Fatti un favore e comprane solo uno nuovo.”
“Guarda che credo inve-”
Il mio nervosismo esplode.
“OKAY! FAI COME CAZZO VUOI.
VAI.
VAI!!
PERÒ SE IO DOMATTINA NON AVRÒ IL MIO PORCAPUTTANA DEL BOLLITORE DEL CAZZO IN ACCIAIO BELLO SPLENDENTE MI INCAZZO.”

Ore 20.30. Il cielo è buio e ceno con le ragazze inglesi con un po’ di carne arrosto e verdure.

La maniglia dell’ingresso si abbassa e Daniela entra in casa.
Il mio chiacchierare con Paula e Caryl si interrompe mentre sentiamo le spire dell’Idra strofinare sul pavimento fino ad arrivare in cucina.
Decido di rompere il silenzio: “Allora? Te l’hanno cambiato?”
Non sento nessuna risposta, ha lo sguardo basso ed è palesemente incazzata. Mi porge una busta con dentro un cartone: è un bollitore nuovo.
“Allora tutto bene?”
“Daniela?”
“Ce sei?”
“Ao?”
“A trucida?”
“Ciccia?”
“Ce stai?”
“Ao?”
“Tutt’apposto?”
“A fracica?”
All’ennesima domanda la sua voce acuta squassa la stanza. Mentre grida i vetri delle finestre vibrano, i cani dei vicini iniziano ad ululare alla luna, il giornalista del Tg5 smette di raccontare le notizie fissando spaventato lo schermo e le ragazze inglesi scappano nella loro camera. È una lingua oscura e malvagia, paragonabile solo a quella di Sauron o dei peggiori demoni giapponesi.
Dovrebbe esser Calabrese.

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“MNNGGHIA A KEDDU’ STRNZU’ S’HA MESS A RITR AZZICC A TRIHVEUERBBHSFVK!!
LA PROZZM VOLT LU PIGGHIU E NGIFRIASNF SWFFSVU AZZICC A MAMMETA!!!”

Continua a gridare mentre il suo corpo si muove in preda a compulsivi spasmi meridionali e lamenti isterici.

Dobbiamo assolutamente farla smettere.”
Come consolare un meridionale?
Lo so io, lasciate fare a me.”

Mi avvicino, le blocco le mani e la abbraccio provando ad evitare i fumi tossici delle sue ascelle.
“Dai Daniela, non ti preoccupare. Tanto voi avete il mare.”
“MA C’CCAZZ CENTR BRFNEI SDUSFIUER RUFSVDBVHAAHH A SORRETA!! HSHH RJDIE PIZZ’ MOZZARELL’ E POMMORUOLO INGROPPA!! EWHHSHAHEREAH!!! COM NU’BABBÀ!!”

A quanto pare è stata presa per il culo dai commessi.”
Ma va?
I meridionali che stanno leggendo l’articolo se la prenderanno?”
Spero di si, tanto lo siamo anche noi.”

Comincio a ridere e mi chiudo in camera appoggiando le spalle sulla porta mentre sento urla di frustrazione far tremare il condominio.

 

Il microonde e i fagioli

Era un giovedì ed ero distrutto.
La notte prima ero tornato a casa alle 4 e mezza, avevo preparato degli spaghetti ed ero andato a dormire alle 5 per poi andare a lezione tre ore dopo.
Daniela aveva il turno di mattina e io lezione fino alle 4 di pomeriggio.

Perché stiamo descrivendo in passato? Usiamo sempre il presente.”
Perché dovevo introdurre la storia e non sapevo bene come fare.”
Pivello.”

Torno a casa distrutto. Tutto intorno a me è annebbiato e offuscato. C’è solo una cosa che voglio fare ed è buttarmi sul letto e dormire fino al mattino dopo. Ahimè, non ho fatto i conti con il centauro barbuto che trotterella per casa con le sue pantofole di lana rosa.

“Ciao AnoooOooOOonnNN!”
“Hey…”
“Come va? Tutto bene?”
“Eh, sono stanco morto. Vado a mettermi a letto, per favore non cantare stasera.”
“Ma perché?”
“Quale parte della frase “Sono stanco morto” non ti è chiara?”
“AaaAaAaAhHh!! Per quelloooh! Che sbadatah!”
“Mmmhh…”

Vado in camera e mi stendo sul materasso sentendo i muscoli sciogliersi e la mente riposarsi.
Dura 14 secondi.
Proprio nel momento in cui sento le dita di Morfeo accarezzarmi le tempie il televisore della cucina si accende: il volume è altissimo.

13 pecorelle, 14 pecorelle, 15 pecor-
ZzZzZz-c-c-che?”
N-n-n-on è possibile…”

Mi alzo e vado verso la porta, la apro.

“DANIELA!! PUOI ABBASSARE IL VOLUME??”

La Tv è ancora accesa. Il volume resta alto.

“DANIELA??”

Nessuna risposta. Tendo meglio l’orecchio e sento che Daniela è in salone, ha appena iniziato a parlare con i genitori.

Vabè ho capito, faccio io.”

Vado in cucina e prendo il telecomando dal tavolino, lo punto al televisore e lo spengo dopodiché mi chino e stacco la presa della corrente.

Questo dovrebbe tenerla occupata per una mezzoretta almeno.”

Nel momento in cui mi risollevo sento che il microonde è in funzione, giro la testa e gli do un’occhiata distratta per vedere quale altra porcheria si sta preparando stasera la nostra cozza tarantina.
Faccio bene a controllare.
Il microonde è impostato a 800W e dentro c’è un barattolo d’alluminio pieno di fagioli. È chiuso.

on no questo no

Lo vedo girare sul piatto in vetro, sotto una tremolante luce al neon, mentre si gonfia a vista d’occhio come un tumore millimetro dopo millimetro, posso vedere la scritta sulla carta allungarsi e deformarsi.
“Fagioli bianchi. Cuor di raccolto. Cotti al vapore.”

OH PORCO CAZZO!!”

Mi fiondo per spegnere il microonde, ci separano solo pochi terribili lunghissimi metri.

Il mio ginocchio si flette in avanti in slow-motion mentre vedo l’alluminio dilatarsi sempre di più come una bolla di lava.

“Fagioll blanc. Coor di racccllo. Cottt al voporo.”

Sposto il peso sulla gamba anteriore provando a spingere con i quadricipiti più forte che posso, devo arrivare in tempo. Il bordo superiore del barattolo si alza leggermente, incurvandosi verso l’alto.

“Fagooll blonc, coq d rocccllo o oottt ol voooro”

Tendo disperatamente la mano verso la manopola.

Nnnnnggh!! Ci sono quasi!!!”

Sono a qualche centimetro da lei, con i denti serrati in una smorfia di sforzo fisico disumano.

“Toqool blqno, oqq d rqoollq o oqtll ol voqorq”

La punta del mio polpastrello sfiora la manopola proprio nel momento in cui il  barattolo esplode trasformando il coperchio in una lama circolare che parte come un proiettile di Ak-47 distruggendo la copertura superiore del fornetto a microonde, piantandosi nel mezzo.

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Mi getto a terra frastornato dal boato. Alzo lo sguardo e vedo scintille partire dal fornetto verso l’alto, come un piccolo spettacolo pirotecnico o Napoli a capodanno vista dallo spazio.
Tutto molto bello e romantico, certo, peccato che il fornetto a microonde sia vicino alla finestra e che le scintille stiano dando fuoco alla tenda.

Che facciamo?
Hopaurahopaurahopaurahopaura!
Sta buono. Non paralizzarci. Fa quel che ti dico.”
O-okay.”

Prendo i guanti in gomma con cui laviamo i piatti, li indosso e stacco la presa del fornetto a microonde.
Dopodiché prendo uno strofinaccio e spengo le scintille sulla tenda per poi coprire il retro del fornetto da dove partivano.

Visto? Non era difficile.”
G-g-giusto…”
Ora dobbiamo solo prendere un coltello a lama lunga, andare in salone e sgozza-”
FERMO.”
Che c’è?
Senti quest’odore?

Oh mio Dio.”
Merda.”
È GAS.”

Volto la testa verso i fornelli e apro immediatamente la finestra.
La ritardata aveva messo una pentola sul fuoco e, mentre guardava la televisione aveva acceso il fornello fidandosi degli scatti che si sentono quando si tiene premuta la manopola.
In realtà la fiamma, come spesso accade a dei fornelli un po’ vecchi o malmessi, non si era accesa, ma il gas aveva continuato ad uscire allegro dalla valvola.

Se fossimo rimasti a dormire a quest’ora in cucina ci sarebbe un inferno.”
E tra qualche secondo un’esplosione.”
Possibile che non si sia resa conto di nulla?”

Tendo l’orecchio. Sta gridando con i genitori al telefono.

No.”dense motherfucker

Sento le gambe tremare al pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere, il fornetto è ancora lì che fuma, con la finestra aperta e il barattolo esploso al suo interno. Mi sto decisamente incazzando.
Vado verso il salone e apro la porta fissando quel bidone dotato di linguaggio.

“MA TUH S PO SAP PCCE ADÀ GRDÀ?!?”
“Daniela…”
“MA SU FACESSU LU CAZZU SUUIIIIII-Scusa Anon, sto parlando con i miei…”
“Daniela alza il culo.”
Sento le gambe smettere di tremare e il sangue andarmi al cervello.

Hey amico stai buono, sii razionale.”
ZITTO.”
Ma che diavolo fai!

“Vengo fra due minuti Anon! ALLOOORA TI STAVU ADDÌ…”
“Daniela, non era una domanda.”
I miei pugni si chiudono da soli, facendo sbiancare le nocche.

Dai, sii più calmo. Pacato, forza… Rilassati e le spiegherai tutto meglio…
TACI.”
Oh no.”dexter

“Anon, ma che diavolo vuoi!?! Fatti li fatti tuuui, vai a durmì e nun mi scucciare!”
Il collo inizia a pulsare, sento la gola stringersi e gli occhi irrorarsi di sangue.

Mayday, mayday! Lo stiamo perdendo!
Sta’ calmo! Per l’amor di Dio, calmo!!
Troppo tardi, ci ha spenti. Non ragiona più.

Mi avvicino a Daniela a grandi e rumorose falcate, sormontandola dall’alto, le afferro la cornetta dalla mano e la sbatto contro la base del telefono, chiudendo la chiamata.
Daniela ha il viso stupefatto, ma un’espressione di incazzatura si affaccia sul suo volto quasi istantaneamente facendo increspare la fronte: “MA SI PUÒ SAPERE COSA DIAVOLO TI PRENDE?!?”

Non rispondo nulla, limitandomi a fissarla negli occhi soffiando vapore dalle narici a intervalli regolari.
Non c’è nulla da dire, la sbatto una mano sul capo e chiudo il pugno, acciuffando un bel po’ di capelli.
Comincio a camminare verso la cucina.
Daniela inizia a gridare mentre si trascina per terra spingendo con le gambe e afferrandomi l’avambraccio con le mani provando a tenere il mio passo.
“ANON!! AAAH!! AHIAAA! MI FAI MALE!! MA SEI IMPAZZITO?!?! AAAAHH!!!”

Dici che siamo passabili di denuncia?
Decisamente si.”

Arriviamo in cucina e con un ultimo strattone e un suo ultimo urlo la getto davanti al tavolino.
Si solleva in piedi lamentandosi e mi guarda con le lacrime agli occhi.
“CHE DIAVOLO TI PRENDE?!?!?”
Sono a dir poco nero, le occhiaie di sonno mi dipingono sul volto in un’espressione truce e gli occhi potrebbero esplodere di rabbia. La mascella mi trema leggermente e faccio un cenno con la testa in direzione del fornetto. La voce è silenziosa, rauca e severa, sibila tagliando l’aria in due.

“Guarda.”

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Daniela ruota lentamente la testa: il vetro è chiuso e anche se dentro è pieno di vapor d’acqua e chissà cos’altro si riesce ad intravedere il barattolo di fagioli esploso, con l’alluminio totalmente deformato. Una sottile striscia di fumo fuoriesce danzante dal retro del fornetto e il mio dito si mette ad indicare i fornelli.
Sono talmente incazzato che non riesco a comporre frasi complesse.
“Gas acceso. Fornetto. Esplosione. Scintille.”
Faccio uno sforzo ingoiando un grumo di acido: “Ti rendi conto?”
La sua faccia si sposta stupefatta dal fornetto ai fornelli per qualche secondo mentre la sua espressione cambia man mano che riesce a collegare tutti i pezzi. Ci mette almeno dieci secondi e posso vedere affacciarsi sul suo volto disappunto, stupore, curiosità, rabbia, incomprensione e, finalmente, paura.
I suoi occhi si spalancano e porta le mani sulla bocca: “Oddio… Anon io…”
“Sta’ zitta. STA. ZITTA.”
“Non so come dirti quanto sono disp-”
“Fornetto nuovo. Tenda nuova. Dormire ora.”

Mi giro in un unico meccanico movimento e vado verso la mia camera. Apro la porta e mi butto sul letto.
Sono così incazzato e scosso che mi addormento solo dopo mezzora.

Il giorno dopo Daniela avrebbe comprato un nuovo fornetto a microonde (dello stesso modello per non insospettire la proprietaria di casa), ma non l’avrebbe utilizzato mai più.

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CONTINUA A LEGGERE CLICCANDO QUI PER LA PARTE V: La politica del Cibo Gratis.

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[Articolo originariamente postato su Cheesusfried.com QUA]

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Rorschach

Studente di ingegneria, lettore di fumetti, bassista occasionale, amministratore e scrittore sconclusionato.
Non credo nelle descrizioni da blogger e quello che leggo su internet, non dovreste farlo neanche voi. Forse. Chissà. Meh. Fanculo.