Cronache di uno Studente Fuori Sede ESPERIMENTI LETTERARI

Cronache di uno Studente Fuori Sede – Capitolo 3: La saga di Daniela. Parte IV: Cucine da incubo

Scritto da Rorschach

“Cronache di uno studente fuorisede” è, fra le altre cose, un esperimento narrativo. La scrittura non è lineare, le frasi sottolineate indicano i pensieri che mi son balenati in testa, quelle in grassetto sono relative alla mia parte razionale e quelle in corsivo alla mia parte emotiva. Il risultato potrebbe sembrare strano e un po’ schizofrenico. Beh, lo è.

Continua la saga di Daniela, la coinquilina che tutti (non) vorrebbero. Se ti sei perso l’inizio della saga clicca qui per la prima parte.
Gli episodi precedenti son tutti belli in ordine qua.

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Prologo.

Ogni mattina mi sveglio, vado a prepararmi del tè, faccio la pipì, mi sbuccio una mela, la mangio, verso il tè nella tazza e lo bevo con qualche biscotto.
Poi mi faccio una doccia, mi lavo i denti, mi vesto e vado in facoltà.
Cose che facciamo tutti, con un certo ordine ed un certo allenamento. Così come preparare il sugo o stendere il bucato.
Che mai può accadere di sbagliato facendo semplici gesti quotidiani del genere?

Può accadere ad esempio che esploda la cucina. Oppure che si riesca a stendere una cosa tre volte nello stesso gesto.

Il mio personale caso sociale si chiama Daniela.
Daniela è come una puntata di Super Quark sul ritardo mentale, con l’unica differenza che lei è clinicamente sana, che la puntata dura mesi e che non puoi cambiare canale.

Le strategie utilizzate fino ad adesso non ci hanno portato da nessuna parte.”
QUALI strategie? Quella di subire come dei poveri idioti?
Non è subire, è un tentativo per trovare un equilibrio.”
Alla faccia dell’equilibrio.”
Secondo il mio sensibilissimo parere dovremmo continuare ad essere accondiscendenti e gentili.”
Per adesso la penso come te… Ma solo perchè non so come funzionino esattamente le dinamiche fra coinquilini.”

Daniela tuttavia non smette di mettere alla prova la mia pazienza e, quando non lo fa, mi stupisce con la sua brillante mente da carpa.

Parte IV- Daniela e il Cibo.

      Le cotolette

Daniela Magna.

Eccome.

E ogni volta che cucina lo fa con un’eleganza che stupisce.
Sono in camera mia che studio tranquillo quando sento il pavimento riscaldarsi come lava infernale mentre passi silenziosi si avvicinano portando la mia personale insaziabile Chimera fin all’ingresso della camera.

“Anon?”
“Dimmi.”
“Sai cosa?”
Provo ad indovinare: “Le supposte hanno un sapore orribile?”
“…Che?”
“Niente, dimmi tutto.”
“Ho comprato tre scaloppine da cotoletta, le faccio fritte, al forno o sulla piastra?”
“Beh sono tre no?”
“Si.”
“Falle in tutti e tre i modi.”
“MASSEIUNGENIO!!” e inizia a trotterellare verso la cucina canticchiando felice.

Sospiro e mi rimetto sui libri chiudendo la porta della camera.

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Passa poco più di un quarto d’ora che il mio studio viene interrotto (per l’ennesima volta) da qualcosa.

ZzZzZz…”
La distribuzione delle tensioni in un corpo…”
Hey!”
Che c’è?
Sentite anche voi quest’odore?”
“…Cazzo si.”
Che roba è?”
Meglio controllare…”

Mi alzo dalla sedia e apro la porta. Una nuvola di fumo acre e bollente mi investe come se fossi appena entrato in un villaggio Palestinese in un giorno qualunque. Vado verso la cucina a tentoni finchè non la raggiungo e intravedo nella penombra della luce al neon il distinto profilo di un danzante essere dalle corna ricurve all’indietro e il buio e villoso busto inferiore a sembianze caprine.

“Daniela, che diamine stai facendo?”
“Sto cucinando!”
“…Che cosa diavolo stai cucinando?”
“Ma come? Te l’ho detto prima! Cotoletta impanata e fritta, poi cotoletta grigliata sulla piastra bollente, anche se ho aggiunto un filo d’olio, eh-eh! E poi cotoletta al forno.”
“…Ma come! Le prepari tutte e tre oggi?”
“Beh si, me l’hai detto tu!!”
“Ma io pensavo fosse ovvio che le avresti mangiate in giorni diversi!”
“Ehi senti, io ho fame!”

La bocca mi si spalanca stupefatta e vado ad aprire la finestra provando a far arieggiare un po’ l’aria.

Mentre il fumo si dirada le tre fettine terminano la cottura con evidente soddisfazione della loro creatrice che procede subito all’impiattamento.
Nel giro di una decina di minuti vedo davanti ai miei occhi quest’anatra mangiare tutte e tre le cotolette, ognuna delle quali grossa quanto un piatto, accompagnando il tutto con abbondanti morsi a pagnotte di pane.

Non… Non è possibile…”
Non è umana… Dovrebbe essere ipercicciona…
Dobbiamo fare un calcolo della densità, potremmo fare una scoperta incredibile. Potrebbe essere una nana bianca.

Finisce di mangiare, trattiene un rutto (l’unica cosa che avrei apprezzato) e si mette a fare la scarpetta nell’olio ormai freddo della frittura.
Lo stomaco mi si chiude all’istante e ritorno in una camera da letto ormai impuzzolita totalmente da quei fumi acri.

      Il sugo

Sono in cucina che ceno tranquillamente con uno dei miei piatti pigri: fagioli, tonno, funghi sott’olio e carote tritate a grandi cucchiaiate con il mestolo in legno. Le inglesi siedono accanto a me mangiando petto di pollo grigliato e insalata di pomodori. Parliamo allegramente e mi invitano ad uscire con loro per quella sera con alcune loro amiche americane.

Jackpot.”

Eravamo felici e contenti finchè sentiamo la porta della camera di Loki aprirsi e l’immonda bestia avvicinarsi strofinando le pantofole rosa sul pavimento.

“CiaaaooOoOooOOooo!!”
“Ehilà”
“Hi…”
“Hey…”
“Senti Anon, puoi chiedere alle ragazze se hanno pulito il corridoio?”
“Si l’hanno fatto, le ho viste fare pulizie oggi pomeriggio per tutta la casa.”
“Beh, ne dubito.”

Eccola che ricomincia…”

“E perchè mai?”
“Beh, la scarpiera è impolverata…”
“Maddai…”
Inizia ad innervosirsi: “SENTI LE PULIZIE VANNO FATTE BENE!! Ora dille che devono rifarle, però non dire che te l’ho detto io, altrimenti poi gli divento antipatica…”

Ah si certo, così invece prenderanno ME sul cazzo.”fuck logic

“Va bene Daniela, faccio subito.” Mi rivolgo alle ragazze: “Hey girls, the master chief here wants you to clean again the house. I’ve already said her you have cleaned the house this afternoon, but she’s immune to logic.”
Paula spalanca gli occhi: “Again? That fuckin’ bitch…”
Caryl appoggia sconsolata la mano contro la fronte: “Oh my gosh…”
“I’m sorry, it’s not my fault, I can help you to clean it again.”
“Thank you Anon, but it’s okay.”
“The fact is th-”
Veniamo interrotti dalla voce del nostro Bafometto in pigiama: “Ah, e poi vorrei ricordare che le regole della casa prevedono che chi sporca la cucina la deve pulire. E qua loro hanno lasciato delle macchie di olio. Forse è meglio ricordarlo.”
Va a prendere un foglietto di carta e scrive sopra a caratteri cubitali: “CHI SPORCA PULISCE” attaccandolo sul paraschizzi sopra i fornelli. Dopodichè mi guarda: “Avanti, diglielo.”

“Hey girls… Ehm, well, the devil here wants you to clean the kitchen. There are some oil stains on the cooker.”
Paula si alza di scatto fissando negli occhi Daniela. Prende lo sgrassatore e con uno spruzzo e una passata di pezza rimuove le tre macchioline.
Per tutti quei dieci secondi non le stacca gli occhi di dosso.
“Was it so difficoult, whore?”
“Che ha detto?”
“Ha chiesto se va bene.”
“…Beh si, può andare.”Shut-up

Assurdo che non riesca a capire neanche una parola d’inglese.”
Non posso crederci.”
Beh, questo per noi è un vantaggio, almeno posso parlare senza filtri con le inglesi.”

A questo punto Paula va in corridoio e prende una pezza per iniziare a spolverare in giro. Caryl resta con me lanciando occhiate velenose alla bestia.
Daniela nel frattempo si mette a cucinare, riempie il fondo di un pentolino con un dito di olio e ci butta dentro uno spicchio di aglio.
“Che prepari?”
“Mi faccio un po’ di sugo.”

Dopo aver acceso la fiamma sotto il pentolino inizia ad andare avanti e indietro tra la cucina, camera sua e il salotto, un po’ per prendere ingredienti, un po’ per controllare se il lavoro di Paula stesse procedendo bene, soffermandosi di tanto in tanto ad osservarla e indicandole dove c’era la polvere.
Posso sentire da qua lo strofinare di denti inglesi in preda a contrazioni di nervosismo.

Nel frattemo la fiamma sotto il pentolino è accesa.

molten lava

Daniela ritorna in cucina e accende la televisione beccando subito Paperissima e rimane imbambolata a guardare quelle immani cazzate scoppiando a ridere fragorosamente ogni 4 secondi.
“Hahah! Hai visto com’è caduto, Anon?”
“Huhuhuhu! Ma che bel volo!”
“È scivolatoooohh!! Bhuuaaahhahaaah!!”

Sospiro a denti stretti, nel frattempo la fiamma sotto il pentolino è accesa.

Dopo qualche minuto si alza e si mette a svuotare il frigo dalle sue robe, le poggia sul tavolo e va a prendere una pezza per pulire i ripiani.
Io e Caryl ci guardiamo sollevando un sopracciglio.

Nel frattempo la fiamma sotto il pentolino è accesa.

Dopo dieci minuti vedo del fumo acre salire dalla pentola e mi alzo per controllarla: l’aglio è completamente nero, l’olio sembra quasi rosso e sta bollendo. Pazzesco.
Questo mio avvicinarmi ai fornelli incuriosice Daniela.
“Ah già, il sugo.”
Prende un barattolo di salsa dal tavolo e la apre avvicinandosi all’angolo cottura.
Caryl spalanca gli occhi e tende una mano verso di lei per fermarla.

NO.”

Mi avvicino a lei bloccandole il braccio e portandola dall’altro lato del tavolo, a distanza di sicurezza dai fornelli.
Porto le mie labbra al suo orecchio: “Wait Caryl… Wait… We’re about to learn an important lesson right here…”

 

Evil YES
Mi guarda un po’ confusa, poi capisce e uno sguardo da angelo della morte si posa sul quel delicato visino.
Inizia a sorridere a labbra strette, ci inginocchiamo dietro il tavolo afferrandone i bordi facendo sporgere la testa sopra il piano in legno tanto quanto basta per guardare il miracolo termodinamico che sta per accadere.
Daniela si avvicina al pentolino, lo osserva con noncuranza.
I nostri sguardi fissi sul barattolo della salsa.
Prende un cucchiaio in legno e lo usa per togliere l’aglio ormai incenerito e buttarlo nell’immondizia.
Le nostre pupille si dilatano pronte all’esplosione.
Inclina il barattolo in vetro mentre un gocciolone rosso si stacca dal bordo con vellutata lentezza.
Una brivido di pura tensione mi scivola leggermente dalla tempia fino al mento, posso sentire l’olio ruggire famelico.
La sfera di sugo ondeggia sinuosa deformandosi e attraversando l’aria in slow motion scomparendo all’interno della pentola.
Io e Caryl ci avviciniamo iniziando a tremare leggermente.

Accade.

nuclear blast

 

Un’esplosone squassa la stanza, il colpo d’aria ci investe mentre vediamo un’eruzione di salsa e olio bollente partire verticale dal pentolino come un geyser. Daniela fa appena in tempo ad abbassarsi. Schizzi di sugo partono come proiettili e scheggie impazzite durante una guerriglia urbana, io e Caryl ci nascondiamo sotto il tavolo mentre sopra le nostre teste si scatenano le grida di Daniela, fischi di olio bollente che schizza ovunque e gocce di lava rossa.

marvellous!

 

Il Ragnarök si scatena per almeno quindici secondi mentre lo sguardo mio e di Caryl si incrocia più volte estasiato e terrorizzato al tempo stesso.

Quando lo sfrigolio sembra terminato ci alziamo da sotto il tavolo e osserviamo il disastro. Macchie piccole e grandi di sugo sono ovunque: sulle tende, sui fornelli, sul frigorifero, sul paraschizzi, sul tavolo e sul pavimento, il pentolino è ancora sulla fiamma ed emette fumo nero e la bottiglia di sugo è caduta per terra rompendo il vetro in centinaia di pezzi per tutto il pavimento. Inizio ad avvicinarmi scansando macchie ancora bollenti e cocci taglienti finchè il mio sguardo non trova Daniela, rannicchiata in un angolino come un armadillo. Sta tremando, ma è miracolosamente illesa.

“C-c-cosa è successo?”
“Si chiama passaggio di stato. E, a proposito, l’olio ha una conducibilità termica niente male.”

Science!

 

Si rimette in piedi e il suo sguardo si muove sconvolto a 360 gradi osservando il disastro che si è scatenato per tutta la cucina.
“N-non è p-p-possibile…”

Paula è in piedi all’ingresso della cucina, lo strofinaccio ancora in mano, e guarda con occhi spalancati la scena.
“B-bloody hell…”
La guardo: “Literally.”

Bene, il nostro lavoro qua è concluso.”

Inizio a fischiettare Black Night dei Deep Purple, le inglesi si avvicinano e le abbraccio entrambe mentre ci incamminiamo insieme verso l’uscita della cucina.

Un grido disperato viene dalle nostre spalle: “ANON!! T-t-ti prego… È un inferno qua, p-p-puoi darmi una mano a mettere a posto?”
Giro la testa, le mia braccia ancora sulle spalle di Caryl e Paula, sorrido: “Trovi la mia risposta attaccata sul paraschizzi sopra i fornelli.”
Daniela gira la testa e osserva il bigliettino: “CHI SPORCA PULISCE”.

 

Riprendo a fischiettare e vado a prepararmi per la serata.

 

Fra le altre mirabolanti avventure culinarie di Daniela (che non racconterò, salvo richieste) ricordiamo:

  • Un sabato sera si è preparata mezzo kilo di pane bagnato nel latte e poi fritto. Finendolo quella sera stessa come antipasto. Ha poi cenato con petto di pollo e insalata (per rimanere leggeri, ovvio.)
  • Critica in continuazione i miei piatti pigri studenteschi elogiando l’importanza del mangiare sano mentre divora hamburger di pollo congelati.
  • Una volta ha provato a riscaldare un barattolo di fagioli (in alluminio) nel fornetto a microonde. Siamo vivi per miracolo.
  • Ha iniziato a mangiare decine di uova perchè convinta che aumentasse il seno. È finita con spasmi e diarrea.
  • Ha cotto gli spaghetti nel bollitore per il tè, per poi rendersi conto che rimanevano attaccati alla parete e che non riusciva a scolarli. Abbiamo dovuto cambiare bollitore.

 

A presto.

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A grande richiesta, clicca QUA per altre avventure culinarie di Daniela

oppure clicca qui per la parte V: La politica del cibo gratis

 

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[Articolo originariamente postato su Cheesusfried.com QUA]

 

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Rorschach

Studente di ingegneria, lettore di fumetti, bassista occasionale, amministratore e scrittore sconclusionato.
Non credo nelle descrizioni da blogger e quello che leggo su internet, non dovreste farlo neanche voi. Forse. Chissà. Meh. Fanculo.