Cronache di uno Studente Fuori Sede ESPERIMENTI LETTERARI

Cronache di uno Studente Fuori Sede – Capitolo 3: La saga di Daniela. Parte V: La politica del cibo gratis.

Scritto da Rorschach

“Cronache di uno studente fuorisede” è, fra le altre cose, un esperimento narrativo. La scrittura non è lineare, le frasi sottolineate indicano i pensieri che mi son balenati in testa, quelle in grassetto sono relative alla mia parte razionale e quelle in corsivo alla mia parte emotiva. Il risultato potrebbe sembrare strano e un po’ schizofrenico. Beh, lo è.
Continua la saga di Daniela, la coinquilina che tutti (non) vorrebbero. Leggi qui la parte IV.

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Parte V: La politica del cibo gratis

Daniela è una persona particolare.
A Daniela piace dare ordini per la casa.
A Daniela piace sottolineare quando qualcosa non è fatto come vorrebbe lei.
A Daniela piace mandare me dalle ragazze inglesi chiendedomi di dirle se hanno fatto la cucina, se hanno davvero passato l’aspirapolvere, se i vetri che hanno fatto sembrano loro davvero puliti o se possono lavare le tazze lasciate nel lavandino.
A Daniela piace credere che, così facendo, anche io sarò odiato dalle ragazze inglesi.
A Daniela piace informare le persone sullo stato del suo ciclo più volte al giorno.
A Daniela piace dare mille indicazioni e imporre assurdi regimi di pulizia per tutta la casa e, dal lato opposto, farsi la doccia solo una volta a settimana.
A Daniela piace friggere qualunque cosa.
A Daniela piace gridare per casa mentre litiga con i genitori al telefono per almeno due ore ogni giorno.
A Daniela piace coprire quella sua cazzo di puzza con spruzzate abbondanti di profumo stucchevole.
A Daniela piace chiudersi a chiave in camera quando va a dormire per evidente maniacalità ossessiva.

Daniela è la mia coinquilina.laina-300x234

Fino ad oggi siamo stati nella fase passiva.
Abbiamo dato retta a te e stiamo per sfiorare una crisi di nervi.”
Ragazzi io dico solo di essere pazienti. È la nostra prima esperienza da studenti fuori sede e non sappiamo bene come comportarci. Quindi nel dubbio meglio essere degli impeccabili coinquilini.”
Se continua così inzierò ad intromettermi e a rispondere.”
E mi sa che glielo lascerò fare.”

È passato poco meno di un mese quando Daniela inizia a mostrare un altro lato della sua personalità.
A Daniela non piace spendere i propri soldi.

Come ogni altro suo atteggiamento anche questo inizia in sordina, senza farsi vedere subito.
Daniela per questo genere di cose, poi, è molto scaltra. È quel genere di persona in grado di chiedere una cosa senza chiederla. Riesce a sfruttare la generosità (o ai suoi occhi la debolezza) delle persone e formula le domande in modo tale che mi offra volontariamente di prestarle ciò di cui ha bisogno.

“Caspita non ho abbastanza sale…”
“Maddai non preoccuparti, prendi quello mio.”
“Oh mannaggia. Mi è finito il caffè!”
“Dai usa il mio. È lì, accanto al microonde.”
“Con questo sugo ci vorrebbero proprio degli spaghetti…”
“Se vuoi io ne ho un po’. Prendili pure.”

Il punto è che Daniela ha lottato fin da subito per avere dei conti della spesa separati. Lei vuole il suo sale, il suo caffè, la sua pasta e qualunque altra cosa. Persino lo zucchero, che all’inizio era uno dei pochi alimenti sotto la voce “spesa comune”, è diventato un alimento individuale da quando ha scoperto che mi preparo il caffè due volte al giorno e quindi, al contrario di lei, ne uso un cucchiaino in più.
Questo giusto un esempio fra mille per far capire al lettore l’anima nera di questo demone femmineo.

Sta di fatto che all’inizio non me ne accorgo subito.
Il dubbio di questa sua natura mi sorge quando noto che la sua credenza è piena di roba e che, guarda un po’, ci sono anche spaghetti, caffè, sale e tanto altro.
Proprio le stesse cose che, giornalmente, mi chiede in modo più o meno subdolo.

Martedì scorso ho avuto l’illuminazione ed è arrivata grazie ad una bottiglia di vino.

È un martedì sera, sono le otto e sono seduto sul cesso leggendo i Giovani Vendicatori. Daniela è in cucina che prepara una delle sue indicibili porcate e inizia a chiamarmi dall’altro lato della casa:
“Anon!?!”
Le rispondo provando a non gridare troppo: “Sono in bagno!”
“ANOON?!?”
“Sono in bagno!! Che cosa vuoi?!?”
“ANOOOOOOOOON!?!?!?!?!?”
“STO CAGANDOOO!! CHE CAZZO VUOI!?!?!?”
“…”

Sento dei passi che si avvicinano.

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Gesù, ma non possiamo neanche cagare in pace?”
La voce calda e profonda del mio angelo custode mi sibila nell’orecchio: “No.”

Sento il mio Cerbero personale che si avvicina alla porta. “Anon senti, mi servirebbe un po’ di vino per sfumare la carne, posso aprire quello tuo?”

L’abbiamo comprato mezzora fa, ma la vuole finire di venir a controllare nelle robe mie per vedere quello che abbiamo preso?”
MALEDETTA! TU IL VINO NON ME LO TOCCHI. IL. VINO. NO.
Dai ragazzi non ci costa nulla… Magari le serve davvero…
Vediamo fino a che punto.”

“D’accordo Daniela, usalo pu-”
“Oh grazie mille!”
Inizia ad allontanarsi e finisco la frase: “…Usalo pure. Domani però mi ricompri la bottiglia.”
Daniela si blocca. Sento i suoi passi che si fermano e tornano indietro. Resta lì dov’è vicino alla porta del bagno, pietrificata per qualche secondo nel corridoio.
“M-ma devo solo sfumare la carne…”
“Essì, dai, non preoccuparti. Aprilo, usalo pure, tienitelo e domani mi ricompri la bottiglia. Facciamo che questa bottiglia diventa tua.”

Daniela resta per qualche secondo ancora nel corridoio e poi ritorna lentamente in cucina.
Io mi alzo, mi lavo e vado a prepararmi la cena.
Apro il frigo e lancio una rapida occhiata: il vino è ancora lì, candido, chiuso e perfetto.

Ti ho capita finalmente.”
Beccata.”
Finché si tratta di usare le robe mie non c’è nessun problema, eh?

Credevo che sarebbe bastata quella reazione sul vino per iniziare a farmi capire da Daniela. Tuttavia così non è.

È passata una settimana e vado a fare la spesa dal supermercato di fronte. Trovo vino in offerta e ne prendo 4 bottiglie, poi dei legumi, pasta, caffè e, perché no, oggi mi concedo una piccola chicca: una vaschetta di gelato.
Torno a casa e nascondo le quattro bottiglie nell’armadio della mia camera, da perfetto alcolizzato. Poi vado in cucina e comincio a mettere tutto a posto: caffè e spaghetti nella credenza, i legumi in un cassetto e nascondo il gelato nella mia parte di freezer, coprendolo con una busta di piselli congelati e filetti di merluzzo.

Non ti preoccupare piccolino, ti mangerò con amore e parsimonia. Resta nascosto qua al sicuro.”

Arriva l’orario di cena, mangio uno dei miei bei piatti pigri e mi preparo una sigaretta, pronto per fumarmela sul balcone. Daniela è al tavolo che ride sputacchiando pezzettini di hamburger di pollo mentre vede Ciao Darwin.
Non so come, ma è riuscita a trovare un canale dove danno trash italiano h24.

Mi fumo la mia sigaretta ascoltando rilassato Freebird dei Lynyrd Skynyrd e rientro dentro.
Il mostro sta per lavare i piatti quando, sentendomi rientrare, si gira e mi fa: “Oh eccoti qua! Sai cosa?”
Provo ad indovinare con un sospiro: “Hai finalmente capito dove si infilano i trattori anali?”
“Ahah! Che scemo che sei! No, è che mi stavo proprio interrogando su qualcosa in questi giorni…”
“Ovvero?”
Comincia a giocherellare con i capelli appoggiandosi al tavolo: “Non saprei dirti sai. È che mi sono resa conto che avevo una certa voglia…”
Incrocio le braccia e alzo il sopracciglio: “Una voglia.”

Puttana di merda. So quello che stai per dire. Avanti. Dillo. FORZA.”

“Si cioè… È più che altro un languorino. Qualcosa che mi è venuto in questi giorni…”

So che l’hai visto. LO. SO. Però non puoi dirmelo perché non puoi fare la parte dell’impicciona. Ma io lo so. IO SO CHE SAI.”

“Ecco vedi…” si avvicina un po’, sorride e con un piccolo sbuffo fa svolazzare un ciuffo di capelli, “avrei proprio voglia di gelato.”

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AH!! BINGO! T’HO BECCATA!”
C-che vuoi fare?”
Stai a vedere.”
Dai su, la gentilezza non costa mai niente…”
Non è questione di gentilezza, è questione di non essere trattati da coglioni smidollati.”

Continuo a guardarla. Quei suoi occhietti neri e malefici che mi fissano e un mezzo sorriso tagliente e sottile le è comparso sulle labbra.
“Avrei proprio voglia di gelato.”
Con estrema lentezza mi avvicino a lei un passo dopo l’altro. Abbasso appena la testa inclinandola da un lato e dipingo sul mio volto lo sguardo più fermo e ghiacciato che posso.
Socchiudo appena le palpebre sugli occhi, contraggo la mascella e chiudo le labbra in una stretta velenosa.
“Avrei proprio voglia di gelato.”
Canalizzo tutta la mia rabbia nello sguardo, rendendolo un freddo cuneo tagliente che la trafigge in un punto indistinto a metà fra gli occhi.
Mi avvicino ancora, passo dopo passo. Daniela inizia ad indietreggiare, ha percepito un cambiamento, ma non capisce ancora cosa ci sia che non va. Quel suo sorrisetto del cazzo è svanito lasciando posto ad un’espressione incerta e preoccupata.
“Avrei proprio voglia di gelato.”
Fa un passo indietro, poi un’altro, incalzata dal mio lento avanzare che mi porta sempre più vicino.
Daniela è arrivata con le spalle al muro, i suoi occhi sono sbarrati e ha sollevato le mani mettendole fra noi.
“Anon c-che ti prende?”
Mi avvicino ancora. Sono ad un metro da lei. Faccio un altro passo dimezzando lo spazio che ci separa. Senza sbattere le palpebre mi sporgo con il busto portando i nostri visi ad un palmo di distanza. Le sue parole che ancora mi rimbombano in testa.
“Avrei proprio voglia di gelato.”
Resto lì che la inchiodo con lo sguardo al muro per qualche altro secondo.
Inspiro lentamente dal naso facendo rumore: accumulo aria prima di esplodere. Assaporo la sua paura. Posso quasi sentire il suo cuore battere e i suoi pori della fronte aprirsi per far uscire goccioline vitree di ansia.

Schiudo la bocca sollevando leggermente un sopracciglio:
“Sai cosa, cara Daniela? Anche io.”

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Resto ancora lì a fissarla per cinque secondi, permettendo a quelle parole di raggiungere il suo centro nervoso e di venir assorbite.

Credevo avresti fatto di peggio.”
Nah, non ancora.”
Sta di fatto che non può dire nulla che la tradisca adesso. Altrimenti diventerebbe palese che controlla ciò che compro e che vuole puntualmente usarlo.”
Con quest’atteggiamento dovrebbe però esserle chiaro che l’abbiamo capita.”
Così si spera…”

Mi risollevo con il busto e indietreggio. Lei è ancora lì, non capisce bene cosa sia successo.
Inizio a sorriderle e vado verso il frigo. Lo apro e afferro una birra stappandola con l’accendino. La sollevo verso di lei facendole un cenno inclinando leggermente la testa.
“Salute.”
Inizio a ridere e vado verso camera mia chiudendomi la porta alle spalle.

Speriamo che abbia capito.”

Epilogo:

Ancora una volta vengo deluso. Daniela è immune alle minacce non verbali e continua giornalmente a chiedermi di tutto.
Io, d’altro canto, inizio a negarglielo direttamente .
Ogni tipo di strategia è inutile: Daniela continua ad utilizzare le mie cose, con l’unico dettaglino che adesso non mi chiede più il permesso.
Il livello del mio olio si abbassa sempre di più senza che io lo usi (mentre il suo resta nella credenza), salumi (non appena li compro dal supermercato) vengono puntualmente dimezzati, confezioni di pasta che svaniscono così come detersivo, penne, barattoli di fagioli e uova. Sono quasi sicuro che mi strappi anche dei fogli protocollo dai miei quaderni nuovi.

Dobbiamo iniziare a reagire.”

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CONTINUA A LEGGERE CLICCANDO QUI PER LA PARTE VI: la goccia che fa traboccare il vaso

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[Articolo originariamente postato su Cheesusfried.com QUA]

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Rorschach

Studente di ingegneria, lettore di fumetti, bassista occasionale, amministratore e scrittore sconclusionato.
Non credo nelle descrizioni da blogger e quello che leggo su internet, non dovreste farlo neanche voi. Forse. Chissà. Meh. Fanculo.